Il leader del Carroccio Matteo Salvini siglò accordi con le lobby delle armi nel febbraio scorso, in piena campagna elettorale, e nel frattempo si rende l’eroe indiscusso della legittima difesa.

Salvini e i diritti degli armigeri

A quanto pare al Viminale hanno seri problemi di priorità e qualcuno in particolare, un ministro che prima ancora di insediarsi siglò nel febbraio scorso, durante la fiera “Hit Show” a Venezia, un accordo con il rinomato Comitato Direttiva 477, e cioè un’associazione italiana delle lobby delle armi.  Parliamo naturalmente del ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Ebbene, Salvini non appena conquistata la leadership si è subito premurato non solo di chiudere i porti, ma di rispettare gli accordi siglati e, tra l’altro, con una delle associazioni citate poco fa che aderisce a Firearms United, in prima linea contro l’Unione Europea affinché si vada a definire il tanto discusso modello USA di Trump. Insomma, da quanto si evince, Salvini è e resta il politico di riferimento delle lobby delle armi (2.500 aziende del settore) e di oltre un milione di italiani titolari di licenza e porto d’armi.

Ma cosa prevede questo fantomatico accordo?

Fantomatico ma non troppo, grazie alla testata La Repubblica che ha scovato il documento in questione su cui si legge: «sul mio onore mi impegno…». Ecco, il ministro dell’Interno si impegna a coinvolgere la lobby in ogni provvedimento che possa riguardarla, anche nel caso della legittima difesa.

«Tutelare prioritariamente il diritto dei cittadini vittime di reati a non essere perseguiti e danneggiati (anche economicamente) dallo Stato e dai loro stessi aggressori»

Questo è il comma 8 dello stesso documento, un vincolo considerato di estrema importanza, quasi il pilastro indiscusso di quanto accordato e sottoscritto anche da due candidati di FI e due di FdI; durante la stessa inaugurazione in cui venne siglato l’accordo, Matteo Salvini lasciò delle dichiarazioni al direttore di Armi e Tiro Massimo Vallini, esordendo:

«Non vedo l’ora di dare una mano, togliendo un po’ di tasse e burocrazia. Le armi vanno tolte ai delinquenti, non alle persone per bene che vogliono difendersi. Dopo il 5 marzo la legittima difesa deve tornare a valere, perché non si può ammazzare di burocrazia un italiano che vuole usare le armi».

Aggiungendo, inoltre, la volontà di voler ripristinare il servizio militare per i giovani.

Non a caso, a seguito del trionfo di Salvini, il 2 giugno Giulio Magnani, presidente del Comitato Direttiva 477 gli indirizzò un comunicato:

 «Abbiamo fin dalla nostra costituzione apprezzato la disponibilità e l’impegno del suo partito a tutela dei detentori legali di armi, dei tiratori e dei cacciatori fino a vedere con gran soddisfazione formalizzato tale impegno mediante il documento che ha sottoscritto a febbraio e siamo sicuri che potremo presto vedere trasposti in fatti concreti gli intenti ivi sintetizzati».

Scrivendo, ancora:

«I problemi che richiedono di essere affrontati urgentemente sono molteplici, a cominciare dal delicatissimo recepimento della direttiva armi e dalla regolamentazione dei poligoni di tiro privati, così come ovviamente dalla necessaria riforma dell’istituto della legittima difesa, ma confidiamo nella buona volontà del Governo e del Parlamento nonché nel suo personale impegno al fine di garantire agli italiani leggi giuste e improntate a criteri di razionalità e buonsenso».

A quanto pare, la stessa lobby è fermamente fiduciosa che il Ministro si faccia carico di una tale problematica quasi prioritaria, mettendo in discussione il Codice Penale ed importando il modello Usa.

Altro che legittima difesa: più armi vuol dire meno sicurezza

Ma secondo una ricerca americana condotta nel 2016 da David Hemenway della Harvard School of Public Health di Boston ed Erin Grinshteyn della School of Community Health Sciences dell’Università del Nevada-Ren, la facilità con cui si reperisce un’arma da fuoco crea maggiori condizioni di pericolo; difatti, sempre secondo la stessa indagine, negli Stati Uniti la probabilità di morire per un colpo d’arma da fuoco non ha eguali nei Paesi sviluppati, ma è incomparabilmente più elevata. Si muore dieci volte di più. Certo, proprio qualche tempo fa, Salvini ha smentito la possibilità di esportare il modello USA, ma di preferire il modello svizzero.

Risulta difficile credergli: «il cittadino che si difende non deve essere processato», dichiarava lui stesso, così come di una certa rilevanza è la proposta avanzata dalla Lega sulla legittima difesa (art. 52 C.P.), che vorrebbe introdurre la cosiddetta “presunzione di legittima difesa a cui si può appellare «colui che compie un atto per respingere l’ingresso o l’intrusione mediante effrazione o contro la volontà del proprietario o di chi ha la legittima disponibilità dell’immobile, con violenza o minaccia di uso di armi di una o più persone, con violazione di domicilio».

Viene così messo in discussione il principio di proporzione tra l’offesa e la difesa, requisito portante dell’art. 52 del Codice Penale; la proporzione tra offesa e difesa va intesa nel senso che la reazione deve essere, in quella circostanza, l’unica possibile, non sostituibile con altra meno dannosa egualmente idonea alla tutela del diritto proprio o altrui. Questo significa che i cittadini avranno la licenza di sparare a chiunque entri nella propria abitazione senza che vi sia alcuna valutazione del caso concreto, naturalmente solo nel caso in cui vi sia il possesso del porto d’armi.

E il M5S?

Se da una parte la Lega di Salvini inneggia alla presunzione di legittimità, il M5S è più prudente: diversamente dalla Lega, il Movimento non ha presentato alcuna proposta; tuttavia, in passato fu evidenziata la necessità di fare chiarezza su “alcune zone d’ombra e di incertezza”, e ad oggi il M5S ritiene che sia giunto il momento di approfondire l’argomento. L’unico partito ad opporsi è il PD, il quale resta fermo sulla proporzione tra offesa e difesa, evidenziando, tuttavia, che debbano esserci delle modifiche per una maggiore tutela personale.

La vignetta che Mauro Biani realizzò nel 2015 sulla legittima difesa
La vignetta che Mauro Biani realizzò nel 2015 sulla legittima difesa

Le armi sono davvero la soluzione?

Mentre si pongono classifiche, statistiche e analisi di ogni genere rispetto al binomio detenzione armi – sicurezza, c’è forse un elemento che a noi tutti sfugge: la necessità di avere un’arma da fuoco esclusivamente per casi di autotutela.

Si potrebbero equiparare studi, confrontare ricerche, ma in uno Stato in cui vige un certo livello di benessere generale forme di devianza dovrebbero raggiungere un livello molto basso; questo perché non dovrebbero esserci fattori sociali ad intaccare la sanità psicologica delle persone e, con una distribuzione equa della ricchezza nazionale, ogni cittadino vivrebbe nelle condizioni di soddisfare le esigenze di ordine primario.

Forse il problema non è dunque nei requisti che portano un soggetto ad avere l’autorizzazione per il possesso di un’arma da fuoco, forse non è il controllo sociale o l’individuazione di pene severe che portano ad una comprensione e ad una accettazione di alcuni divieti. Forse, questa insistente richiesta di forme di autotutela dimostra nitidamente la sofferenza di un mondo ammalato e povero.

In definitiva, l’Italia ha realmente bisogno di una liberalizzazione delle armi? Seguendo la tesi enunciata poc’anzi, la risposta è negativa. Ad avallare tale tesi ci sarebbe anche un discorso legato al contesto di profonda intolleranza che si respira in questi giorni, che potrebbe portare ad un utilizzo sproporzionato delle armi rispetto alle dinamiche createsi.

Una liberalizzazione delle armi a scopo difensivo può insomma nascondere il fallimento o comunque il tallone di Achille di una nazione che trova difficoltà a garantire benessere e sicurezza; la cronaca nazionale ci insegna, oltretutto, che il tanto scongiurato Far West è già in atto, da Nord a Sud, e provoca numerose vittime innocenti.

Bruna Di Dio

Bruna Di Dio
Intraprendente, ostinata, curiosa professionale e fin troppo sensibile e attenta ad ogni particolare, motivo per cui cade spesso in paranoia. Raramente il suo terzo occhio commette errori. In continua crescita e trasformazione attraverso gli altri, ma con pochi ed essenziali punti fermi.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.