La notizia era nell’aria da giorni, malignamente potremmo dire da mesi: Luciano Spalletti non è più l’allenatore della Roma. È lo stesso tecnico toscano ad averlo annunciato oggi in una conferenza stampa tenutasi a Trigoria, nella quale era presente anche il neo direttore sportivo Monchi.
Più complessa del capolavoro di Ettore Scola è stata sicuramente la storia fra Spalletti e la Roma. Un rapporto, come in tutte le storie d’amore, destabilizzato dall’intrusione di un terzo incomodo. Che sia stato Francesco Totti o l’ammiccamento all’Inter non è dato sapere. L’interessato ovviamente nega. Un idillio sicuramente terminato con i fischi e le contestazioni ricevute per la gestione di Totti. L’ormai ex capitano della squadra giallorossa è stato impiegato con il contagocce in questa stagione. Situazione che non è andata giù né al campione romano né ai tifosi. Soprattutto a indispettire l’ambiente è stato l’atteggiamento spesso provocatorio dell’allenatore, che ha più di una volta rilasciato dichiarazioni al veleno come nella conferenza stampa svoltasi prima dell’ultima di campionato, dove in ricordo dei penalty sbagliati da Totti nella stagione 2006/07 ha affermato “Magari se quei rigori fossero stati segnati avremmo avuto qualche punto in più alla fine“. Rapporto con il capitano che, tuttavia, è stato definito di stima e rispetto reciproco, anche se quel liberatorio “Anzi, adesso diventeremo amici, amicissimi” dichiarato oggi non lascia spazio a fraintendimenti: qualche screzio c’è stato.
Dalla sua Spalletti ha un ottimo lavoro svolto in poco più di un anno e mezzo. Subentrato a Rudi Garcia alla fine del girone d’andata della passata stagione, il tecnico ex Zenit ha dapprima conquistato un’insperata qualificazione ai preliminari di Champions, con un girone di ritorno da record (ben 46 punti), poi, nell’annata appena terminata, ha chiuso il campionato con 87 punti, regalando l’accesso diretto ai gironi Champions. Lavoro che assume ancora più valore quando, analizzando la stagione giallorossa, si può constatare l’opera di rigenerazione effettuata su Edin Dzeko, che è passato da probabile bidone a capocannoniere della Serie A. Assume ancor più valore se si sottolineano le assenze che hanno pesato non poco: da quella di Rudiger nella prima parte di stagione al doppio grave infortunio di Florenzi, senza dimenticare la partecipazione di Salah alla coppa d’Africa. Fattori che comunque non hanno intaccato il percorso strepitoso dei giallorossi che, ricordiamolo, hanno chiuso a soli quattro punti dalla Juventus campione d’Italia.
“Se non vinco me ne vado” ha esclamato più volte il tecnico. Eliminazione con il Porto, nei preliminari Champions, e il Lione in Europa League sono i risultati che hanno deluso più di tutto la dirigenza giallorossa. Prestazioni non all’altezza e mancanza di lucidità nei momenti decisivi sono stati i limiti di un gruppo che ha più volte dimostrato l’assenza di carattere nelle gare che contano. Il derby con Lazio in Coppa Italia e quello della trentaquattresima giornata ne sono la prova inconfutabile.
Insomma Spalletti lascia per la seconda volta (già nel 2009 rassegnò le dimissioni) quella che lo stesso Monchi ha definito casa sua. Nel futuro dell’allenatore toscano ora potrebbe esserci l’Inter dove raggiungerebbe Walter Sabatini, il quale sembrerebbe aver puntato proprio sull’ex Roma per rilanciare il club nerazzurro.
Ivan D’Ercole