ERCOLANO– Il 25 Novembre in occasione del terzo appuntamento di YouAuthor, il Forum dei giovani di Ercolano ha ospitato nella sua sede due scrittori emergenti, Francesco Spiedo, autore di “Bukowski non è morto” e Sergio Mario Ottaiano, autore di “Un’Ucronìa”. Vino, un piccolo buffet e una folla di curiosi: questo il clima in cui si è svolta la presentazione delle rispettive opere. Due romanzi differenti, ma uniti dalla stessa volontà: comunicare. Due metodi diversi di pubblicazione, ma in comune il sacro fuoco che spinge entrambi a proporsi al mondo della letteratura. «Ho deciso di affidare il futuro del mio testo alla piattaforma Bookabook, la prima in Italia ad occuparsi di crowfunding letterario» dichiara Francesco Spiedo.Il crowfunding è un processo collaborativo che parte dal basso: un progetto che necessita di fondi X viene messo in rete alla ricerca di sostenitori. Vi sono numerosissime piattaforme, in Italia ad esempio DeRev è la più grossa e raccoglie infiniti progetti che svolgono questo tipo di processo, creando una rete di collaboratori-finanziatori. Ma nel caso dell’autore il progetto è la pubblicazione del romanzo: vi sono dei costi che, anche sfuggendo alla classica editoria, si è costretti a sostenere (editing del testo, impaginazione, copertina, stampe, distribuzione premi, diffusione ebook) e quindi con i lettori si decide di dividere le spese. Sul sito www.bookabook cercando la campagna ‘Bukowski non è morto’ è possibile leggere una piccola sinossi, scaricare gratuitamente l’anteprima, interagire con l’autore e scegliere, se si è interessati, di sostenere il progetto. Acquistando una quota del progetto, con una donazione che parte da un minimo di 3 euro ad un massimo di 250, si garantirà, in caso di successo della campagna, un premio di produzione. La somma da raggiungere è quella di 2000 euro e la durata della campagna è di 180 giorni. È un processo che parte dal basso, che restituisce dignità al ruolo del lettore e libera l’arte dai vincoli imposti dal mercato. «Credo sia un buon modo per riproporre un modello meritocratico anche e soprattutto in quella che noi banalmente chiamiamo “letteratura”– spiega lo scrittore- la meritocrazia è qualcosa che al nostro mondo appartiene sempre meno e cosa ci può essere di più rivoluzionario che affidare un testo al parere dei lettori? L’arte, più di ogni altra cosa, non può e non deve essere vittima e merce esclusiva di circuiti sempre più di nicchia e chiusi su se stessi: la crisi dell’editoria non è tutta da attribuire alla crisi economica, all’avanzata di piattaforme come Amazon, degli E-book, del digitale. È una crisi anche qualitativa, contenutistica, dovuta, paradossalmente, ad un numero incredibile di testi sul mercato proprio quando il mercato invece vende poco, o vende solo “qualcuno”, qualche autore più fortunato, o forse più bravo». Ed ecco che per la pubblicazione del suo secondo romanzo, Francesco mette al bando il metodo tradizionale per il crowfunding, «mi è sembrato il modo migliore per ovviare a tutta questa serie di ostacoli. Il testo è una proposta, è un grosso progetto che aspetta il consenso dei fruitori, di coloro i quali dovranno acquistarlo, sfogliarlo, leggerlo. Per me scrivere è condividersi e non c’è nulla di più bello che raggiungere una persona tramite la parola».
“Bukowski non è morto” è un’opera scaturita da un’intuizione, una riflessione, una mancanza esegetica. «Troppa attenzione al personaggio- dichiara l’autore- e mentre Charles danza sul testo, tutti si dimenticano dell’uomo. Mentre Bukowski parla, noi siamo affascinati dal suo alter ego, Chinaski, che è lì a bere, scopare e perder soldi alle corse dei cavalli. Nell’ostentazione della vita ad ogni costo, Bukowski ci ha sempre nascosto qualcosa. O almeno è questo quello che ho sempre pensato. E così ho deciso di dedicare a Bukowski, l’autore preferito dai ragazzini dispersi, dalle ragazze disinibite, dai mariti infedeli o dalle mogli annoiate, specchio ed eco di tutto quello che è eticamente scorretto, e a Chinaski, umanissimo alter ego, riflesso proletario di chi nella vita ha svolto ogni più misero lavoro senza perdere mai la propria arte, il mio secondo lavoro. La storia la conosciamo tutti, basta sfogliare una qualsiasi biografia, ma se Bukowski non fosse Bukowski e se Chinaski non fosse tutta un’invenzione?»
E mentre Francesco opta per il crowfunding, Sergio Mario Ottaiano, per la sua opera d’esordio “Un’Ucronìa” decide di affidarsi alla Genesi Editrice di Sandro Gross-Pietro.
“Un’Ucronìa è un lavoro nato dopo un’attenta analisi e una profonda cura centellinata parola per parola. «Ho scritto il libro in circa sette mesi– spiega Sergio- ma il tempo di revisione è durato anche di più: volevo essere certo di aver fatto un buon lavoro prima di proporlo al mondo dell’editoria. Ho trovato alcune difficoltà inizialmente ad approcciare alle case editrici poiché non avendo un nome forte alle spalle temevo che il mio lavoro venisse cestinato a prescindere. Altro motivo di paura è stata la lunghezza dei tempi di visione dell’elaborato che alcune case editrici mi avevano annunciato. Fortunatamente dopo alcuni mesi, circa quattro, ho iniziato a ricevere le prime proposte e la mia scelta finale è caduta sulla casa editrice torinese che ha creduto molto nel mio lavoro e mi ha aiutato ad inserirmi in questo mondo non proprio facile. Il messaggio che il libro vuole veicolare ai lettori è certamente di speranza. «L’idea di scrivere un libro sui “se” della vita è nata dal mio forte interesse per il termine ucronìa– continua l’autore- termine visto per la prima volta su un albo a fumetti della Sergio Bonelli Editore. Da allora ho iniziato a studiare il concetto che il termine nascondeva tra le sue righe fino a comprendere che ognuno di noi vive costantemente, nella vita di tutti i giorni, delle ucronìe e ho deciso dunque di farne un’analisi romanzata. Le parole scritte tra le pagine vogliono invitare a non abbandonarsi nei rimpianti e nei rimorsi, protagonisti indiscussi di tutta l’opera, ma ad affrontarli e a conoscerli in modo da poter affrontare il proprio futuro e le scelte della vita con maggiore serenità. Per fare questo ho deciso di portare all’esasperazione ciò che i sentimenti, i rimorsi, i rimpianti e le scelte sbagliate provocano: ho descritto, quindi, una non-vita». Dietro Un’Ucronìa si nasconde un esorcismo, prima personale (ma non autobiografico), e si cela la speranza che le parole scritte possano tornare utili a chi le legge. «Il mio obiettivo -conclude- è quello di permettere al lettore di immedesimarsi totalmente nel personaggio X che vive la storia in modo da fargli compiere attraverso la lettura il viaggio che lui compie nel sogno. Spero vivamente che questo sia un inizio e che successivamente continuerò a scrivere e a dar sfogo al mio bisogno di metter giù parole e pensieri».
Ancora una volta, gli instancabili ragazzi del Forum si mobilitano per sostenere i sogni ed i progetti di due giovani creativi che hanno scelto di mettersi in gioco. «Due ore passate nel migliore dei modi- dichiara la coordinatrice Emanuela Borrelli- a loro vanno i nostri migliori auguri ed un enorme grazie per aver scelto di condividere con noi la loro esperienza»
Giorgia Esposito