Marijuana legale. Secondo il dibattito attuale, è almeno necessario discuterne.
Un orientamento che si riflette anche nelle recenti dichiarazioni di Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, al forum web AGI “Viva l’Italia”:
“Mi pongo una domanda, anche se non sono in grado di dare una risposta: una legalizzazione di una droga controllata, anche nelle modalità di vendita, non potrebbe avere effetti migliori rispetto allo spaccio che avviene alla luce del giorno nella totale e assoluta impunità e che riguarda amplissime fasce della popolazione giovane?
È un po’ un’ipocrisia all’italiana: ci nascondiamo dietro il proibizionismo sapendo che quelle norme sul proibizionismo servono a riempire le carceri, di extracomunitari in gran parte, e nessuno si preoccupa del perché il fenomeno cresce.»
Non è la prima esternazione del noto magistrato sulle droghe leggere, la quale risale invece allo scorso agosto 2016:
«Fino a poco tempo fa ero assolutamente contrario all’idea della legalizzazione perchè non mi convincevano gran parte degli argomenti, che servisse cioè per sconfiggere la criminalità organizzata, perché le droghe leggere sono una parte insignificante degli utili della criminalità organizzata, o che servisse per evitare una serie di problemi di salute dei ragazzi.
Adesso ho un po’ cambiato posizione, sono più laico.
Sarei contrario ad una legalizzazione totale. Ma c’è questo argomento, evitare contatti di giovani con ambienti della criminalità organizzata e l’altro aspetto è che droghe leggere controllate probabilmente evitano interventi chimici che stanno portando anche alla tendenza all’assuefazione o al vizio.»
Le parole di Cantone tentano di smuovere l’immobilismo che caratterizza l’attività parlamentare su una questione delicata: in effetti, la discussione italiana risente ancora della demonizzazione derivante dalle pene severe della legge Fini-Giovanardi, del 2006, che mette sullo stesso piano le droghe leggere — che gli stessi legislatori non considerano a rischio dipendenza — e le droghe pesanti.
Il giudizio di incostituzionalità che il provvedimento ha avuto dalla Corte Costituzionale ha portato alla proposta legislativa dell’Intergruppo Parlamentare Cannabis Legale, composto da centrosinistra, gruppo misto e M5S.
Nonostante il trionfalismo con cui il ddl viene annunciato il 25 luglio 2016, ad oggi non è ancora in discussione, ed ogni ipotesi di legalizzazione è stata momentaneamente bocciata con l’emendamento alla Legge di Stabilità che la propone.
In conseguenza del suo ruolo, le affermazioni della massima carica dell’ANAC generano un vespaio di polemiche.
È il turno di Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area Popolare (il partito nato dalle ceneri del Nuovo Centrodestra) che afferma:
«Le cronache di ogni giorno documentano che la droga, ogni droga, fa male. Abbiamo appena letto su tutti i giornali la vicenda di una quattordicenne che a Milano, dopo aver fumato uno spinello ha scavalcato la balconata del cinema in cui era con gli amici e si è gettata nel vuoto. La proposta di legalizzazione della cannabis, avanzata oggi dal presidente Cantone, andrebbe fatta guardando negli occhi quella ragazza e la sua famiglia. L’ipocrisia non è lo spaccio quotidiano che non viene represso, l’ipocrisia è continuare a illudere giovani e famiglie dicendo che la vendita controllata della droga renderebbe innocua una sostanza che invece gli rovina la vita».
Il fatto di cronaca a cui fa riferimento il parlamentare di centrodestra, risalente allo scorso febbraio, riporta di una caduta accidentale di un’adolescente che, in base agli interrogatori effettuati dalle autorità, non è necessariamente legata al tiro di canna che precede l’incidente.
Lontano dalla promozione del consumo di droghe, si può tuttavia affermare che, in base agli studi recenti, pur avendo anche la marijuana degli effetti collaterali, non «rovina la vita», come ha dichiarato Lupi.
Se solo per alcuni soggetti predisposti l’assunzione costante può anticipare manifestazioni di patologie psichiatriche, tali studi dimostrano che la cannabis non causa overdose e che non ha mai causato morti con la sua assunzione.
I possibili timori sulla dipendenza vengono parzialmente confermati dalle analisi degli esperti, che ne rilevano l’esistenza, ma che riguarda il 10% dei consumatori osservati, reversibile e legata più alla routine del gesto di fumare che alla sostanza.
Altri effetti negativi della cannabis riguardano l’insorgenza della sindrome amotivazionale — in conseguenza di un utilizzo cronico — e, per i consumatori occasionali, una distorsione della percezione spazio-temporale.
A sconfessare le ipotesi di mortalità è uno studio californiano che, indagando su possibili legami tra “ganja” e tumori, conclude che non solo non esisterebbe questa relazione, ma che essa sembra uccidere le cellule che invecchiano, impedendo loro di mutare in cellule cancerose.
In favore della legalizzazione si esprime in un editoriale per L’Espresso il celebre oncologo Umberto Veronesi, recentemente scomparso, che conferma la relativa innocuità rispetto ad altre dipendenze pericolose ma legali nell’Occidente, quali tabacco o alcool:
«Siamo dunque un Paese che vieta inorridito la marijuana (che non ha mai ucciso nessuno) ma che lucra senza vergogna su una droga che causa 50mila morti l’anno: il fumo di sigaretta.»
Inoltre la legalizzazione della cannabis appare, oggi più di ieri, possibile anche in virtù di altri due fattori:
- la scoperta delle sue numerose proprietà in campo medico;
- la lotta alle mafie.
La marijuana (o meglio, il suo principio attivo) – oltre alle dimostrazioni dello studio americano precedentemente illustrato – ha la capacità di stimolare l’appetito (la cosiddetta “fame chimica”) e per tale ragione se ne sperimentano gli effetti nella cura di bulimia e anoressia, poiché agisce sugli stessi ricettori nervosi dei disturbi alimentari; per tale proprietà viene utilizzata anche per combattere l’inappetenza nei malati terminali e nei pazienti sottoposti a chemioterapia, che beneficiano entrambi anche dei suoi effetti analgesici, per alleviarne le sofferenze.
Si ricordi poi la recente scoperta delle sue proprietà neuro-protettive nei confronti delle malattie degenerative, come il morbo di Parkinson, del quale soffriva Michael J. Fox, la star di Ritorno Al Futuro.
Infine, il fronte contrario alla legalizzazione della marijuana ne ignora i vantaggi dal punto di vista della lotta alla criminalità, che ha un nuovo sostenitore nella Direzione Nazionale Antimafia: se la vendita “dell’erba” fosse legale, i consumatori non sarebbero più costretti a rivolgersi agli spacciatori, il più delle volte collegati al crimine organizzato, finendo per diventare pusher a loro volta, se non criminali, quando vengono a contatto con la dura realtà del carcere.
Si scorda altresì che la vendita della cannabis al mercato nero è caratterizzato dal preoccupante problema delle sostanze con cui viene “tagliata”: alluminio, vetro, cadmio e pesticidi, che provocano danni gravissimi alla salute dei consumatori.
Secondo chi ne è favorevole, la marijuana legale impedirebbe alla criminalità non solo di avvelenare i cittadini, ma soprattutto la priverebbe della sua principale fonte di finanziamento — 9 miliardi di euro annui.
Con la legalizzazione, lo Stato guadagnerebbe, in base alle ricerche di due economisti dell’Università di Messina, 8,5 miliardi l’anno, da poter reinvestire in campagne di prevenzione e nella lotta alle dipendenze.
Un’altra preoccupazione dei contrari a un approccio più morbido verso le droghe leggere riguarda un conseguente aumento del consumo: i dati raccolti nello stato federale del Colorado, negli USA, dimostrano una diminuzione del numero dei consumatori.
In conclusione, è possibile affermare che qualsiasi sostanza, se abusata, può causare problemi, anche la più innocua: basti pensare agli effetti che un’alimentazione cattiva o errata ha sui tumori (con la dovuta eccezione dell’incidenza dei fattori ambientali della “Terra dei fuochi”); allo stesso modo, si è potuto constatare come la legalizzazione della cannabis non ne risolva i “danni collaterali”, che però possono essere prevenuti da una gestione controllata e libera dal narcotraffico, attraverso una regolamentazione.
La diffusione di questi dati scientificamente validi, promossa dal web, rende possibile un dibattito laico sulla legalizzazione della marijuana, che valuti costi e benefici sociali e individuali.
Eduardo Danzet