In un periodo difficile come quello che noi tutti stiamo passando ansie e paure regnano sovrane nelle nostre case. Un antidoto per non perdere la serenità e vivere al meglio l’emergenza dettata da coronavirus è lo slancio verso la bellezza. Ogni forma d’arte può essere terapeutica e d’ausilio per restare in armonia con ciò che accade, complesso o doloroso che sia. La musica, fin da sempre fonte di consolazione e ricchezza interiore, di certo non fa eccezione. Di questo è pienamente consapevole il tenore di fama internazionale Jonathan Cilia-Faro che, al fine di infondere positività nei nostri animi, ci ha regalato un’altra delle sue solite perle.
Essendosi ormai stabilito da anni nel Nuovo Continente per promuovere la musica italiana, il cantante ragusano sta vivendo da spettatore il dramma che si sta consumando in questi giorni nel Bel Paese. Mosso dalla sensibilità del suo cuore Jonathan Cilia-Faro ha dimostrato la propria vicinanza al suo popolo attraverso lo strumento a lui più congeniale: il virtuosismo della propria voce. Quale metodo migliore per riscaldare i cuori degli italiani se non attraverso la reinterpretazione di un brano che ha visto duettare due degli interpreti della canzone più apprezzati, ossia Gerardina Trovato e Andrea Bocelli?
“Dare to Live (Vivere)”: è questo il titolo della cover realizzata da Jonathan Cilia-Faro insieme all’amica e collega Julie Anna Gulenko. La canzone è stata registrata dai due artisti a distanza tra New York e Cleveland. Non essendoci stati i tempi per legalizzare la stessa, il videoclip è stato diffuso liberamente da chi ne detiene i diritti e il copyright con il nobile obiettivo di dare un messaggio di speranza alle persone in un momento di sconforto.
Ai nostri microfoni, il fautore dell’iniziativa Jonathan Cilia-Faro ci ha svelato qualche curiosità in merito:
Fin dagli albori della tua carriera artistica ti sei fatto ambasciatore nel mondo della tecnica vocale per antonomasia, ossia il belcantismo. Come è nata la tua passione verso questo nobile stile musicale che sin da inizio ‘900 ha reso forte il nome dell’Italia all’estero?
«Avevo nove anni quando per la prima volta mio nonno mise sul giradischi un vinile di Tosca; in un attimo quella surreale sinfonia mi colpì nel profondo dell’animo. Dopo aver studiato pianoforte, a tredici anni per la prima volta feci un’audizione come corista: in modo naturale uscì la voce di un tenore. Ricordo ancora la faccia incredula del direttore del coro; quel buon uomo credette fin da subito in me e per questo motivo mi diede lezioni gratuite. Il romanticismo della musica del ‘900 è qualcosa che fin da allora mi porto dentro: non esiste nulla di migliore per me!»
Dai tuoi primi passi nel mondo della musica all’incisione del tuo ultimo lavoro “From Now On” di tempo ne è passato. Quali sono stati i momenti più incisivi del tuo percorso da tenore?
«La mia vita è stata un continuo incontro di punti di scambio. I problemi che si sono venuti a creare nel corso del mio percorso artistico mi hanno spronato a dare il meglio di me, per quanto possibile. Viste le numerose peripezie nell’arco della mia carriera di norma avrei dovuto mollare; così però non è stato: ho sempre creduto nei miei mezzi e avuto la consapevolezza che la svolta sarebbe stata dietro l’angolo. Dopo la mia ultima forte crisi del 2011 ho capito che sarei dovuto rimanere per sempre in America nonostante una parte del mio cuore fosse rimasta in Italia: è lì che il mio sogno ha iniziato pian piano a realizzarsi.»
In collaborazione con Julie Anna Gulenko hai recentemente reinterpretato “Dare to Live / Vivere”, brano scaturito dalla penna di Gerardina Trovato ed eseguito nel 1994 dalla stessa in duetto con il tenore Andrea Bocelli. Da cosa è vi germogliata l’idea di lavorare insieme al singolo e soprattutto come siete riusciti a concretizzarla dato che in questo periodo particolarmente difficile siamo tenuti a stare a distanza?
«In un momento di panico mondiale e di incertezza assoluta l’essere umano ha bisogno di forti motivazioni: perchè non cercarle nella buona musica? Grazie alla tecnologia, alla creatività e al desiderio di incoraggiare gli italiani abbiamo rispolverato questo evergreen scritto dalla mia corregionale Gerardina. Spero vivamente che la nostra versione del brano sia di vostro gradimento!»
Tramite la sensibilizzazione e la cooperazione sociale è possibile sradicare la povertà: questo il messaggio di speranza che intendeva promuovere la cantautrice catanese attraverso la sua toccante canzone. Credi che tramite gli stessi strumenti sia possibile contrastare il diffondersi del contagio da coronavirus? In che modo la musica può contribuire alla causa?
«La musica non contribuisce di per sé a trovare una soluzione ai problemi del mondo ma può certamente essere un mezzo attraverso il quale infondere la giusta positività per farlo. L’ascolto di un brano a noi gradito infonde nell’animo quella serenità di cui tutti abbiamo bisogno. Il buon umore – unito ad una vita sana e ad una corretta alimentazione – favorisce il rinforzarsi del sistema immunitario. La musica non sfama né fa passare le malattie; tuttavia il suo potere terapeutico non è da sottovalutare.»
Nonostante l’isolamento sono in migliaia gli italiani che affacciandosi dai propri balconi sulle strade vuote e buie cantano in coro condividendo con la collettività la propria voce, anche se in alcuni casi poco intonata. Jonathan, a tuo parere in questo particolare periodo storico il canto può essere un ausilio per trascendere le distanze e riaccendere il sentimento di appartenenza alla comunità?
«La musica è presente ovunque c’è vita. Pensate ai soldati che nel corso della guerra marciavano per migliaia di chilometri intonando in coro canti di speranza le cui parole tenevano alto lo spirito. Il popolo italiano sta facendo lo stesso: cantare a squarciagola rilassa il diaframma facendo uscire fuori dal nostro corpo paura e stress. Urlate, cantate, fischiettate e fate sì che la musica riempia le vostre case! Tutto questo non debellerà quel mostro invisibile chiamato coronavirus contro il quale noi tutti stiamo combattendo, ma porterà tanto buon umore in un momento per noi tutti fin troppo triste. Le canzoni che canterete insieme fuori dai balconi con i vostri vicini, nonché compagni di sorte, probabilmente le ricorderete finchè avrete memoria.»
Vincenzo Nicoletti