La chiamata alle urne finalizzata al rinnovo dell’assemblea parlamentare dell’Unione Europea ha segnato la conclusione di una legislatura incredibilmente rilevante sotto il profilo degli eventi: per intenderci, alle ultime elezioni europee Brexit non si era ancora concretizzata, l’idea di una pandemia non figurava neanche lontanamente nell’immaginario collettivo e, nonostante le frizioni congelate – benché già in corso -, la guerra della Russia in Ucraina e quella israeliana nella Striscia di Gaza non erano state ancora innescate. Cinque anni dopo, in un contesto internazionale radicalmente stravolto, le scelte dei cittadini europei hanno assunto una rilevanza e un peso specifico inediti.
Elezioni 2024 in Francia: le europee
Cos’è accaduto durante le Elezioni Europee? 360 milioni di cittadini europei sono stati chiamati a votare 720 eurodeputati. In Francia il giorno prestabilito per queste elezioni era il 9 giugno 2024. L’elezione degli 81 seggi assegnati ha coinvolto 49,5 milioni di cittadini sparsi tra territori metropolitani e d’oltremare. Il Rassemblement National (RN) ha conseguito un impressionante 31,5%, guadagnando 8 punti rispetto alle europee del 2019, tanto più che, con Reconquête al 5,5% e con le altre liste vicine, hanno fatto salire il consenso della destra radicale intorno al 38% dell’elettorato. In questo contesto, i repubblicani hanno stagnato, rimanendo intorno al 7%, intrappolati tra la destra radicale e la maggioranza presidenziale.
A sinistra, la lista PS-Place publique, con il 13,8% dei voti, ha raddoppiato il suo punteggio rispetto al 2019, con un programma di rafforzamento delle politiche di solidarietà dell’UE. I partiti di sinistra hanno ottenuto il miglior risultato, con La France Insoumise (LFI) e il suo il 9,9% dei voti, 1,4 punti in più rispetto al 2019. L’enfasi posta durante la campagna sul sostegno alla Palestina ha probabilmente avuto un certo successo con i giovani elettori. L’Europe Écologie Les Verts (EELV) si trova in una posizione non brillante, con il 5,5%, e i Verdi avranno pochi eurodeputati, mentre nel 2019 avevano ottenuto il 13,5% dei voti. Il Parti communiste français (PCF) è stabile intorno al 2,5%.
I risultati di queste elezioni europee hanno indotto Macron a sciogliere l’Assemblea Nazionale. La scelta del presidente francese sembrava porre una “sfida” al RN in elezioni che richiedono senz’altro una strutturazione e organizzazione maggiori. Si deve anche ricordare che il partito di Le Pen è ormai solido e acclamato da più di 20 anni. Macron sperava dunque in un’ulteriore conferma del suo partito e in un arretramento della destra.
Elezioni 2024 in Francia: le legislative
In seguito alla decisone del presidente francese, i cittadini d’oltralpe sono stati chiamati alle urne nuovamente: prima il 30 giugno e poi il 7 luglio. I pronostici iniziali davano la destra come vincitrice quasi assicurata. Come funziona il sistema elettorale francese? In Francia vige il sistema uninominale a doppio turno (con ballottaggio) dove un candidato deve raggiungere e ottenere la maggioranza assoluta al primo turno e se ciò non avviene, si passa al secondo turno di votazione. Nessuno avrebbe però pensato, in seguito agli esiti del primo turno del 30 giugno, che i risultati sarebbero stati ribaltati.
Al primo turno, Il Rassemblement National si attestava come vincitore con il 33,2% dei voti, seguito dal 28,3% del Nouveau Front Populaire. Macron e la sua coalizione liberale si fermavano al 21.3%. Al secondo turno il Rassemblement National si affermava nuovamente con il 37,1% dei voti, il Nouveau Front Populaire (NFP) con il 25,8% mentre Ensemble saliva al 24,5%.
Se si guarda alla composizione dei seggi però, la situazione è ben diversa: i veri vincitori sono le forze di sinistra grazie a molte coalizioni e operazioni di desistenza volute dalle cosiddette “forze repubblicane”, richiamati contro lo spauracchio dell’estrema destra.
Alla fine dei conti, il Nouveau Front Populaire porta a casa 180 seggi, 49 in più rispetto alle precedenti elezioni legislative, affermandosi come prima forza dell’Assemblea Nazionale. Ensemble perde 86 seggi scendendo a quota 159 e diventando così la seconda forza del paese. Il Rassemblement National guadagna 53 seggi in più attestandosi a 142 ma, nonostante ciò, inaspettatamente, si conferma solo come terza forza.
Le elezioni legislative hanno portato alla rielezione, con soli 13 voti di scarto, di Yaël Braun-Pivet per la presidenza dell’Assemblea Nazionale. Il vero problema resta, però, la scelta del primo ministro. Dopo le dimissioni del 16 luglio di Gabriel Attal, rifiutate in un primo momento da Macron, si cerca di trovare il candidato giusto.
La scelta del primo ministro
Dopo le dimissioni del Primo ministro, accettate il 16 luglio 2024 da Macron, sono molti i nomi che emergono. Se guardiamo a sinistra, il NFP si è affermato come prima forza politica del paese. Dopo numerose negoziazioni il nome proposto è quello di Lucie Castets, un alto funzionario ingaggiato per la difesa dei servizi pubblici.
Non è da sottovalutare nemmeno la possibilità di un primo ministro di coalizione, anche se in questo momento di confusione le alleanze potrebbero rischiare di incrinare un equilibrio molto precario della scena politica francese. Ad ogni modo i nomi per un primo ministro di coalizione sono quelli di Aurélien Pradié, membro dell’Assemblea nazionale francese dal 2017, e Xavier Bertrand, presidente della regione dell’Altra Francia dal 2016.
Se invece si pensasse a un primo ministro tecnico, nomi come Dominique de Villepin, già primo ministro della Francia dal 31 maggio 2005 al 15 maggio 2007, e Charles de Courson, membro dei Centristi, eletto deputato nella 5ª circoscrizione della Marne alle elezioni legislative del 1993 e successivamente rieletto sette volte di seguito, sono buoni esempi. Esiste anche la possibilità di una personalità apolitica.
L’analisi del voto
Se guardiamo alle elezioni europee in Francia, dopo quattro elezioni in cui il numero di votanti è sceso sotto la soglia del 50% tra il 1999 e il 2014, l’affluenza è aumentata di 8 punti in occasione delle ultime elezioni europee del 2019. La sorpresa diventa tendenza, con l’affluenza che sale al 51% a livello europeo e al 51,5% in Francia per il 2024. Dato comunque preoccupante per quel 49% di aventi diritto che non si sono presentati.
Come accade ormai da tempo, l’affluenza alle urne per le elezioni europee è molto divisa per linee generazionali: solo il 40% circa dei giovani tra i 18 e i 24 anni vota, contro il 71% delle persone con più di 70 anni. I giovani votano solo quando sentono di avere qualcosa da dire e da sostenere, e hanno difficoltà a capire come funzionano l’UE e le sue politiche.
D’altro canto, la partecipazione al voto non dipende più dal posizionamento sociale. Il rafforzamento del RN deriva anche da un certo numero di elettori popolari, un tempo astensionisti, che adesso appoggiano la destra radicale.
Per quanto riguarda le legislative, al primo e al secondo torno l’affluenza è stata al di sopra del 65%, un dato molto significativo in genere per le legislative in Francia, se consideriamo che nel 2022 si presentarono meno del 50% degli aventi diritto. Il risultato inaspettato di queste elezioni del 2024 in Francia, che davano quasi per scontato il successo della destra, sempre più forte nell’Unione Europea e in tanti altri paesi del Vecchio Continente, sono di buon auspicio contro lo sviluppo e l’emergere di estremismi sempre più preoccupanti, sebbene non si possa più ignorare la tendenza di fondo, che vede forze eversive e illiberali guadagnare legittimità agli occhi dell’elettorato.
Gianluca De Santis