I Ros, questa notte, su richiesta della procura distrettuale antimafia di Milano, hanno messo le manette a 13 persone tra Lombardia e Calabria spingendosi fino ai confini svizzeri, a seguito di un’inchiesta della Dda di Milano, fatta di intercettazioni, pedinamenti e microspie, durata anni. Tra le righe dei documenti delle forze dell’ordine spuntano nomi di boss locali, imprenditori e politici, tutti nelle province di Milano, Como, Monza Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria, e tutti con un unico interesse : “speculazioni immobiliari e subappalti delle grandi opere connesse all’expo milanese 2015”.
Gli indagati sono accusati di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d’ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio. Nel mirino dell’operazione denominata “Quadrifoglio” e diretta dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini ci sarebbero due gruppi della ‘ndrangheta radicati nel comasco che, avendo rapporti con politici milanesi e imprese si accaparravano i cospicui affari dell’expo. L’inchiesta, che prende il nome della cooperativa edile usata come copertura per speculare sui terreni di Rho, è condotta dai carabinieri del Ros, da Francesco Celle e Paolo Storari, investe la famiglia Galati di Cabiate (Como), famiglia già nota per i subappalti nei cantieri della tangenziale est esterna di milano legata alla manifestazione milanese del 2015.
Nel vibonese, scattano le manette per Antonio Denami, 34enne, legato alla famiglia Galati, e per un altro indagato, sempre vibonese attualmente già detenuto nel carcere di Reggio Calabria. Tra gli indagati anche un agente di polizia penitenziaria del carcere milanese di San Vittore, un funzionario dell’agenzia dell’entrate e vari esponenti di banche, imprese e consiglieri comunali come Luigi Calogero Addisi, ex consigliere di Rho per il Partito Democratico. 55 anni, sposato con la nipote di Pantaleone Mancuso, noto boss di Limbadi. Il suo nome, uscì fuori nell’incontro organizzato dai ragazzi del centro sociale La fornace intitolato “Noir expo : politica, crimine e appalti all’ombra della città vetrina”. Oggi accusato di riciclaggio e abuso d’ufficio con l’aggravante di favorire l’associazione mafiosa. Avrebbe favorito infatti, in consiglio comunale, l’edificabilità di un terreno a Rho di proprietà della famiglia Galati, speculazione finanziata grazie anche ai 300 mila euro provenienti dalle attività dei clan di Vibo Valentia e veicolati grazie a due imprenditori prestanome. “In comune ci penso io, ma niente telefono così mi arrestano” avrebbe detto durante le intercettazioni telefoniche in mano alla procura e riportate nell’ordinanza di 800 pagine firmata dal giudice Alfonsa Maria Ferraro.
L’altro consigliere comunale sarebbe Emilio Pizzinga, ex Pdl di Cesano Maderno (MB) , intercettato mentre si reca a casa del padrino ottantenne Moscatello (agli arresti domiciliari), per chiedere in cambio di lavori di ordinaria amministrazione, voti per la campagna elettorale dell’amico Marco Anzani. Il figlio, Francesco Pizzinga è in cella dal 2006 per scontare 23 anni, con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti dovuti a legami con la ‘ndrangheta di Africo. Questi arresti immortalano una vittoria per lo stato in questa immagine italiana fatta di affari , politica corrotta e mafia. Un expo sotto i riflettori già da tempo, non più inteso come fonte di rivoluzione culturale e di rinascita del belpaese ma portato alla luce per i cospicui affari, terreni edificabili e lavori edilizi: Tanti interessi.
Giuseppe Ianniello