Tutto muscoli e niente cervello, ne siamo davvero sicuri?

Spesso parte della società contraddistingue gli appassionati di sport, o fitness, come persone capaci di pensare solo ed unicamente all’allenamento del proprio corpo. Il collegamento “sport = stupido  ” sembra consolidarsi ancor di più negli ultimi anni tramite social quali Instagram o Facebook, dove foto in costume o in pantaloncino sono all’ordine del giorno. Tutto ciò può essere inteso unicamente come desiderio di mettersi in mostra, che non solo scaturisce dalla moltitudine degli autoscatti che popolano il web, ma anche dal parlare sempre e unicamente di se stessi e del proprio allenamento.

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Praticare sport non comporta affatto la perdita di intelligenza, o l’aumento spropositato del proprio ego. Queste sono conseguenze da attribuire alla personalità del soggetto. Contrariamente a quanto si possa pensare, studi scientifici hanno dimostrato che allenare diligentemente il proprio corpo incrementi la materia grigia.
Le nuove tecnologie di diagnostica per immagini, come la risonanza magnetica e quella ad emissione di positroni ( PET ), ci permettono di analizzare il cervello e i suoi sviluppi a seconda delle fasce d’età, così l’ evoluzione della materia grigia sembra dipendere fortemente dall’attività dei motoneuroni, che sono i responsabili di moltissime attività, e come il nome suggerisce, fautori del nostro movimento. Il medico-psichiatra Nitin Gogtay insieme all’intero staff del National Institute of Mental Health of Bethesda, ha realizzato nel 2004 il più ampio studio morfo-funzionale e dinamico del nostro encefalo, dimostrando l’ispessimento della materia grigia corticale dovuto all’attività fisica e allo sport.
Non solo allenarsi in età giovanile migliora la nostra attività cerebrale, ma conserva quest’ultima in età avanzata, soprattutto nel soggetto che nonostante la sua pelle rugosa, non rinuncia a una corsa al parco la domenica mattina.
Nello stesso anno il medico Molteni ha dimostrato che nei topi l’attività fisica determina la produzione di fattori di crescita dei neuroni, tali da riparare eventuali danni neuronali. Questi “atletici” roditori potendo correre tramite una ruota all’interno della gabbia, da poter usare liberamente senza alcun obbligo, hanno permesso di dimostrare che l’allenamento fisico produce neurotrofina con conseguente rigenerazione delle fibre nervose.
Questa proteina è il risultato non solo dei motoneuroni impiegati, ma principalmente dei neuroni sensitivi.

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neuroni sensitivi nell’uomo sono ampiamente coinvolti nella pratica di qualsiasi sport. Questa tipologia di neuroni permette ” l’ ascolto ” del proprio corpo; grazie ad essi siamo in grado di trasmettere al cervello informazioni del tipo: il modo in ci stiamo muovendo, cosa c’è intorno a noi, il nostro stato di equilibrio, se siamo o meno in grado di compiere ulteriori sforzi ecc.
Elaborando miliardi di informazioni a velocità inimmaginabili, i neuroni sensitivi migliorano le nostre capacità intellettive come la lucidità e il ragionamento.

L’atleta è quindi in grado di elaborare informazioni e prendere decisioni più velocemente rispetto a una persona sedentaria.
Un Marzialista deve anticipare l’avversario, intuire la sua prossima mossa per poter reagire al meglio e vincere l’incontro. Una ginnasta impiega al massimo i neuroni sensitivi per poter eseguire le proprie coreografie ( dove l’equilibrio è ai limiti della precarietà ). Un cestista deve elaborare i propri movimenti e quelli avversari, capire quando bisogna tirare, penetrare o passare la palla, in modo da poter effettuare un canestro.
In particolare gli sport di squadra ( calcio, basket, pallavolo ) e quelli di contatto e combattimento ( MMA, KickBoxing, Taekwondo ), sono da paragonare a una partita di scacchi, dove  bisogna mantenere elevati parametri di lucidità e forza fisica, nonostante l’ossigenazione del cervello e del corpo non sia ai massimi livelli.
Anche i Bodybuilders portano mente e corpo all’estremo, riuscendo ad effettuare esercizi che senza alti livelli di concentrazione risulterebbero devastanti ( ad esempio il Power Clean ).

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Nei prossimi anni il medico olandese Pietes Medendrop analizzerà il cervello di uno dei più grandi calciatori dei nostri anni, per scoprire in che modo la sua mente riesca ad elaborare soluzioni calcistiche in maniera così rapida e creativa. Il soggetto in questione è Lionel Messi e gli studi saranno sovvenzionati dalla NWO ( Netherlands Organisation for Scientific Research ).

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″Il cervello non è un computer ma effettua un calcolo di probabilità. Messi decide se correre, dribblare o calciare in un istante e vogliamo verificare come fa questo la sua testa. Cosa fa sì che opti per una cosa anziché per un’altra? È una questione di efficienza? Tutti prendono delle decisioni senza pensarci, specie in movimento, e sul campo Messi sa dove si trovano gli altri e in un momento decide non solo come liberarsi di una marcatura o dove andare ma anche quale piede utilizzare e cosa fare con la palla″ afferma Medendrop

L’obbiettivo di questo progetto è quello di migliorare la diagnostica medica, le protesi audiovisive e le protesi per il mantenimento dell’equilibrio. Messi potrebbe diventare la nuova stella della medicina.

Con gli anni le Neuroscienze stanno confermando ciò che i Latini già davano per assoluto, ovvero:

″Mens sana in corpore sano″

Bisogna sottolineare che sport e fitness migliorano le capacità intellettive, ma non riguardano la cultura di un individuo. Sappiate distinguere Cultura e Intelligenza senza privarvi di nessuna delle due.

Giovanni Emendato

Fonti:

  • Gogtay N., et al.: Dynamic mapping of human cortical development during chilhood through early adulthood. PNAS U.S.A. 101: 8174-8179,2004.
  • Molteni R., Zheng JQ., Ying Z:, Gomez-Pinilla F., Twiss J:L.: Voluntary exercise increases axonal regeneration from sensory neurons. PNAS U.S.A. 101:8473-8478, 2004.
  • http://www.nwo.nl/en

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