demonizzazione, Elly Schlein, mass media
Fonte immagine: https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2020/02/13/elly-schlein-sto-con-una-ragazza-sono-felice_jPWJHYtX9SrF0GknpPk5ZO.html

Lo schema adottato dai mass media è semplice: si inquadra il profilo mediatico adatto al momento, lo si sovraccarica di copertura e se ne esaltano elementi superflui fino a saturare l’opinione pubblica, con il risultato di trasformare quella che all’inizio era popolarità in antipatia e far dimenticare il reale motivo per cui il personaggio in questione ha guadagnato visibilità, attuando un’operazione che possiamo riassumere in tre parole: demonizzazione del merito, come successo di recente con Elly Schlein. Accade spesso cioè che i media, nel presentare un personaggio, un politico, un attivista, ne sottolineino soltanto alcuni aspetti finendo col renderci antipatico chi inizialmente sembrava interessante.

Antipatico perché in certi casi sovraesposto, in altri, invece, più lo sentiamo parlare e più ci rendiamo conto che dietro il bagliore delle prime luci della ribalta vi è una persona che avevamo reputato fin troppo competente, o ancora perché i mass media ce lo rendono tale per la tendenza a sottolineare certi aspetti che forse non erano così rilevanti ai fini di un dibattito pubblico, ma anzi ne facilitano la demonizzazione.

È successo a Greta Thunberg, la sedicenne svedese ormai famosa in ogni angolo del globo per aver lanciato i Fridays for Future e riacceso le coscienze di molti giovani sulla questione ambientale, che è stata accusata di essere pilotata da poteri occulto, di essere incoerente perché in una foto postata sul suo profilo Twitter si intravedevano incarti di plastica mentre era in viaggio in treno e da sempre, più o meno velatamente, insultata perché affetta dalla sindrome di Asperger.

Un conto però sono gli attacchi politici di un avversario o i tweet al veleno di alcuni haters, un conto è quando tutto questo viene replicato dai mass media che si prestano a un certo tipo di narrazione o che non fanno nulla per evitare di replicarla, puntando l’attenzione su aspetti secondari del personaggio e causando una vera e propria demonizzazione del merito.

Elly Schlein e il suo coming out

Elly Schlein, ex europarlamentare, giovane volto della sinistra emiliana si è distinta durante la campagna elettorale per le scorse Regionali in Emilia Romagna, incarnando e rappresentando il volto di una nuova sinistra giovane e progressista. Elly Schlein è letteralmente una “campionessa delle preferenze”, la più votata con oltre 20.000 preferenze, presentatasi con “Emilia Romagna coraggiosa”, lista in sostegno al presidente Stefano Bonaccini.

Elly Schlein, se ve lo state chiedendo, è la stessa che ha chiesto a Matteo Salvini come mai nessun rappresentante della Lega avesse mai presenziato alle sedute del Parlamento europeo in cui si discuteva di immigrazione, nonostante lo stesso partito abbia criticato spesso la gestione dell’Unione Europea in materia, ed è la stessa che durante un’intervista con Daria Bignardi nella trasmissione “L’Assedio” ha fatto coming out.

La scelta di fare coming out da parte di un personaggio pubblico è sempre argomento di dibattito per i mass media: per anni ci si interroga sul perché alcuni personaggi non lo facciano, e quando lo fanno il risultato è quello di produrre un attaccamento quasi morboso alla notizia stessa. Nel caso di Elly Schlein, il punto dell’intervista in cui si parla della sua vita amorosa è un passaggio piccolo, di pochi secondi in risposta a una domanda della conduttrice, che per aggiungere una nota di costume ha chiesto, come fa una zia alla cena tra parenti, “Lei è fidanzata?”.  

Premesso che di certo non è la prima né l’ultima intervista a un politico cui viene chiesto conto della propria vita sentimentale, visto anche come siano gli stessi politici a veicolare momenti intimi della vita quotidiana, quello di cui si può discutere è il dopo: il fatto che, nelle ore successive, ci fossero interi articoli non sulla sostanza, sul progetto politico di Schlein, ma piuttosto sul suo coming out, sul fatto di aver dichiarato nel 2020, in televisione, “Sto con una donna, finché mi sopporta”.

Questo esempio ci fornisce alcuni spunti di riflessione sul mondo dei mass media, sulle modalità di trattamento delle notizie e sulle motivazioni che portano in alcuni casi, come detto, a vere e proprie operazioni di demonizzazione e di rimozione del merito.

Al di là di considerazioni pseudo-psicologiche sul fatto che i bravi ci risultano sempre antipatici perché in fondo siamo invidiosi, il problema consiste nel momento in cui tale debolezza individuale viene inglobata in una dimensione collettiva e giustificata da una narrazione che per fare notizia replica questo meccanismo, riproponendo in continuazione una certa notizia, un gossip, perdendo di vista il focus politico e facendo in modo che le persone si ricordino più di una “grande rivelazione” che di quello che Elly Schlein propone per la sua Regione. Ragioni in parte riconducibili anche alla crisi del giornalismo e dell’editoria in generale.

È chiaro che la vita sentimentale di una politica, poco conosciuta fino a qualche mese fa, può essere molto più “vendibile” e comunicabile per i mass media di un programma politico preciso che implica prassi territoriali forse anche lontane per chi non è emiliano-romagnolo; e non è la prima volta che accade.

Vi è poi un problema di retaggio: viviamo nello stesso Paese in cui nei giorni successivi al giuramento di un Governo, qualche anno fa, si parlò solo del completo blu di una ministra, e meno di due anni fa, in occasione del giuramento dell’attuale Governo, di un altro vestito, sempre blu, di un’altra ministra, con la differenza fondamentale che in quel caso le ministre in questione non avevano ancora dato prova del proprio operato, e quindi l’unica notizia riguardava davvero solo l’inadeguatezza dell’uso del blu elettrico in sedi istituzionali.

Nel caso di Elly Schlein o di Greta Thunberg, invece, ci sono dei meriti comprovati, a prescindere dalle proprie convinzioni politiche: l’aver stravinto delle elezioni e l’aver riportato alla luce un tema di cui probabilmente il mondo negli ultimi anni si era dimenticato; eppure, il giorno dopo l’intervista eravamo tutti lì a digitare “Elly Schlein coming out”, per dimostrare ancora una volta quanto a noi i bravi stiano antipatici e quanto i media sappiano che aspetti mettere in evidenza. Poi, che tutti gli esempi citati riportino casi di donne giovani e intraprendenti, è certamente solo un caso.

Sabrina Carnemolla

Sabrina Carnemolla
Studio Comunicazione Pubblica e Politica a Torino dopo la laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali conseguita a Napoli, la mia città. Un po' polemica per natura, nel tempo libero affronto la dura vita di una fuorisede.

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