Il 2 maggio del 1519 moriva Leonardo Da Vinci, ancor oggi ricordato come il più grande genio mai vissuto. Per celebrare i 500 anni della sua scomparsa, il 2019 è stato eletto l’anno di Leonardo. Proprio di questi giorni è, inoltre, la diatriba per lo spostamento dell’Uomo Vitruviano al museo del Louvres in occasione delle celebrazioni francesi. Il dibattito è diventato l’occasione per riflettere sul valore dell’arte.
Figura straordinaria, Da Vinci era dotato di una personalità fuori dal comune e per tutta la vita ha inseguito l’ideale della perfezione in ogni sua opera. Artista grandioso, suoi i capolavori come “La Gioconda” e “L’Ultima Cena”, ma allo stesso tempo è il precursore di invenzioni che sarebbero arrivate solo più avanti negli anni. Capace di anticipare i tempi, il genio visionario aveva una sconfinata sete di conoscenza che si applicava ai più disparati campi.
Leonardo visse in un’epoca di grandi fermenti culturali e conflitti: il Rinascimento spiana la strada all’Umanesimo e all’idea dell’uomo come centro di ogni cosa. Il poliedrico Da Vinci studiò da autodidatta ed egli stesso si definiva “omo sanza lettere”, poiché non conosceva il latino, la lingua dei dotti. Egli riteneva, tuttavia, che l’esperienza fosse la più grande maestra: guardava alla natura con riverenza e timore, convinto che l’essenza della vita fosse racchiusa nei suoi elementi.
Tante sono le iniziative e le mostre che gli sono state dedicate quest’anno: a Milano fino al 17 novembre sarà visibile “La cena di Leonardo per Francesco I: un capolavoro in seta e argento”. Al Castello Sforzesco, inoltre, è stata allestita la mostra “Leonardo mai visto” (fino al 12 gennaio 2020). A Roma fino al 12 gennaio vi è la mostra “Leonardo a Roma. Influenze ed eredità” (a Villa Farnesina), che racconta la permanenza romana di Leonardo.
A Napoli dall’8 novembre al 31 gennaio 2020 in mostra testimonianze manoscritte, iconografiche e bibliografiche. Il 21 ottobre è uscito, inoltre, anche un film di Jesus Garces Lambert, “Io, Leonardo” con protagonista Luca Argentero.
Il ricco calendario di eventi tenta di ricostruire i passi del genio, dando vita ad un mosaico complesso.
Vicende biografiche
Figlio illegittimo di un rispettabile notaio e di una contadina, Leonardo visse nella casa paterna, senza mai conoscere la madre. La sua condizione di figlio illegittimo influì enormemente sulla sua personalità: egli non poté ereditare il cognome paterno. È conosciuto come “da Vinci”, dal nome del piccolo paesino in cui nacque.
Era poco più di un ragazzino quando si trasferì a Firenze. Avendo ben chiara la limitatezza del suo stato, Leonardo capì ben presto che l’unico modo per riscattare la sua condizione era entrare in una corporazione. Fece così il suo ingresso nella bottega di Andrea Del Verrocchio, conoscente del padre: qui Leonardo comprese fino in fondo il legame imprescindibile tra arte e potere. Difatti l’arte era uno strumento privilegiato in mano alle potenti famiglie per dar sfoggio al loro potere: più le opere che commissionavano erano grandi e maestose, più esprimevano la grandezza del loro status.
Il Verrocchio scopre fin da subito il grande ingegno di Leonardo, che ben presto diventa famoso in tutta Firenze e riesce a farsi notare anche da I Medici.
Le sue opere iniziarono ad essere considerate dei capolavori: ciò che le contraddistingueva era la straordinaria capacità di trasmettere il movimento, la dinamicità del reale. Spesso, tuttavia, la ricerca della perfezione si traduceva nell’incompiutezza delle opere, come nel caso de “L’Adorazione dei Magi”.
In realtà Leonardo era uno spirito libero e non sopportava l’idea di sottostare a commissioni o scadenze, mosso dal desiderio implacabile di intraprendere sempre nuovi progetti.
Era il 1482 quando Leonardo lasciò Firenze per Milano: la cosa curiosa è che alla corte degli Sforza, Leonardo non si presenta come artista, bensì come ingegnere militare. Iniziò a realizzare schizzi di macchine belliche dall’aspetto minaccioso: ad esempio carri falcianti che erano ideati a partire da un comune carro. Leonardo rappresentava armi di dimensioni colossali che furono impossibile da realizzare all’epoca, ma i suoi disegni di ingegneria militare mostravano che in ogni progetto egli cercava di superare i limiti esistenti. Seppur spesso viene identificato soprattutto come artista, in realtà i suoi disegni di ingegneria e architettura superano in numero i suoi schizzi e le sue opere d’arte.
La sua volontà di andare oltre i limiti, spingendosi al di là delle umane convinzioni, gli valsero l’appellativo di visionario. Era molto interessato allo studio del meccanismo del volo degli uccelli: sfruttò le sue conoscenze tecniche e ingegneristiche per progettare macchine volanti, ad esempio lo schizzo di una trottola che diventava volante (anticipatrice dei moderni elicotteri).
Oltre all’arte, forte era il suo interesse per l’anatomia e il corpo umano: si occupò anche della dissezione dei cadaveri e grazie alle sue analisi e disegni riuscì addirittura ad anticipare gli studio sull’arteriosclerosi. Confrontò, infatti, il sistema sanguigno di un uomo in età avanzata con quello di un bambino.
Era il 1503 quando fece ritorno a Firenze: qui iniziò a dipingere il capolavoro che lo rese celebre e al quale il suo nome è imprescindibilmente legato, la “Gioconda”. Ancor oggi è impossibile stabilire chi fosse la donna rappresentata. Il quadro è super enigmatico: il mistero nel volto della Monna Lisa è dato dalle ombreggiature realizzate per caratterizzare occhi e bocca. Si narra che Leonardo portasse quel dipinto ovunque per apportare sempre modifiche, alla ricerca della perfezione. Per questo è considerato un dipinto in divenire: la Gioconda sembra quasi dotata di vita.
Nel 1517 Francesco I re di Francia invitò Leonardo nel castello di Clos-Lucé, vicino ad Amboise, dove fu insignito di titolo di “primo pittore, ingegnere e architetto del regno”. Egli era ormai troppo vecchio per adempiere incarichi di responsabilità: il 2 maggio del 1519 Leonardo si spense alla corte francese.
Lo spostamento de “L’Uomo Vitruviano” di Leonardo al Louvre
Conservato nelle gallerie dell’Accademia di Venezia, l’Uomo Vitruviano è un disegno a penna e inchiostro realizzato da Leonardo intorno al 1490. Si tratta di uno dei simboli più importanti dell’umanesimo e tra le opere più famose al mondo.
L’Uomo Vitruviano ha l’ambizione di dettare le proporzioni del corpo umano. “Vitruviano” perché è un omaggio a Vitruvio, architetto e scrittore romano che nel “De Architectura” inserisce le misure dell’uomo.
Il disegno è frutto di uno studio anatomico dell’artista e si presta ad un tipo di indagine di natura matematica: l’opera dimostra la completa padronanza di Leonardo della geometria euclidea e rappresenta l’unione simbolica tra arte e scienza.
L’uomo del disegno è inserito all’interno di due figure geometriche il cerchio (Universo) e il quadrato (la Terra).
Nel Rinascimento l’Arte e la Scienza non vivono un rapporto oppositivo, ma complementare: lo scopo di entrambe è cogliere la bellezza dell’atto creativo. Così mentre lo scienziato tenta di osservare e carpire le leggi dell’universo, l’artista rende esplicite le regole dell’armonia del creato. La figura di Leonardo incarna questo legame perfetto: egli è sia artista che scienziato e nell’opera l’Uomo Vitruviano ciò è ancor più vero.
Proprio in queste ultime settimane vi è stata una diatriba per lo spostamento del disegno al Louvre di Parigi. Anche la capitale francese celebra, infatti, l’anno di Leonardo con una grande mostra a lui dedicata (dal 24 ottobre al 24 febbraio).
La disputa si è risolta con l’approvazione dello spostamento dell’opera, al quale si era opposta Italia Nostra, associazione di salvaguardia di beni culturali, tramite un ricorso nei confronti del Tar.
I motivi alla base del ricorso erano diversi. Innanzitutto, il disegno di Leonardo fa parte del fondo identitario delle Gallerie dell’Accademia e quindi di quelle opere non possono uscire dal territorio nazionale. Inoltre, i restauratori, che hanno la responsabilità diretta dell’opera, ne avevano sconsigliato il trasporto in quanto il disegno non è stato consolidato negli anni precedenti e presentava lesioni che avrebbero potuto spezzare a metà il foglio.
Tuttavia, la magistratura ha confermato la legittimità del trasporto poiché, essendo l’opera stata acquistata nel 1822 dal collezionista milanese Giuseppe Bossi e non essendo mai stata esposta in maniera continuativa, non ha carattere identitario rispetto alla città di Venezia.
Riguardo alle criticità legate al trasporto e alle condizioni atmosferiche, i giudici amministrativi hanno ritenuto che tali difficoltà potessero essere risolte con precise cautele sulla movimentazione, con una riduzione del tempo di esposizione e con condizioni di illuminazione limitate a 25 lux. Si è inoltre considerata anche l’aspirazione che il nostro Paese ha di valorizzare le potenzialità del patrimonio culturale tramite la consolidazione dei rapporti tra Gallerie e Louvre. A fronte delle celebrazioni del 2020 di Raffaello, il Louvre cederà all’Italia due capolavori assoluti: “Ritratto di Baldassare Castiglione” e “L’autoritratto con un amico”
In questo modo si è posto fine ad una serie di polemiche che avevano diviso anche l’opinione pubblica tra chi riteneva che un’opera così fragile non potesse essere spostata e chi, al contrario, sosteneva che non sussistessero problemi al suo prestito al Louvre.
L’eccesso di nazionalismo e possessività che ha accompagnato la diatriba e che ha diviso l’opinione pubblica sembrerebbe spropositato. Se è vero che l’arte nel suo complesso è da intendersi come patrimonio culturale, come tale va condivisa e non relegata. Libera da qualsiasi confine, è eredità da conservare e proteggere, ma mai da imprigionare.
Vanessa Vaia