Nel corso dell’ultima lezione di Prime Minister tenutasi il 26 marzo, noi primers ci siamo imbattute in nuove realtà e stavolta siamo state ospitate dall’INAF Osservatorio Astronomico di Capodimonte, in cui abbiamo avuto la possibilità di confrontarci sulle discriminazioni di genere nel mondo della scienza. Avete mai sentito parlare di stereotipi professionali? Molto probabilmente la risposta è no, ma in realtà questi vivono letteralmente intorno a noi, e per di più tutti noi siamo cresciuti sentendoci dire quale carriera intraprendere nella vita in base al nostro sesso biologico.
Questo fenomeno viene affrontato maggiormente nella vita di una ragazza in età adolescenziale, durante la quale si viene spinte spesso a scegliere facoltà universitarie definite prettamente femminili, ovvero le facoltà umanistiche e psicologiche, indipendentemente dalla volontà e dalle vocazioni dell’adolescente. A questo punto abbiamo avuto il piacere di conoscere Marcella Marconi e Clementina Sasso, rispettivamente direttrice e ricercatrice dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, sezione napoletana dell’INAF, l’Istituto nazionale di Astrofisica.
Marcella Marconi e Clementina Sasso sono due figure fondamentali, non solo a livello regionale ma internazionale, e ci hanno introdotto brevemente sulle opportunità che offre la grande struttura dell’Osservatorio in cui lavorano, nonché il loro impressionante lavoro all’interno di quest’ultimo. A primo impatto ci siamo sentite in soggezione, vedendo e ascoltando due donne così rilevanti nel campo scientifico, e neanche fosse un caso queste ci hanno portato a parlare e riflettere sugli stereotipi professionali: di come la scuola fornisca tutt’oggi scarsa attenzione e comprensione nel momento dell’orientamento universitario, spingendo noi ragazze, sin dalle scuole medie, a preferire materie umanistico-sociali.
Per rendere più realistica la riflessione, ciò che è emerso dalla discussione tra primers è che molte ragazze vengono scoraggiate da insufficienze in materie scientifiche, e quindi nasce in loro la convinzione di non essere adatte a specifiche carriere. Fenomeno che in realtà, nella maggior parte delle volte, non ha niente a che fare con il soggetto quanto con l’importanza conferita alla materia stessa, come la fisica o la chimica, e al rapporto che la studentessa ha con queste materie e ancora più spesso con i professori che le insegnano.
Successivamente, la ricercatrice INAF Clementina Sasso ci ha condotto nel fulcro del suo amato e impressionante lavoro: l’osservazione solare. Ci ha spiegato come si possa osservare il Sole dal telescopio e di quanto imprevedibile sia la sua posizione.
Seguendo il percorso della giornata, nel pomeriggio ci siamo spostate verso uno dei polmoni verdi partenopei, il celebre e vasto Bosco di Capodimonte, un luogo in cui è possibile immergersi nella natura vera e propria. Circondate dal verde abbiamo avuto il piacere di conoscere la simpaticissima Francesca Santamaria, direttrice della cosiddetta ”Capraia”, il Centro per la Storia dell’arte e dell’architettura delle Città Portuali. Nessuna di noi avrebbe mai pensato a un edificio immerso nella natura, dove artisti provenienti da tutto il mondo soggiornano per quasi un anno per studiare l’arte partenopea, quasi come in un film d’epoca. E nel corso del pomeriggio la direttrice della Capraia ci ha introdotto a un nuovo tema: la donna nell’arte.
Prime Minister e la donna nell’arte
La riflessione che abbiamo fatto insieme a lei sul ruolo della donna nell’arte ci ha portato a discutere sulla sessualizzazione del corpo femminile nel corso dell’evoluzione artistica italiana dal Cinquecento ai giorni nostri.
Nello specifico abbiamo iniziato a discutere della famosa Venere di Urbino del celebre artista cinquecentesco Tiziano, in cui la dea viene ritratta in chiave seducente e in un tipico contesto rinascimentale, in cui si vede il corpo femminile come appunto qualcosa di divino, etereo – basti pensare ala primordiale Venere di Botticelli, anch’essa in mostra al Museo degli Uffizi. Nel corso del tempo, studiosi dell’arte hanno totalmente ignorato il ripetersi di raffigurazioni del genere, credendo dipendesse puramente dalla scelta artistica del singolo.
Un esempio scaturito da questa nostra riflessione ha riguardato la scultura della Spigolatrice di Sapri, ricordata come un simbolo della spedizione dei Mille di Garibaldi e che ritrae una giovane ragazza lavoratrice che, intenta a raccogliere le spighe nei campi, intravede l’arrivo dei Mille. La statua, tuttavia, ritrae la giovane stesa su uno scoglio, coperta da una serie di veli che ne compongono gli abiti e con lo sguardo rivolto verso il mare; mentre più di recente il sindaco della città portuale di Sapri ha deciso di far produrre un’altra statua che ritraesse la spigolatrice ”un po’ più bella’‘, e il risultato non è stato altro che la scultura di una ragazza molto più giovane e dal corpo conforme agli stereotipi fisici femminili, giusto per abbellirne la figura, ignorando totalmente l’aspetto storico-simbolico che questa andava richiamando.
Alla fine della giornata con Prime Minister abbiamo riflettuto e conosciuto l’origine della consapevolezza del sessismo nell’arte; a New York, nella primavera del 1985, sette donne lanciarono, in risposta alla mostra del Museo di Arte Moderna An international Survey of Recent Paiting and Sculpture il cui elenco di 165 artisti comprendeva solo 13 donne, il movimento delle Guerilla Girls. La missione del collettivo è di mettere a fuoco la disuguaglianza razziale e di genere all’interno della comunità artistica utilizzando poster, libri, cartelloni pubblicitari e apparizioni pubbliche per esporre la discriminazione e per rimanere anonime, oltre a indossare maschere di gorilla e usare pseudonimi che si riferiscono a donne artiste decedute.
Questo movimento femminista rappresenta il modello ideale che noi giovani donne dobbiamo seguire: non dobbiamo mai stare zitte, perché la nostra stessa indifferenza peggiorerà la condizione della comunità femminile nella società.
Rossella Festa, studentessa di Prime Minister Napoli