La fine del liceo segna la fine di un percorso formativo molto importante e apre le porte verso il nuovo e ancora inesplorato mondo dell’Università. Curiosità, voglia di metteresi in gioco, timore per l’ignoto, tristezza per il distacco dai compagni di classe e tante altre emozioni, sia positive che negative, caratterizzano questa fase, non sempre facile da affrontare.
Il percorso universitario è determinante e incisivo non solo dal punto di vista formativo e professionale, ma è una vera e propria esperienza di vita, fatta di grandi soddisfazioni, delusioni, di legami che durano tutta la vita o di rapporti effimeri, dettati dalle circostanze. Durante il cammino, può capitare che lo studente si ritrovi ad attraversare una fase critica, un vero e proprio “blocco”. Le cause possono essere molteplici: psicologiche, economiche, relazionali etc. Ci si sente inevitabilmente soli, smarrti e senza vie d’uscita. Eppure le soluzioni ci sono e, spesso, sono più vicine di quanto si possa pensare: un aiuto concreto e gratuito viene offerto proprio dall’Università stessa.
Forse pochi conoscono i servizi che offre il Centro SInAPSi dell’Università di Studi di Napoli “Federico II”, la cui sede legale è sita in Via Giulio Cesare Cortese, 29 8 (e le sedi operative a Monte Sant’Anglelo e a Via Porta di Massa). L’obiettivo dello staff è aiutare e favorire tutti gli studenti che vivono un momento o una situzione di disagio: in primis viene offerta la possibilità di fissare degli incontri con uno psicologo con cui confrontarsi e dialogare nella piena libertà e riservatezza.
I servizi offerti riguardano diverse aree: da quella psicologica, pedagogica a quella tecnologica. Particolare attenzione è riservata a studenti disabili e con disturbi specifici dell’apprendimento, quali dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia affinché possano partecipare attivamente alla vita universitaria, senza sentirsi esclusi. Non a caso, l’acrononimo SinAPSi sta per “Servizi per l’inclusione attiva e partecipata degli studenti”. Il centro è impegnato in prima linea in questioni che riguardano l’abbattimento delle barriere non solo architettoniche ma anche sociali e culturali. Le attività proposte sono, dunque, mirate all’inclusione attiva degli studenti, qualsiasi situzione loro vivano e qualunque siano le loro condizioni fisiche. Tutto si svolge nel massimo e pieno rispetto dell’individuo e, dulcis in fundis, non vi è scopo di lucro.
Si parla di diritto allo studio con una quota annuale di 140 euro, somma nella quale dovrebbero rientrare i costi dei servizi che ogni Ateneo offre agli studenti (servizi che, spesso e volentieri, vengono valutati scarsi o del tutto inesistenti). Tra le offerte, però, non viene mai menzionato il diritto a ricevere aiuto concreto in caso di difficoltà. I problemi e gli ostacoli non sono e non devono essere motivo di vergogna: fanno parte integrante del percorso stesso e, d’altronde, se non ci fossero sarebbe davvero anomalo.
Diceva Fëdor Dostoevskij nel famosissimo romanzo Delitto e castigo: “Per aiutare, bisogna anzitutto averne il diritto”
Valentina Coppola