La Commissione Europea ha preferito non esprimersi sulla delicata questione della messa al bando del glifosato, pesticida della Monsanto accusato di essere dannoso per salute e ambiente. Il rinvio è a data da destinarsi.
L’Europarlamento aveva assecondato la richiesta dei cittadini europei: rivalutare il legame con la Monsanto e discutere l’abolizione, in tempi più o meno brevi, di alcuni pesticidi tra cui il glifosato ma il rinvio deciso dalla Commissione Europea lascia l’amaro in bocca. La sensazione di un’occasione mancata che allontana le posizioni degli stati membri e che rischia di veder slittare di molto i tempi di una decisione effettiva e vincolante.
Lo studio presentato dal gruppo dei Verdi denunciava i danni dell’agricoltura intensiva, basata sull’uso di pesticidi come il Glifosfato, che non soltanto risulta dannosa per ambiente e salute umana, ma ha portato un incremento dello spreco di cibo nei paesi più industrializzati acuendo una disparità che questo rinvio della Commissione Europea contribuirà ad accrescere. I tempi per una riqualificazione del sistema agricolo sono piuttosto lunghi e gli stessi promotori del nuovo programma, senza pesticidi e nel rispetto dell’ambiente, stimano in almeno tre anni: la proposta, appoggiata da molti stati tra cui l’Italia, la Grecia, la Svezia e l’Austria prevedeva un’abolizione immediata con per l’appunto un periodo massimo di tre anni di tolleranza.
Se da un lato la richiesta dell’Europarlamento rappresentava una risoluzione non vincolante i tempi per una decisione stringono: il 15 dicembre 2017 è in scadenza l’autorizzazione all’uso del glifosato, accusato d’essere altamente cancerogeno, e questo rinvio potrebbe provocare un buco legislativo da non sottovalutare. Da molti fronti partono accuse neppure troppo velate all’esecutivo europeo per una complicità con la multinazionale Monsanto.
Nonostante le ricerche sui danni del glifosato continuano ad accumularsi raccontando uno scenario per niente piacevole, la posizione degli stati membri è varia: l’Italia,come già detto, con Belgio, Svezia, Austria e Grecia sostiene la messa al bando immediata; la Francia ne chiede il rinnovo della licenza per altri tre anni; la Spagna non si opporrebbe a un utilizzo del diserbante per altri dieci anni. Eppure un recente sondaggio condotto in molti stati europei ha fornito risultati inequivocabili: circa il 75% della popolazione vorrebbe un’abolizione immediata del pesticida che è il prodotto più venduto in Europa, brevettato alla fine degli anni 70′ e da quasi venti costantemente utilizzato. Ad oggi l’uso di tale prodotto è vincolato alle scelte dei singoli stati. L’Italia non lo vieta, ma impone delle limitazioni notevoli essendo il prodotto considerato come potenzialmente cancerogeno.
Una valutazione, quella della Commissione Europea, che ha risentito probabilmente del peso economico, ambientale e sanitario della decisione che resta comunque non semplice da prendere: basti ricordare che sostanze classificate come 2A – probabilmente cancerogene sono anche le carni rosse, prodotti chimici usati nei saloni dei parrucchieri e le emissioni ad alte temperature delle fritture. Per completare il quadro, anche il caffè è considerato 2B – forse cancerogeno insieme a sotto aceti e benzina, mentre 1- sicuramente cancerogeni sono alcool e sigarette regolarmente in vendita. Senza dimenticare che anche l’esposizione ai raggi solari provoca, con certezza scientifica, problemi da esposizione a sostanze cancerogene. Alla Commisione Europea il dovere di fare chiarezza tutelando i cittadini anche a rischio di intaccare i privilegi di enormi giganti dell’economia.
Francesco Spiedo