Alle ultime elezioni nazionali l’alleanza tra Europa Verde e Sinistra Italiana si è attesta al disopra della soglia di sbarramento, facendo registrare il 3,53% delle preferenze. Questo risultato ha fatto scattare il seggio per il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, eletto nel collegio plurinominale di Campania 1. Siamo andati perciò ad intervistare il neo-deputato, per comprendere il ruolo che Europa Verde ha intenzione di svolgere all’interno della compagine del centro-sinistra.
Partiamo dal 25 settembre: la soddisfa il risultato elettorale? Crede che Europa Verde abbia beneficiato del passaggio da una dimensione prettamente ideologica ad una più pragmatica della concezione di ambientalismo?
«Il risultato di per sé è un risultato di luci e ombre, nel senso che dopo 14 anni i Verdi tornano in parlamento facendo un alleanza con la sinistra. Superano lo sbarramento del 3% in una condizione difficile dato che il centro-sinistra si è presentato diviso, se consideriamo che Calenda e Renzi provengono dal Partito Democratico e che il Movimento 5 Stelle ha deciso di correre da solo. Questo ha permesso di regalare la vittoria al centro-destra, malgrado essa non è maggioranza all’interno del Paese visto che ha preso il 44% dei voti. Questa divisione del centro-sinistra si è fatta sentire soprattutto nei collegi uninominali, in cui bisognava presentarsi uniti per eleggere un unico rappresentante. Pertanto sono molto contento che i Verdi sono tornati in parlamento, ma altrettanto dispiaciuto di una sconfitta che poteva non essere tale. Per quanto riguarda invece la concezione di ambientalismo, i Verdi sono sempre stati pragmatici. Ad esempio, nessuno pensa che si possa fare a meno immediatamente del fossile e del gas, ma bisogna iniziare a percorrere strade alternative per abbandonare queste fonti energetiche in modo graduale. Per anni siamo stati accusati di essere il partito del no ma in realtà amministratori di ogni credo politico si sono spesso opposti alla realizzazione di impianti di ogni tipo senza avere neanche le nostre competenze per proporre alternative. Ad esempio il più strenuo oppositore al rigassificatore di Piombino è proprio il sindaco del comune appartenente a Fratelli d’Italia mentre i vertici del suo partito sono favorevoli. È evidente che se non si progettano alternative energetiche, esse vengono inevitabilmente soppiantate dall’utilizzo del fossile e del gas».
Passiamo a parlare delle criticità che l’Italia sta affrontando negli ultimi tempi: il dissesto idrogeologico causato dalle piogge o dalle calamità naturali continua ad essere un tema tragicamente attuale. Secondo Europa Verde, quali sono le soluzioni da implementare nell’immediato e quali invece i metodi per prevenirlo?
«I Verdi hanno sempre detto che la più grande opera pubblica che bisognerebbe realizzare in Italia sarebbe quella di mettere in sicurezza il territorio, mentre invece si continua a dare priorità ad opere come il ponte sullo stretto. Da parte nostra non c’è una contrapposizione di tipo ideologico verso questa opera pubblica, ma in molte zone del Sud non ci sono ancora gli acquedotti, non ci sono autostrade, non c’è un sistema di trasporti su ferro efficiente, però si pensa a costruire il ponte sullo stretto. Più in generale, numerosi territori del nostro Paese stanno andando sempre più incontro all’abbandono totale di cui ci accorgiamo solamente nel momento in cui si verificano forti piogge. Per non parlare poi dell’abusivismo edilizio, una tematica che va affrontata poiché continua a mietere vittime nel momento in cui si verificano calamità naturali».
La crisi energetica provocata dal conflitto in Ucraina ha costretto l’Italia a ripensare la propria filiera. Secondo Europa Verde, quali sono le fonti energetiche capaci di far raggiungere al Paese l’autonomia? Quali tipologie di fonti alternative possono essere utilizzate nei centri urbani?
«Prendiamo come esempio la regione Campania. I Verdi hanno sostenuto la realizzazione presso l’Ospedale del Mare di un impianto fotovoltaico, il quale permette oggi all’A.S.L. Napoli 1 di risparmiare 500.000 euro all’anno. Noi dovremmo fornire impianti fotovoltaici a tutti gli edifici pubblici e privati ma questo non viene fatto, tanto per incapacità e ignavia della pubblica amministrazione quanto per sistemi burocratici farraginosi, poiché non si crede fino in fondo che l’energia fotovoltaica sia il futuro. La libertà energetica è anche libertà democratica, dato che essere indipendenti energeticamente ci rende liberi dagli altri Stati. Le guerre che si stanno verificando sono di carattere energetico, ovvero stanno avvenendo per la conquista di ulteriori fonti di energia che possono determinare la gestione del Pianeta. Chiaramente ci sarà sempre meno volontà da parte di oligarchi, dittature e multinazionali economiche, di voler concentrare il potere energetico per poi poter determinare le scelte dei popoli. E mi spingo oltre dicendo che terminato il problema dell’energia, la prossima materia di scontro sarà l’acqua e il cibo».
Il Partito di Europa Verde come giudica l’operato del Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani? Egli ha adottato misure capaci di rendere autonoma l’Italia da un punto di vista energetico?
«Assolutamente no. Io ritengo che Cingolani non sia stato un Ministro capace di andare nella direzione che gli ambientalisti e i grandi stati europei stanno percorrendo per ottenere autonomia energetica e inquinare il meno possibile. Questo Ministro si è mostrato poco interessato a fonti energetiche rinnovabili, mentre la Germania nonostante abbia un’esposizione solare molto meno performante rispetto all’Italia, ha incominciato a dotarsi di fonti alternative ponendosi come obbiettivo l’80% di autonomia energetica nel 2030».
In questo momento storico, quale compito deve assumersi il Partito Europa Verde e quale ruolo deve svolgere all’interno del centro-sinistra?
«Io mi auguro che il centro-sinistra possa allargarsi e diventare nuovamente competitivo come è stato alle ultime amministrative. É evidente che immaginare di portare avanti un percorso politico limitato all’attuale coalizione, probabilmente non ci permetterà di vincere nemmeno le prossime elezioni. Pertanto bisogna allargare il fronte democratico e spero che questo possa avvenire grazie ai i Verdi italiani, che devono fungere da aggregatore di varie forze politiche come avviene per i Partiti dei Verdi in tanti Stati europei. L’ambientalismo e le battaglie dei vari Partiti Verdi del Pianeta non sono un interesse specifico o solamente di una parte dell’opinione pubblica. Di fatto, noi ci battiamo per l’interesse dell’intero Pianeta indipendentemente da quello che votano i cittadini. Se riusciremo a trasmettere questo messaggio all’opinione pubblica il Partito Verde potrà ottenere dei risultati sempre più significativi. Oggi come oggi la storia ci sta dando ragione, perché non è più possibile trascurare la questione ambientale, come dimostra anche l’interesse di Papa Francesco che noi riteniamo essere uno dei più grandi ambientalisti esistenti. Ritornando perciò ad un vecchio motto, c’è bisogno di “agire locale, ma pensare globale”».
Quando afferma di voler allargare il campo democratico, lei intende avviare la ricerca di nuovi alleati alla sinistra dell’attuale posizionamento della sua coalizione oppure verso il polo liberale?
«Io personalmente non ho nessun pregiudizio né verso il cosiddetto Terzo Polo, né nei confronti del Movimento 5 Stelle. Sicuramente con il Terzo Polo abbiamo un problema legato alla visione dell’utilizzo dell’energia nucleare. Io non ho pregiudizi nei confronti del nucleare di quarta generazione, ma stando ai dati scientifici per ora questo tipo di nucleare non esiste. Quando verrà creato, sarà sicuramente utile ed interessante discuterne, ma al momento è inutile pensare a soluzioni che non esistono, quando noi abbiamo il fotovoltaico. Non si vuole investire sulle rinnovabili perché non c’è nessuno che può governare il potere del calore prodotto dalla luce del Sole o dal muoversi del vento e questo ad alcune realtà non piace. Pertanto noi ci troveremo sempre più di fronte a tentativi di concentrare il potere nelle mani di pochi a discapito della liberà e della democrazia dei singoli Paesi».
Dall’intervista traspare un certo rammarico per il “campo largo ristretto” recatosi alle urne, e in special modo per la mancata alleanza con il Movimento 5 Stelle. Tuttavia non si chiude la porta nemmeno al Terzo Polo, poiché un allargamento dell’alleanza in parlamento renderebbe la vita molto più difficile al centro-destra. Molto dipenderà dal prossimo congresso del Partito Democratico, l’attore di maggioranza all’interno della coalizione di centro-sinistra, che dovrà decidere se avviare una riflessione o dare vita ad una vera e propria rivoluzione al suo interno, spostandosi o meno verso sinistra.
Gabriele Caruso