Secondo il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, l’esposizione universale di Milano «Non sarà semplicemente una fiera, ma una gigantesca occasione in cui l’Italia riflette su se stessa e accetta la sfida del futuro», come a dire che con questa grande manifestazione lunga sei mesi, il futuro del nostro paese sarà inevitabilmente cambiato in meglio.

Ed ecco dunque che ancora una volta il nostro premier utilizza la solita retorica del «bene contro il male»; Expo 2015 è il bene assoluto, chi gli va contro non è soltanto un «gufo», ma addirittura qualcuno che scommette contro il proprio stesso paese. Non c’è spazio dunque nella narrazione dei fatti per un racconto diverso e molti grandi giornali, nonché telegiornali, da un anno a questa parte, ed ora più che mai, ci ripetono che «nonostante corruzione, mafia, lentezza spropositata dei lavori e sfruttamento dei lavoratori» Expo è una cosa bellissima. Ed ecco il miracolo di buona parte dell’informazione italiana: far passare ogni porcheria in secondo piano, come se in effetti non fosse niente di ché, come se le infiltrazioni mafiose e gli appalti truccati fossero cose da niente, come se 10 mila lavoratori senza stipendio che vivranno a Milano di tasca propria come «volontari», con un semplice buono pasto, fossero in fin dei conti bazzecole.

Ma sì dai, l’Expo è bello, che ci frega se dietro c’è lo sfruttamento di migliaia di persone, nonché la criminalità organizzata ed il malaffare; sono cose che capitano sempre, e comunque, anche se non dovrebbero accadere, ormai che facciamo? Scusami, ormai Expo sta per inaugurarsi, come possiamo parlarne male? Perché questa è in fin dei conti la logica che viene veicolata dall’informazione del nostro paese: chi parla contro l’Expo vuole il male del paese, e molto probabilmente è violento.

Sentir parlare dei black block, più che dei motivi che spingono migliaia di persone in Italia ed in Europa a parlare contro Expo e a voler manifestare pubblicamente il proprio dissenso, senza alcuna intenzione di far danno; questa è la cosa che fa più rabbia, perché è chiaro che una sola versione c’è sull’Expo ed una sola deve esserci. Se ci sono persone che parlano contro Expo è automatico che vogliano far danno, questo è quello che ci raccontano; e non ci dicono che il comitato no expo non ha mai lanciato bombe, ma alimentato discussioni e prodotto dossier, vuole creare dibattito ed intende esprimere il proprio disappunto, creando sei mesi di alternativa alle iniziative dell’esposizione universale. Che poi se volete proprio saperlo, a me fan più paura quelli di Expo perché portano avanti un modello che, al di là della retorica del «nutrire il pianeta» a me sembra più che altro dire: non importa quanti lavoratori soffriranno, non importa quanti mascalzoni l’hanno fatta franca, non importa quante opere rimarranno inutilizzate e saranno fatiscenti dopo Expo, l’importante è dire di aver fatto bella figura. Il modello di Expo è quello del capitalismo selvaggio che non può essere fermato e per cui è sacrificabile l’uomo, perché se si può guadagnare tanto, che importa del resto?

Il paradosso poi di veder sfilare Mc Donald’s, Coca Cola, Intesa Sanpaolo, Eataly e tante altre importanti multinazionali e poi non voler scucire nemmeno un millesimo di quel che si è regalato ai colossi dell’industria agroalimentare per darlo a dei ragazzi che cercano da anni un’occasione di lavoro, un’occasione di riscatto sociale; loro devono sacrificarsi, devono essere «volontari», perché nella retorica della grande impresa, i pesci piccoli devono sacrificarsi per il bene dei pesci più grossi. I lavoratori non pagati o pagati pochissimo non hanno nemmeno una convenzione per gli alloggi, un qualche sconto o un rimborso spese; è davvero questo il futuro? Meglio far parte di qualcosa che essere pagati? Certo, il concetto va bene quando quel qualcosa non è un mostro costato miliardi che farà arricchire i grandi gruppi economici che l’hanno promosso e spinto. E quindi no! Per me Expo non è un’occasione per il nostro Paese, ma una grossa illusione che ci costa tanto e che in futuro potrebbe costarci ancora di più. E quindi sì! Non sono l’unico a pensarlo, ma non voglio andare a lanciar bombe carta o bottiglie molotov, voglio solo poter andare a Milano e dire che non sono d’accordo, pacificamente, e siamo in tanti a volerlo.

Antonio Sciuto

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