Tensione tra Russia e Ucraina: il nuovo capitolo della crisi
Fonte: Reuters

Il copione si ripete: stiamo nuovamente assistendo ad una pericolosa crescita della tensione tra Russia e Ucraina. Anche questa volta, a provocare allarme nell’est Europa è lo schieramento di un grande numero di soldati inviati da Mosca al confine con l’Ucraina. Una mobilitazione di forze che ha allertato la Nato, pronta a minacciare conseguenze in caso di attacco a Kyiv. Lo scenario apparentemente già visto in precedenza, però, oggi presenta delle caratteristiche inedite.  

Negli ultimi giorni il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato in conferenza stampa di aver «ricevuto dalle agenzie di intelligence informazioni su un colpo di Stato che potrebbe avvenire tra il primo e il due dicembre». L’attendibilità di questa affermazione è ancora da verificare e, da parte sua, Mosca nega ogni coinvolgimento nell’eventuale golpe. La preoccupazione di Kyiv per il verificarsi di un simile evento trova origine negli eventi delle ultime settimane.

A inizio novembre infatti il Ministero della difesa ucraino ha svelato la presenza di 90mila truppe russe dislocate nella città di Yelnya, a circa 260km dal confine con l’Ucraina, e nelle zone dell’Ucraina orientale controllate dai ribelli filorussi. Secondo NewsWeek, le affermazioni del Ministero ucraino sono state fatte «dopo due giorni in cui l’Ucraina negava la presenza del personale russo nell’area» e potrebbero avere un legame con le dimissioni del ministro della difesa Andriy Taran, ufficialmente rassegnate per motivi di salute ma avvenute in stretta concomitanza con l’arrivo delle truppe di Vladimir Putin.

L’escalation nuovamente possibile tra Russia e Ucraina, tuttavia, trova forse radici in un episodio avvenuto in ottobre e molto simile a quanto accaduto durante l’ultimo inasprimento delle tensioni tra Mosca e Kyiv, avvenuto durante la scorsa primavera.

Il 27 ottobre scorso l’agenzia inglese Reuters ha lanciato la notizia dell’attacco a una postazione di separatisti filorussi da parte dell’esercito ucraino. Nel consueto rimpallo di responsabilità che caratterizza il conflitto in Ucraina, i fedeli a Kyiv dichiaravano di aver attaccato per costringere i nemici a cessare il fuoco, suggerendo quindi di aver sostanzialmente reagito a un attacco precedentemente subito. Lo scontro in questione è solo una delle continue violazioni del cessate il fuoco siglato da Russia e Ucraina nel luglio del 2020.

Tuttavia, l’episodio è interessante per la modalità dell’attacco: le forze di Kyiv avrebbero colpito servendosi di una guided bomb partita da un drone armato, che ha finito per distruggere un’unità d’artiglieria dei filorussi. Il drone utilizzato dalle forze ucraine è un Bayraktar TB2, progettato e prodotto dalla società privata turca Baykar. L’azienda è gestita dalla famiglia Bayraktar, di cui fa parte il genero del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Sempre per la Reuters, l’Ucraina e la Turchia avrebbero stretto un accordo per produrre gli stessi droni in una fabbrica situata vicino Kyiv.

La vicinanza tra Ankara e Kyiv potrebbe quindi essere un nuovo capitolo della lunga guerra tra forze turche e russe, che negli ultimi anni si sono contrapposte in scenari come la Libia, la Siria e il Nagorno-Karabakh. Non si può dimenticare, inoltre, che la Turchia rappresenta uno dei più potenti eserciti della Nato. La nuova escalation tra Russia e Ucraina ha luogo a sei mesi di distanza dall’ultima, e presenta delle analogie con la precedente.

Nell’aprile scorso il dispiegamento di truppe russe al confine con l’Ucraina aveva provocato un aumento degli scontri. In quei giorni si diffuse la notizia di un drone ucraino responsabile della morte di un bambino e del ferimento di una donna. Si parlò di un indiscriminato attacco ai civili di Donetsk da parte delle forze ufficiali di Kyiv. La notizia fece il giro del mondo, mentre non ebbe stessa fortuna la controinchiesta pubblicata su stopfake.it che ne dimostrava la falsità. In Italia la giornalista e ricercatrice ucraina Olga Tokariuk la rilanciava dopo che il segretario del Partito comunista Marco Rizzo aveva diffuso su Twitter la notizia dell’attacco con drone

Il reale o presunto utilizzo di droni armati da parte di Kyiv sembra quindi essere stato più volte utilizzato come una sorta di casus belli, ma oggi potrebbe non essere l’unico. L’attuale crisi avviene infatti in concomitanza con quella in atto nel limbo bielorusso, in cui i migranti sono spinti da Minsk a raggiungere la Polonia che li respinge con la forza. Varsavia si è dimostrata ben lieta di ergersi a baluardo della fortezza Europa. Il caos bielorusso ha un doppio legame con ciò che sta avvenendo nell’Ucraina e nei luoghi a est del Paese caratterizzati dalla presenza di filorussi e russi.

In primo luogo, ciò che sta avvenendo al confine tra Bielorussia e Polonia impegna Kyiv a schierare esercito e forze di sicurezza anche al confine con la Bielorussia. La preoccupazione è infatti che tanti di quei migranti prendano la rotta verso sud, ossia verso l’Ucraina. Questa eventualità terrorizza Kyiv, tanto da indurre il ministro degli interni ucraino Denys Monastyrsky a dichiarare: «se la vita e la salute delle guardie alle frontiere sono minacciate, faremo uso di tutti i mezzi di protezione messi a nostra disposizione dalla legge, ivi compreso le armi da fuoco». Una paura – quella che nasce da centinaia di persone disarmate, infreddolite e affamate – che Kyiv condivide ora con la Lituania, anch’essa in stato di allerta per bloccare i profughi provenienti dalla Bielorussia.

Ed è proprio Vilnius ad aprire un nuovo possibile scenario: interpellato da L’Espresso, il Ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha suggerito che Putin potrebbe decidere di invadere la Bielorussia al posto dell’Ucraina «dove sta ammassando truppe», rendendo di fatto Lituania e Russia confinanti. Un’ipotesi che non fa stare tranquilla la Lituania, tra i primi Paesi a staccarsi dal blocco sovietico alla fine degli anni Ottanta.

Ciò che sta accadendo a est ha quindi bisogno di essere letto in una prospettiva più ampia: la guerra in Ucraina non riguarda “soltanto” lo scontro tra Putin e Zelensky. C’è in atto l’ennesimo episodio dello scontro tra l’Unione Europea atlantista e la Federazione Russa, e anche stavolta nessuna delle due emergerà come la controparte dei “buoni”.
Intanto, attendiamo la notte tra il primo e il due dicembre.

Giovanni Esperti

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