I grillini presentano la proposta di legge “Lombardi” per il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari, ed è subito scontro con la maggioranza che chiede ed ottiene il rinvio del testo alla commissione Affari Costituzionali. Le opposizioni insorgono compatte, mentre fuori da Montecitorio un piccolo sit-in organizzato dal M5S per supportare il disegno di legge vede Di Battista protagonista: «Indignato, Parlamento di gentaglia pericolosa».
È arrivata in Aula, seppur per poco, la proposta di legge del M5S che vede come prima firmataria la deputata pentastellata Roberta Lombardi e propone il dimezzamento delle indennità dovute ai parlamentari in forza del loro incarico. La discussione doveva avvenire il 25 ottobre, ma la maggioranza è riuscita ad ottenere il rinvio alla Commissione Affari Costituzionale con un margine di 109 voti. Quando e se si discuterà questa proposta di legge è ancora del tutto incerto, vista la ben scarsa volontà della maggioranza di discutere il testo, additato come semplice propaganda elettorale del M5S in vista del referendum.
La retribuzione dei parlamentari si compone di: indennità (voce fissa a cadenza mensile), diaria (variabile), rimborsi per spese in esercizio di mandato, vitalizi e buonuscita.
Indennità
Attualmente l’indennità non può superare lo stipendio di un magistrato con funzioni di presidente di sezione in Corte di Cassazione: si tratta di 10.435 euro lordi per i deputati (5.247 netti, a cui vanno sottratte le addizionali regionali e comunali) e a 10.385 per i senatori (5.305 netti). Per chi svolge un’attività lavorativa la cifra scende a 9.975 euro a Montecitorio e 10.065 euro a Palazzo Madama (rispettivamente 4.750 e 5.122 netti).
Se venisse approvata la proposta Lombardi, il contributo mensile lordo sarebbe di 5.000 euro (circa 3.300 netti), da rivalutare annualmente in base agli adeguamenti ISTAT previsti per i lavoratori dipendenti. Nessuna indennità aggiuntiva, emolumento o rimborso di spese sarebbe riconosciuto ai membri del Parlamento per lo svolgimento di altri incarichi interni alla Camera di appartenenza. Lo stesso tetto verrebbe esteso anche ai consiglieri regionali.
Diaria
Le spese di trasferimento e soggiorno a Roma erano previste nel 1965 solamente per i parlamentari residenti fuori Roma, successivamente fu estesa anche agli altri per ragioni di “equità”. Attualmente la legge n. 1261 del 1965 prevede che il calcolo “sulla base di 15 giorni di presenza per ogni mese ed in misura non superiore all’indennità di missione giornaliera prevista per i magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione ed equiparate; possono altresì stabilire le modalità per le ritenute da effettuarsi per ogni assenza dalle sedute dell’Assemblea e delle Commissioni”.
La modifica proposta dai grillini prevede l’abolizione del rimborso delle spese di alloggio per i parlamentari residenti a Roma, ma a questi potranno comunque essere corrisposti i rimborsi per le spese di viaggio. Il limite massimo sarebbe in questo caso di 3.500 €, i rimborsi dovrebbero essere caricati su una carta di credito ad hoc ed è previsto inoltre che l’estratto del conto debba essere pubblicato nel sito internet della Camera di appartenenza del membro del Parlamento con cadenza mensile.
Sarebbe previsto che per ogni giorno di assenza le Camere, tramite proprio regolamento, potranno stabilire le modalità di decurtazione dello stipendio per ogni giorno di assenza del parlamentare dalle sedute dell’Assemblea, delle Giunte o delle Commissioni in cui si siano svolte votazioni. Attualmente la diaria viene decurtata solamente a fronte di almeno il 30% delle assenze durante le votazioni elettroniche, le quali tuttavia avvengono soltanto in determinate occasioni.
Indennità aggiuntive
Secondo l’attuale impianto normativo i parlamentari possono godere di “indennità aggiuntive” in forza degli incarichi svolti all’interno del Parlamento. Con la proposta di legge del M5S le stesse verrebbero totalmente abolite.
Rimborsi per l’esercizio del mandato
Per l’esercizio del mandato – collaboratori, consulenze, ricerche, convegni e sostegno delle attività politiche – la Camera eroga 3.690 euro al mese esentasse (il Senato 4.180): metà in misura forfettaria, metà dietro presentazione di rendiconto. La proposta di legge del M5S prevede un importo di 3.690 euro mensili (per entrambi i rami) che verrebbero corrisposti al titolo di rimborso per le spese di esercizio del mandato e la retribuzione dei collaboratori.
Trattamento pensionistico
Il disegno di legge Lombardi prevede inoltre che il trattamento pensionistico non possa essere nuovamente erogato se il parlamentare è “rieletto al Parlamento nazionale, sia eletto membro del Parlamento europeo spettante all’Italia o componente di un consiglio regionale, ovvero sia nominato componente del Governo nazionale, assessore regionale o titolare di un incarico istituzionale per il quale la Costituzione o altra legge costituzionale prevede l’incompatibilità con il mandato parlamentare. L’erogazione è inoltre interrotta in caso di nomina ad un incarico per il quale la legge ordinaria prevede l’incompatibilità con il mandato parlamentare, ove l’importo della relativa indennità sia superiore al 50 per cento dell’indennità parlamentare”.
Buonuscita
Per quel che riguarda la cosiddetta “buonuscita” il disegno di legge prevede che la stessa venga calcolata alla stregua del trattamento di fine rapporto attualmente in vigore per i lavoratori dipendenti.
Congedo parentale
La proposta “Lombardi” estenderebbe infine l’erogazione dei congedi di maternità anche a deputati e senatori, che potrebbero stare cinque mesi accanto ai neonati a fronte di una riduzione dell’80% dello stipendio. Sarebbe previsto poi un congedo parentale che limiterebbe l’indennità al 30% del totale: questo permesso sarebbe utilizzabile entro il terzo anno di vita del figlio.
Antonio Sciuto