Il tifoso italiano medio durate il campionato è un allenatore a tutti gli effetti che in fase di calciomercato diventa Direttore Sportivo. Se per professione ha un impiego comunale, un posto in fabbrica, una cattedra in ateneo o è disoccupato poco importa: d’estate (ma anche a gennaio) assume tutte le sembianze di un DS in carriera.
La sua tabella di marcia o per meglio dire “il suo programma di allenamento” è composto da ore ed ore di TG sportivi, talkshow sul mercato e maratone notturne tra i più seguiti salotti di Sky, Mediaset Premium, Sportitalia e GazzettaTV (menzionati in ordine casuale). Il tifoso/allenatore, come ogni DS che si rispetti, ha un vero e proprio entourage al seguito con tanto di mediatori ed osservatori degni dei migliori siti online che, spesso e volentieri, si divertono a lanciare pseudo notizie la cui unica verità di fondo è una fervida immaginazione figlia di una ancor più spiccata fantasia. Nella maggior parte dei casi le reali conoscenze dei calciofili si annullano al cospetto del gusto personale ed è questo il momento in cui la dicotomia tra DS imparziale e tifoso accanito causa un dissidio interiore, una sorta di “vorrei ma non posso” tra il budget della propria squadra del cuore ed un calciatore che costa troppo.
Da qualsiasi regione d’Italia provenga e qualsiasi dialetto parli, l’ormai calciologo inizia a sfoggiare con maestria un linguaggio universale a mo’ di parlesia in cui termini come: cessioni, prestiti, plusvalenze, fair play finanziario e riscatto non hanno nulla in comune con Equitalia né tantomeno con rapimenti e sparizioni. La sua capacità di apprendimento di nuove strategie di mercato aumenta proporzionalmente al parere degli amici, anch’essi DS in incognito che tra i tavolini di un bar disquisiscono di trattative come nemmeno Luciano Moggi all’Ata Hotel.
Il business non dorme mai ed il tifoso medio italiano ne è consapevole, al punto tale da non partire per le vacanze se prima non ci si è assicurati di avere una tv per poter restare sempre sul pezzo. Le vacanze non sono sinonimo di relax, rappresentano il doveroso compromesso tra una corpo sempre stanco ed una mente che, lontana da casa, già inizia a sperimentare virtualmente la nuova formazione da usare, se non per il campionato quantomeno per il fantacalcio. Certo, proprio lui, il fantacalcio che ogni anno dona la piacevole illusione di poter essere contemporaneamente Presidente, DS ed allenatore di una squadra costruita a propria immagine e somiglianza con una manciata di soldi.
L’abilità acquisita nel cercare di sbarcare il lunario (degna del miglior degli economisti) tra crisi economica, bollette e rincari della benzina ritorna utilissima quando le dimensioni e le cifre dei discorsi cambiano e i fantallenatori ritornano ad essere finti DS. Ecco quindi che da un ordine di grandezza a due zeri si inizia a parlare di milioni di euro come se fossero moneta tangibile e da una semplice valutazione di mercato nascono, nella migliore delle ipotesi, discorsi etico-morali che sfociano il più delle volte nei soliti luoghi comuni. A questo punto l’ennesima evoluzione del nostro tifoso a portavoce dei diritti umani, teorico del complotto ed insofferente credente in una giustizia sportiva che egli stesso riconosce esser viatico per ingiustizie e giochi di potere.
L’apparente inutilità delle amichevoli precampionato lascia covare nel tifoso un desiderio di vittoria che, se non dovesse arrivare, avvia una poco logica traslitterazione volta al raggiungimento dell’espressione “ora non conta vincere, conta solo collaudare i meccanismi di gioco”. Gioco che si fa duro quando i preliminari per le coppe europee anticipano quell’ansia da prestazione che soltanto un rigorista può conoscere e combattere al fine di evitare un tracollo economico di svariate decine di milioni. E poi… inizia il campionato.
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Fabio Palliola