Nella quotidianità di qualsiasi individuo, i social sono divenuti di gran lunga lo strumento di svago con il quale ricoprire quei momenti vuoti presenti all’interno di una giornata.
Oltre all’utilizzo per funzioni lavorative, come luogo di conoscenza in cui è possibile acquisire notizie globali in tempo reale, nonché per restare in contatto con quell’amico di lunga data che vive in un altro continente, vi è l’impiego di queste reti in maniera narcisistica, come fa quella porzione di popolazione che si appropria dei social esclusivamente per acquisire all’interno del circuito una paradossale popolarità.
Mi piace, commenti e condivisioni sono considerati la “moneta” valutativa, la quale è in grado di suddividere gerarchicamente una società mossa dalla spasmodica e smaniosa ricerca della popolarità in rete.
Il mezzo maggiormente adottato dal popolo social per il raggiungimento della notorietà più assoluta è il selfie.
Una pratica che viene utilizzata per condividere con tutti gli utenti stati d’animo, sensazioni o eventi particolari degni di essere posti all’attenzione del web e possono avere come panorama luoghi che richiamano all’introspezione, al benessere o al frenetico caos del centro città. Questa esasperata e insaziabile voglia di divenire popolari all’interno della comunità social, definita anche Selfitis in termini scientifici, ha fatto sì che spesso ci si trovi coinvolti in situazioni disdicevoli o che addirittura possano risultare fatali.
Si può morire per un selfie? Sì.
In seguito ad un esponenziale aumento di decessi a causa di selfie avvenuti in tutto il mondo, alcuni tra scienziati e ricercatori hanno deciso di analizzare questo elemento sia per riportare in modo veritiero tutti i dati circostanti ai selfie e sia per comprendere il pensiero che si cela alla base di tutte quelle persone coinvolte in questo destino.
L’occasione di approfondire tale vicenda è stata colta da Precog IIITD, gruppo di ricercatori che studia e analizza differenti aspetti del sistema sociale. Lo studio, intitolato “Me, Myself and my Killfie“, ha confermato l’alto tasso di mortalità per via dei selfie e soprattutto ha indicato, attraverso un rapporto, la nazione nella quale più frequentemente si è palesato questo fenomeno.
I dati riportati indicano che dal 2014 al 2016 ci sono stati circa 127 decessi dovuti a selfie scattati in contesti potenzialmente rischiosi: decessi a causa di una caduta da postazioni elevate, morti dovute all’annegamento, vittime di incidenti stradali o ferroviari, vittime a causa di uno sparo accidentale di arma, vittime a causa di aggressioni di animali durante l’autoscatto o in seguito a folgorazione da cavi sotto tensione.
Oltretutto il gruppo di ricercatori, attraverso l’analisi di migliaia di selfie presenti sui social, ha dimostrato che gli uomini sono più propensi a scattarsi selfie in situazioni di maggior pericolo. Infatti, secondo i dati dello studio, il 13% dei selfie analizzati sono stati fatti in condizioni potenzialmente pericolose. Mentre la fascia di età che maggiormente si espone a tali rischi è quella che va dai 20 ai 24 anni.
Per quanto riguarda l’identificazione della nazione che ha fatto registrare il maggior numero di scomparse per selfie, è emerso che l’India è il paese con il più elevato tasso di mortalità. Infatti, lo Stato dell’Asia meridionale è stato posizionato primo in questa “speciale classifica” perché ben 76 dei 127 decessi sono avvenuti in India. Un elemento che desta preoccupazioni.
I dati presenti all’interno di questa indagine fanno capire quanto è facile incorrere in tragici incidenti a causa di selfie se vi è un difetto di prudenza. Infatti, lo scopo di tale report non è quello di abolire drasticamente l’uso dei selfie, ma essenzialmente riportare in modo chiaro i dati attigui a questo particolare rischio nella speranza che ci sia una consapevolizzazione delle criticità per evitare il susseguirsi di queste futili fatalità.
La presenza di tale fenomeno era già palpabile da un paio di anni a questa parte, ma campagne di sensibilizzazione e studi nei quali si testimonia la reale spinosità di tale fenomeno non sono bastati per ridurre tali inusuali casi.
Già da qualche tempo i governi, consci di questa emergenza, erano ricorsi all’adozione di contromisure in grado di prevenire i decessi dovuti ai selfie. Ma nei paesi maggiormente coinvolti circa tale fenomeno si è scelto di imporre veri e propri limiti entro i quali è possibile scattarsi un selfie – ad esempio l’India, nei luoghi di maggior attrazione turistica nei quali è sempre possibile essere vittime di qualche incidente, si è scelto di delimitare zone in cui vige il “divieto ai selfie”.
Vincenzo Molinari