Il 26 maggio scorso è stato approvato in Italia al Senato e alla Camera la Risoluzione per l’istituzione e il sostegno di programmi rivolti agli uomini maltrattanti. Secondo questo piano verrano stanziati 9 milioni di euro per i centri di rieducazione per uomini autori di violenza domestica e di genere, utilizzando un nuovo approccio strutturale e preventivo con l’istituzione di alcuni percorsi di riabilitazione.
La Risoluzione è stata frutto di una reazione alla relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e violenza di genere. La Commissione parlamentare ha svolto indagini sulle dimensioni, qualità, condizioni e cause del femminicidio e di ogni violenza di genere a partire dal 2011. I dati acquisiti fanno capo all’ISTAT, che ha elaborato due indagini nel 2006 e nel 2014 riguardo la sicurezza delle donne, al Ministero dell’interno, relativi alle denunce, e le Forze dell’ordine. Hanno inoltre svolto un questionario inviato alle Corti d’appello e alle procure generali per quanto riguarda la normativa vigente: si parla delle norme vigenti in Italia in tema di violenza contro le donne (abrogazioni di leggi del codice penale risalenti al 1930, introduzioni nel codice penale di reati come ad esempio le pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili), ma in particolare viene nominata la Convenzione europea di Istanbul che prevede trattamenti per gli uomini maltrattanti in base come stabilito dall’articolo 16 «Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per istituire o sostenere programmi rivolti agli autori di atti di violenza domestica, per incoraggiarli ad adottare comportamenti non violenti nelle relazioni interpersonali, al fine di prevenire nuove violenze e modificare i modelli comportamentali violenti. […]».
Con questa Risoluzione, la violenza di genere viene riconosciuta come un fenomeno sociale sul quale intervenire e si riconosce, inoltre, la presenza di profonde radici culturali consolidate in quella che è una società patriarcale e incline alla violenza sia essa fisica, verbale e/o psicologica.
La ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti ha dichiarato «Abbiamo dato seguito agli investimenti destinati in via strutturale per i centri di riabilitazione e di recupero degli uomini maltrattanti lo scorso anno con un primo milione di euro, che è divenuto strutturale. Per l’anno 2022 abbiamo 9 milioni di euro che stiamo ripartendo: 2 milioni andranno all’azione prevista dalle regioni, con le quali stiamo anche procedendo alla definizione di criteri di accreditamento per i nuovi centri di riabilitazione per gli uomini maltrattanti e la definizione di quei requisiti standard e di linee guida che si rendono poi particolarmente necessari per l’efficacia dell’azione stessa.» Infatti, i centri di rieducazione per uomini violenti non sono una novità in Italia. Il primo centro istituito fu il Centro di ascolto uomini maltrattanti (CAM), un’associazione Onlus con sede a Firenze inaugurato il 17 novembre del 2009. Dal 2014 hanno aperto altri quattro sedi a Roma, Cremona, Ferrara e Nord Sardegna. Ne troviamo anche altri nel resto del territorio italiano.
Anche Valeria Valente, senatrice del PD e presidente della Commissione Femminicidio, ha asserito di essere soddisfatta del lavoro svolto che sarà «un tassello importante della battaglia culturale contro l’asimmetria di potere, gli stereotipi e i pregiudizi della società patriarcale sottesi alla violenza di genere». Ovviamente non si sono risparmiate contestazioni dal carattere razzista dal parte di Alberto Balboni di Fratelli d’Italia che esprime perplessità su alcuni passaggi del testo tenendo a precisare che molte violenze in atto sul territorio italiano e lo sfruttamento della prostituzione sono operate maggiormente da stranieri e non da italiani. Come sempre, si va sempre a cercare la colpa in altri contesti o altre persone invece di prendere atto di ciò che accade.
Dall’inizio del 2022 si sono registrati ben 34 casi di femminicidio, che siano stati opere di persone bianche o nere, italiane o straniere, non importa. Ciò che importa è capire che sono violenze, che continuano ad avvenire e che non stanno diminuendo, rivolte verso le donne perché donne, perché per la società patriarcale la donna è un oggetto da possedere, da nascondere e che deve subire.
Gaia Russo