Povere Creature di A. Gray
Povere Creature di A. Gray

Alasdair Gray (1934 – 2019) è stato un poliedrico artista, definito da Anthony Burgess come «il più grande romanziere dai tempi di Sir Walter Scott». Il romanzo “Povere creature!” è espressione del suo stile eclettico.

Tra gotico e post modernismo

L’espediente del manoscritto ritrovato rende particolarmente complessa la struttura narrativa. Se infatti la trama segue uno scheletro abbastanza lineare, Gray gioca continuamente con i riferimenti colti e i cliché del gotico, creando un romanzo post moderno percorso dal sottile umorismo scozzese. Questo libro nasce come se fosse un archivio di materiali raccolti e commentati da Archibald McCandles, uno studente di medicina iscritto all’Università di Glasgow, che decide di scrivere questa storia dagli anni in cui è stato il collaboratore del suo collega Godwin Baxter. Bella Baxter (sua futura moglie e protagonista dell’opera) trovò il manoscritto concluso e, leggendo ciò che ha testimoniato il marito, decide di ribaltarne la visione, aggiungendo una lettera integrativa. Per ragioni sconosciute, quest’opera non è mai stata pubblicata, ma fu ritrovata dallo storico locale Micheal Donnelly, collaboratore di Alasdair Gray. Con un gioco metaletterario, Alasdair decide di divulgare il manoscritto, annettendogli le meravigliose illustrazioni in appendice (nella realtà sono state realizzate dallo stesso autore) ma non senza prima concluderlo con una revisione che mostra le contraddizioni delle testimonianze di McCandle e di Bella Baxter.

Il Fanciullo, il Folle e l’Idiota

Scritto circa trent’anni fa, da un Gray sessantenne, la prima particolarità che salta all’occhio è la modernità del romanzo: è sorprendente come, nel 1992, Gray abbia approfondito, smantellato e ridicolizzato il fenomeno del patriarcato, quasi sfuggendo alle regole del suo tempo, mentre le atmosfere e le derivazioni dell’opera ne risultano indissolubilmente legate. “Povere creature!” affonda infatti le sue radici nella tradizione inglese del romanzo gotico ed è debitore soprattutto del “Frankenstein” di Mary Shelley.
La protagonista è Bella Baxter, una creazione di Godwin Baxter. Lo scienziato, segnato dai traumi di un’infanzia disseminata di abusi, patisce la solitudine e la mancanza di amore da parte di una donna: orfano di madre, mai legato a una compagna e privo del calore umano dei pazienti che cura (in veste di ricercatore medico lavora infatti in solitaria col solo contatto dei cadaveri che studia e seziona) si è costruito con il suo laboratorio una gabbia d’oro, un asettico e sterilizzato locus amoenus, in cui rifugiarsi per fuggire dal dolore. Victoria, una donna incinta che sceglie la via del suicidio per fuggire da una relazione opprimente e violenta, è l’occasione per la sua rivalsa. Godwin raccoglie infatti il suo corpo, le impianta il cervello del suo neonato e le dà un nuovo nome.

Questo espediente permette ad Alasdair Gray di creare un personaggio nuovo e originale: una creatura dall’aspetto seducente, ma con un livello di formazione celebrare primordiale. Bella Baxter è un foglio bianco gettato nella società, pronta a evidenziare e a deridere le catene e le strutture che ne fanno parte. Il romanzo è espressione degli studi psicanalitici che delineano la crescita e la formazione del fanciullo, analizzate nelle sue fasi più emblematiche. Il lettore segue Bella e con lei inciampa e impara. Inizialmente, durante la fase egoriferita e narcisistica, la protagonista deve esplorare il mondo attorno a lei sia a livello esperienziale che linguistico/affettivo: Bella è una bambina che non sa parlare né scrivere. Gray ci restituisce un linguaggio eccedente, comico, strabordante, ricco di possibilità. Bella ignora la grammatica, l’etichetta e il buon costume, è caotica e totalmente libera. Un capitolo del romanzo ha come titolo “La creazione di una coscienza” ed è il cuore della questione: Godwin (dotato di un nome parlante poiché veste i panni di un “dio” che lascia libero arbitrio alla sua creatura) sta creando un nuovo tipo di essere umano, che non ha mai ricevuto l’educazione standard delle fanciulle vittoriane. Bella è radicale poiché ingenua, priva di un sottotesto utile a decifrare il mondo, è libera dalle gabbie retoriche e da quelle ideologie, è l’Idiota dostoevskiano e il folle shakespeariano.

«Non le è mai stato insegnato a considerare il suo corpo come sporco. [..] Non avendo imparato la codardia quando era piccola e oppressa, ora usa le parole solo per esprimere quello che prova, non per nasconderlo.»

Man mano che prende coscienza del mondo, Bella deride i cortocircuiti sociali prendendo le distanze dal suo archetipo, il mostro di Frankenstein. Mary Shelley ha infatti dipinto un Prometeo peccatore di tracotanza che, spinto dal Positivismo della seconda rivoluzione industriale, ha preteso di infondere la vita a una creatura che però diventerà un abominio, isolata ed etichettata come “mostro” dalla bigotta società ottocentesca.

«Io avrei voluto vestire i panni di Adamo, ma sono piuttosto l’Angelo caduto al cielo che tu (Frankenstein) hai subito privato della gioia, sebbene io non avessi ancora compiuto alcun misfatto. Ovunque intorno a me vedo quella gioia da cui io sono irrevocabilmente escluso.»

“Io non sono un uomo”

Gray creature
Illustrazione da: Povere Creature di A. Gray

Se la creatura dello scienziato Frankenstein nasce con fattezze mostruose ed è infine destinato a riequilibrare il suo aspetto interiore con quello esteriore, Bella è circondata da creature che lei definisce povere, personaggi Miserabili alla stregua di quelli della Parigi di Victor Hugo. Gray struttura la sua storia come quella dell’Alatiel di Giovanni Boccaccio: Bella seduce tutti gli uomini che incrociano il suo cammino ma, ottenuto l’insegnamento di vita di cui sono portavoce, li rigetta, affamata del mondo e di nuove esperienze. Bella così si riempie di saperi che accoglie in modo critico, li degusta, li assorbe e cresce, spiegando le ali della sua libertà. Alasdair Gray accompagna il suo percorso fisico e mentale con uno parallelo di stampo linguistico: la ragazza seleziona chirurgicamente i termini più opportuni, costruendo gradualmente un linguaggio elegante e raffinato.

«[..] ne ho parlato con un uomo intelligente che dice che questa cosa preziosa ha molti nomi. I poveri la chiamano “denaro”, i preti “anima”, i tedeschi la chiamano “volontà” e i poeti “amore”. Lui la chiamava “libertà” perché induce gli uomini in colpa per ciò che fanno. Gli uomini odiano questa sensazione, così vogliono che venga frantumata e uccisa.
Io non sono un uomo.»

Un fuoco ardente, impossibile da manipolare e da maneggiare spaventa l’uomo narcisista, illude l’uomo filosofo, fa innamorare l’uomo genuino, accende gli istinti predatori dell’uomo padrone. Non è un caso che Bella Baxter sia stata etichettata da uno di loro come “strega”: se non si riesce a incastrare in un cassetto il carisma e la volontà femminili allora essi hanno a che fare con un qualcosa di diabolico, un’oscurità dal sapore mistico e medievale che rende la donna pur sempre succube, non del suo uomo ma della follia, che la tramuta in una creatura immonda.

Alessia Sicuro

Alessia Sicuro
Classe '95, ha conseguito una laurea magistrale in filologia moderna presso l'Università di Napoli Federico II. Dal 2022 è una docente di lettere e con costanza cerca di trasmettere ai suoi alunni l'amore per la conoscenza e la bellezza che solo un animo curioso può riuscire a carpire. Contestualmente, la scrittura si rivela una costante che riesce a far tenere insieme tutti i pezzi di una vita in formazione.

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