Carlo Gesualdo Raimondo di Sangro
Dettaglio del Cristo Velato. Fonte immagine: Flickr

Ci sono dei palazzi che inevitabilmente portano con sé il segno delle storie che ne hanno abitato i corridoi. Le voci dei protagonisti si possono sentire risuonare tra le loro stanze, i  racconti che si nascondono dietro le immagini dei ritratti austeri appesi alle pareti hanno sapore di leggenda. E allora passeggiando per i vicoletti del centro storico di Napoli, tra Piazzetta Luigi Miraglia e Piazza San Domenico, tendendo l’orecchio verso Palazzo Sansevero si possono sentire ancora le urla disperate di Maria d’Avalos, morta assieme al suo amante Fabrizio II Carafa per mano di Carlo Gesualdo Principe di Venosa, autore di uno dei più scellerati femminicidi della Storia, mentre voltando l’angolo può capitare di vedere tra le grate dei sotterranei di Cappella Sansevero i fumi degli esperimenti alchemici di Raimondo di Sangro, che custodiva gelosamente nella cripta della cappella i segreti del corpo umano e della chimica. 

Carlo Gesualdo Principe di Venosa è stato tra i più fini madrigalisti del Cinquecento. Precursore per molti, con un incauto accostamento, delle istanze musicali del Novecento, Carlo Gesualdo fu un autore di riferimento per diversi musicisti del secolo scorso. Il principe di Venosa, lucano di nascita e napoletano d’adozione, è ricordato però per un avvenimento atroce: assassinò la moglie e il suo amante senza pietà, trascinando poi il corpo dei due sfortunati amanti all’esterno, all’inizio dello scalone di Palazzo Sansevero, per esporre i cadaveri al pubblico dileggio e lavare la sua onta nel sangue. 

Da allora, diverse leggende sono legate al palazzo che si erge a guardia del centro antico di Napoli. Piazza San Domenico Maggiore è costruita infatti su una rete di sotterranei voluta dal principe Raimondo di Sangro, noto scienziato e alchimista napoletano, la cui figura è avvolta in un’aura misteriosa. 

Benedetto Croce ci dice di lui, in un ritratto che coglie la sfumatura macabra della sua personalità, che «quando sentì non lontana la morte, […] provvide a risorgere, e si lasciò tagliare a pezzi e bene adattare in una cassa, donde sarebbe balzato fuori vivo e sano, a tempo prefisso; sennonchè la famiglia, che egli aveva procurato di tenere all’oscuro di tutto, cercò la cassa, la scoperchiò prima del tempo e il principe, come risvegliato dal sonno, fece per sollevarsi, ma ricadde subito gettando un urlo da dannato». Fu un inventore e un cultore dell’esoterismo, già membro dell’Ordine Templare. Su di lui si racconta che la sua morte, il 22 marzo del 1771, fosse stata causata dai fumi di un intruglio preparato con le sue stesse mani, in un esperimento a metà tra scienza e stregoneria. In Storie e leggende napoletane Benedetto Croce racconta che tra i popolani si diceva di don Raimondo che avesse ammazzato sette cardinali per poi realizzare sette sedie con le loro ossa, mentre la pelle fu usata per ricoprirne la seduta. 

Ma del principe-mago forse le opere più riuscite sono le Macchine Anatomiche, conservate e visibili tuttora nella cripta della Cappella da lui costruita accanto alla sua dimora, nella quale anche adesso accorrono in tanti e tante per ammirare quel prodigio di maestria artigiana che è il Cristo Velato, del quale Raimondo di Sangro fu il committente. Ancora una volta, all’opera famosa in tutto il mondo è legata una leggenda: si dice che il principe sia stato il mandante dell’accecamento di Giuseppe Sammartino, autore della scultura, affinchè non potesse replicare la tecnica usata per la scultura del Cristo per altri committenti. 

Che gli esseri umani dai tratti geniali debbano necessariamente vivere all’ ombra di misfatti e delitti non è una legge di natura. Però, nel caso di Carlo Gesualdo e di Raimondo di Sangro, le loro vite dissolute contribuiscono a dipingerne un ritratto affascinante, seppur riprovevole.

Giulia Imbimbo

Giulia Imbimbo
Nata a Napoli a ridosso del nuovo millennio, sono una studentessa di Lettere Moderne, divoratrice di album e libri. Credo nella capacità della cultura umanistica e dell'espressione artistica di rifondare i valori della società contemporanea.

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