Nell’ambito della lotta al caporalato, è stato approvato dal Senato, il primo agosto 2016, il disegno di legge S.2217 riguardante le “Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura“. L’esito della votazione è stato netto: 190 favorevoli, nessun voto contrario e 32 astenuti.
Quando il decreto diventerà legge, si avrà finalmente un valido strumento per scoraggiare tutti quegli imprenditori agricoli che sfruttano la manodopera di persone che versano in situazioni di necessità – difatti, la maggioranza dei lavoratori in questione, che viene adoperata per turni di lavoro massacranti con una remunerazione irrisoria, è giunta clandestinamente nel nostro Paese.
Tale provvedimento riscrive il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, prevedendo la responsabilità diretta del datore di lavoro, la semplificazione degli indici di sfruttamento e la possibilità di commissariamento dell’azienda. Inoltre, sono state inserite delle disposizioni sulla rete del lavoro agricolo di qualità ed un piano di interventi mirato al supporto di quella fascia di lavoratori che svolgono attività stagionale di raccolta dei prodotti agricoli.
Con il nuovo disegno di legge è prevista la reclusione da uno a sei anni per l’intermediario e per il datore di lavoro che sfrutti i lavoratori, approfittando del loro stato di bisogno.
Se i fatti sono stati commessi compiendo violenze e perpetrando delle minacce, la pena aumenta da cinque a otto anni ed è previsto l’arresto in flagranza. Le nuove norme individuano come indice di sfruttamento la corresponsione ripetuta di retribuzioni difformi dai contratti collettivi e la violazione delle norme sull’orario di lavoro e sui periodi di riposo. Altri parametri presi in considerazione sono: le violazioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e il sottoporre a metodi di sorveglianza o situazioni alloggiative degradanti.
In seguito all’approvazione del disegno di legge, il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina ha espresso la propria soddisfazione, affermando che si tratta di «una legge cruciale per sradicare una piaga inaccettabile, come la mafia», ed ancora: «la nuova legge rafforza gli strumenti di contrasto civili e penali, colpendo i patrimoni con la confisca e rendendo più forte la rete del lavoro agricolo di qualità. È una battaglia che ci riguarda tutti, a partire dal mondo agricolo che si mette alla guida del cambiamento». Soddisfatta anche la vice Presidente del Senato Valeria Fedeli, che in una nota rammenta tutti i numeri del caporalato, che si abbatte su «più di 400mila lavoratrici e lavoratori sia italiani che stranieri, e di cui si parla solo in occasione di eventi drammatici».
Sul tema è invece molto critica Forza Italia, secondo cui la nuova legge «non risolve il problema» dello sfruttamento della manodopera nei campi.
Ad esprimersi per FI è il senatore Bartolomeo Amidei, il quale sostiene che le aziende e imprese agricole interessate dal fenomeno «hanno bisogno di sostegno, evitando che siano vittime di una semplicistica criminalizzazione, anche per fatti oggettivamente meno gravi […] È necessario innescare un circolo virtuoso che sia in grado di premiare chi vuole rispettare le regole, senza che queste diventino espressione di burocrazia e di vessazione. Semplificare gli adempimenti, incentivare l’imprenditoria agricola e non solo, è decisivo per trovare una soluzione efficace e duratura che metta fine ad una realtà radicata soprattutto in alcune regioni d’Italia, dove le mafie controllano parte del territorio e dettano legge».
Questo è solo il primo importante passo, a cui ne dovranno seguire numerosi altri. Difatti la mera conversione in legge non sarà sufficiente né tantomeno basteranno i controlli per sconfiggere il “caporalato” e gli interessi superiori, anche di stampo mafioso. Per arrivare ad una soluzione servirà riprogrammare il sistema agroindustriale italiano, la relativa logistica e l’industria di trasformazione e sarà necessario rendere trasparente la filiera e contrastare ogni interesse criminale e in particolare mafioso, a partire dai grandi mercati ortofrutticoli italiani.
Insieme alla riprogettazione della filiera nell’ottica della trasparenza, sarà inoltre di vitale importanza riorganizzare e modernizzare le tecniche investigative e modalità operative. Intanto, l’approvazione al Senato del DDL anti-sfruttamento e l’impegno rinnovato del Ministero del Lavoro e dell’Agricoltura nel contrasto allo sfruttamento lavorativo sono il primo ed essenziale passaggio per avviare un processo di risanamento della tragica piaga del caporalato.
Galileo Frustaci