Credits: Pexels
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Espressione dell’era storica che essa rispecchia, nel corso dei secoli l’arte, in tutte le sue forme, ha subito una complessa evoluzione e, non c’è dubbio, anche l’arte del nuovo millennio sta facendo molto discutere, dividendo gli animi delle maggioranze. Se le ormai ben note mostre multimediali immersive, tanto in voga negli ultimi anni, fanno ancora storcere il naso ai nostalgici, convinti che il Metaverso sia solo fantascienza, quanto dev’essere lunga la fila di scettici fuori una mostra creata interamente con l’intelligenza artificiale?

Per trovare una risposta a questo quesito andiamo a Bologna, dove dal mese di febbraio presso il Circolo Tennis della città, ha preso forma “Blondance” una mostra fotografica firmata interamente AI e curata dal gallerista Hossein Farmani insieme a Dalia Serenari. La mostra raccoglie una serie di immagini realizzate con l’intelligenza artificiale generate a partire da parole chiave reperite da fonti d’archivio che ricostruiscono i passi dell’emancipazione femminile negli ultimi decenni.

Si tratta di un’iniziativa nuova e coraggiosa che affronta un tasto ancora fin troppo dolente, una tematica della quale non si parla mai abbastanza, ma stavolta presentata in modo del tutto innovativo: si parte da fonti storiche attendibili, gli archivi, e si arriva alla “semplice” immagine per comunicare la storia delle donne che hanno lottato – e ancora lottano – per la tanto anelata emancipazione. Contrariamente ai luoghi comuni e allo scetticismo dominante, la realizzazione di immagini a partire da parole input non crea prodotti asettici e sterili. L’AI permette infatti di sperimentare nuove forme di espressione creativa, dando alla luce prodotti in grado di emozionare e far riflettere.

‘Blondance’ la mostra fotografica sull’emancipazione femminile firmata AI. Credits: IlRestodelCarlino.it

La fotografia, da creazione artistica per pochi eletti, è oggi una vera e propria forma di comunicazione, che allo stesso tempo ha però perso parte della componente emotiva che la caratterizzava. Con i prolungamenti del nostro braccio – i cellulari – siamo costantemente bombardati da immagini che vengono scattate ogni secondo, senza che ci si soffermi a godere dell’attimo né a riflettere, svuotandole di conseguenza di quella carica emotiva che solo pochi fotografi professionisti riescono ancora a cogliere. Per la curatela sull’emancipazione femminile a Bologna si è messo in luce che nel mondo dell’inquinamento fotografico l’intelligenza artificiale permette di ri-emozionarsi ammirando una fotografia. L’AI è infatti in grado di creare dei momenti a partire da una parola chiave, non congela quindi un attimo, bensì lo crea, ricostruendo quell’esperienza che all’occhio umano è sfuggita, aggiungendo un’emozione in più. Si parte dalla realtà, sotto forma di parola-concetto, e si materializza una realtà alternativa, che il gallerista definisce “ultra-realistica”.

L’avvento dell’AI nel mondo dell’arte sta senza dubbio lasciando fiorire nuove forme di espressione artistica e, con esse, numerosi punti di domanda, a partire sul concetto stesso di creazione artistica. Ci si chiede, ad esempio, se opere create interamente con l’intelligenza artificiale prescindendo dall’intelletto umano possano essere definite “arte”, oppure che valore possa avere quest’arte nella quale i più faticano a trovare innanzitutto un senso d’essere e che, se basta scrivere due parole a ChatGPT per essere chiamati scrittori o due parole chiave per creare immagini e diventare fotografi, pare svilire la figura dell’artista. L’AI ci spaventa, inoltre, soprattutto perché finora ci si poteva rintanare nella sicurezza che la differenza tra uomo e macchina risiedeva proprio nell’emotività, apparentemente manchevole nella seconda. Tuttavia, le fotografie presentate alla curatela Blondance emozionano eccome. L’evoluzione dell’AI negli ultimi tempi ha mostrato quanto questo confine sia labile.

Per non cadere in vacue generalizzazioni, bisognerebbe tener presente che le intelligenze artificiali non sono nemici dell’uomo, non sono state pensate per sostituire né tantomeno eliminare il cervello umano. L’AI è un prodotto dell’intelligenza umana creato con l’obiettivo di agevolarne i compiti più complessi e pericolosi e, perché no, scoprire nuovi orizzonti.

In quest’ottica l’intelligenza artificiale si presenta come un’enorme risorsa che sta rivoluzionando il mondo. Nuove iniziative nel campo dell’arte stanno andando in questa direzione e coinvolgono ad esempio, anche il Pan di Napoli, sede di numerose mostre pittoriche, fotografiche, storiche, nonché luogo di riferimento per gran parte della vita artistica partenopea. Per il prossimo anno non si parlerà di Pan se non di MetaPan, un assaggio di ipercontamporaneità nello scenario napoletano. Nei prossimi mesi il centro artistico resterà chiuso per favorirne un ammodernamento della struttura, e le nuove tecnologie e realtà virtuali hanno permesso di sfruttare la chiusura a favore di una perenne apertura, tutta nuova: con la realtà virtuale sarà possibile non solo immergersi nel Pan del futuro, ma anche avere un assaggio della nuova arte digitale.

La presidente del Meet Digital Culture Center, Maria Grazia Mattei, ha infatti spiegato che si tratta di “un progetto particolare di metaverso creato appositamente per trasmettere quello che sarà il Pan in attesa che vengano realizzati i lavori. Non è semplicemente un mondo virtuale, ma qualcosa più: è uno spazio dove gli artisti dell’arte digitale potranno sperimentare nuovi linguaggi e gli artisti dell’arte contemporanea si misureranno anche con i linguaggi digitali. Il pubblico potrà entrare in questo gemello digitale del Pan futuro, creandosi una propria esperienza di quella che è attualmente l’arte contemporanea”.

Digitalizzazione, AI, Metaverso, tutte facce di una stessa medaglia, una novità non troppo nuova che ha sconvolto le vite, facendoci vivere un eterno ritorno al Futuro. In un mondo che corre veloce, anzi velocissimo, i film di fantascienza non sono più così lontani dalla realtà e con la consapevolezza che è in questa direzione che si viaggia, e ad altissima velocità, sta a noi innalzare delle colonne d’Ercole e decidere se superarle, seguendo la pericolosa onda della curiosità, o fermarsi in tempo richiamati dalla voce della coscienza. Con l’evolversi delle tecnologie ci aspettiamo altre iniziative come l’AI Act, un regolamento nato dalla necessità di regolare i limiti etici e la sicurezza dell’utilizzo dell’AI, nell’attesa delle quali sfruttiamo le risorse in maniera consapevole e ammiriamo le creazioni artistiche che i nuovi orizzonti delle intelligenze artificiali ci offrono.

Nunzia Tortorella

Nunzia Tortorella
Avida lettrice fin dalla tenera età e appassionata di ogni manifestazione artistica. Ho studiato Letterature e culture comparate all'università di Napoli L'Orientale, scegliendo come lingue di studio il tedesco e il russo, con lo scopo di ampliare il mio bagaglio di conoscenze e i miei orizzonti attraverso l'incontro di culture diverse. Crescendo, ho fatto della scrittura il mio jet privato.

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