Venerdì 27 Aprile in uno spazio occupato a via Mezzocannone di Napoli, Erri De Luca ha incontrato tantissimi lettori per discutere del “diritto al dissenso”.
Ma prima di introdurre lo scopo della parola contraria, si è ricordato l’episodio che la scorsa settimana ha visto gli immigrati vittime degli abissi nel Mediterraneo, proprio attraverso una preghiera laica di De Luca, il quale ha rivelato di averla scritta anni fa, a cavallo di tante altre stragi di vite migranti che mai avranno giustizia.
“Gli immigrati di oggi viaggiano peggio degli schiavi. Durante una tratta degli schiavi di un tempo, gli interessi degli schiavisti era di far arrivare la merce, non potevano buttarli a mare, altrimenti non li avrebbero pagati. Era il loro cibo, il loro guadagno e quindi dovevano vivere per essere utili, per servire. Quelli di adesso no, e gli esseri umani sono una merce più redditizia della droga, fin troppo facile da trasportare perché mica la devi imballare. E poi, soprattutto, non serve neanche che arrivi viva, perché il pagamento viene anticipato.”
Erri de Luca parla di gente che deve arrivare da qualche parte. Immigrati, e prima ancora persone che fuggono dalla loro terra per dei motivi precisi, come scappare dalla guerra e dalla povertà. Chiude quest’intervento sull’immigrazione, ricordando che siamo inquilini della terra, e che tutte quelle persone che scappano e arrivano sulle nostre coste, non le si può fermare perché cercano la vita, resistono, soprattutto esercitano il loro diritto di essere stranieri altrove, ricordando che essere stranieri è una caratteristica che potrebbe divenire comune a tutti.
In seguito, Erri racconta al pubblico com’è nata l’unità dei cittadini della Val di Susa, che a poco a poco hanno acquistato una legittimità sui loro territori, per salvaguardare una vallata, un paesaggio, e al contempo tutelarlo dalle polveri d’amianto, “per scongiurare, prevenire una catastrofe” perché se toccato, l’amianto provoca un danneggiamento ambientale irrimediabile.
Proprio con questa identità unitaria, a fianco dell’unanimità di opinione, Erri de Luca dichiara di aver voluto prendere parte alla lotta, in qualità di cittadino, di persona che esercita il diritto a dissentire da un’opera pubblica che si ritiene inutile, costosa, e precisa che l’unico vantaggio non sarebbe l’alta velocità ma una “modesta accelerazione”, perché la TAV farebbe risparmiare 50 minuti sulla tratta Torino-Lione per miliardi di euro che potrebbero essere spesi in altro modo.
Parlare della parola contraria non è semplice per un intellettuale italiano, e lo dimostra il fatto che lo scrittore De Luca sia attualmente sotto processo per incitamento al sabotaggio della Tav in Val di Susa. Se fosse stato un barbiere, un uomo qualunque ad aver sabotato la TAV, i magistrati avrebbero sicuramente chiuso un occhio sul processo, come già dichiarato. Ma un intellettuale, un giornalista, uno scrittore, non possono esprimere liberamente l’opinione propria né quella comune, anche se in Italia siamo tutti Charlie Hebdo. Ciononostante, Erri De Luca ha ancora la forza di opporre resistenza, dissentire ed esporsi fisicamente per l’unica vittima, martire d’Italia: la libertà di parola, la parola contraria.
Alessandra Mincone