Cosa può succedere quando si muore? Che i tuoi cari piangano la tua scomparsa, che ci si chieda “perché proprio lei/lui?”, che si scateni l’indignazione se è stato qualcun’altro ad ucciderti. Se, però, a morire è una ragazzina di 16 anni che assumeva droghe pesanti e con una situazione familiare difficile, le carte in tavola cambiano. E lo fanno ulteriormente se ad uccidere questa vittima sono stati degli immigrati e non dei semplici italiani bianchi.
La storia di Desirée
Un caso, quello di cui si parla da alcune settimane, che sembra il riassunto di tutte le paure che, da qualche anno, attanagliano l’Italia e i suoi politici. La vicenda è accaduta in uno dei quartieri storici, e centrali, di Roma: San Lorenzo. La vittima dell’abuso sessuale è Desirée Mariottini, drogata, abusata e poi uccisa in un capannone abbandonato da alcuni immigrati. Le indagini sono ancora in corso, non si sa quanti siano stati davvero i carnefici e chi siano.
Desirée è diventata il simbolo di paure e contraddizioni di questo momento storico, incarnando la realizzazione di ciò che di peggio può accadere ad una persona, ad una bambina di sedici anni.
Ma l’omicidio di Desirée è diventato anche l’ennesimo caso di strumentalizzazione e propaganda politica.
A nessuno interessa che sia morta una ragazzina, a nessuno interessa che San Lorenzo sia abbandonato a sé stesso da tantissimi anni e che l’amministrazione comunale non abbia mai fatto nulla per migliorare la situazione di un quartiere degradato eppure così vivo (in esso confluiscono La Sapienza, la Tiburtina e il Verano). No, l’unico fattore rilevante è che i carnefici siano degli immigrati e come insistere su questo dato possa giovare a questa o quella fazione politica.
Vittima di violenza maschile
Desirée è stata stuprata e poi uccisa da più di un maschio. Desirée è stata vittima di violenza sessuale, ma anche di violenza maschile. Desirée fa parte della conta “quante donne vengono uccise in Italia?” che parte all’inizio di ogni anno. Da gennaio a giugno, solo nel 2018, sono state uccise 44 donne (con un aumento del 30% rispetto al 2017). Molte di queste sono vittime di compagni e mariti violenti, italiani e bianchissimi: sono questi i motivi per cui queste 44 donne vittime di femminicidio non meritano la nostra attenzione? Perché non sono state uccise da immigrati, da persone di colore e di conseguenza non possono essere usate come simbolo della crociata anti-immigrati di alcuni dei nostri esponenti politici, primo fra tutti Matteo Salvini? Mentre Desirée, per caso e per fortuna (davvero?), è diventata la protagonista di tutte le notizie nazionali e locali, di molti tweet e post di Facebook, perché uccisa, perché uccisa da immigrati di colore.
La strumentalizzazione di un omicidio
In questi giorni Matteo Salvini ha visitato San Lorenzo, il quartiere dove è morta Desirée. Ad “accoglierlo” la moltitudine che da sempre vive la zona. Ci sono i compagni dei centri sociali (tra cui il Nuovo Cinema Palazzo) che ricordano il periodo di quando il quartiere era emblema della Resistenza al fascismo, ci sono gli studenti. Ma ci sono anche gli spacciatori e i delinquenti tra chi abita e vive a San Lorenzo. Ad accogliere Salvini c’è stata la manifestazione dei primi ad urlargli di andare via, di “smetterla di fare lo sciacallo”, e il benvenuto degli abitanti che, esausti di essere ignorati dall’amministrazione, sperano nelle azioni del nuovo politico di turno. Il Ministro dell’Interno che gira per l’Italia alla ricerca di consensi, approfittando della tragedia dell’ultima ora che fa sempre comodo per un po’ di buona propaganda.
Quella di Desirée è solo l’ultima storia da poter strumentalizzare da parte dei vari partiti politici, esperti nell’arte del manovrare questo o quel discorso a favore del proprio tornaconto. Del resto, ciò che conta è far concentrare l’attenzione dell’opinione pubblica su fatti superficiali rispetto alle varie vicende che riguardano il Paese.
L’importante è concentrarsi sui “cattivi immigrati”, e non su come salvaguardare le donne, combattere la violenza di genere, abbattere il fenomeno dei femminicidi e della violenza sessuale, cooperare per raggiungere una reale integrazione umana.
Federica Ruggiero