Lo scorso 7 novembre negli scaffali delle librerie di tutta Italia è apparso il nuovo libro di Elena Ferrante: “La vita bugiarda degli adulti”. L’autrice della tetralogia “L’amica geniale” è riapparsa ancora una volta in anonimato e si è riconfermata una delle penne più influenti della letteratura italiana contemporanea.
Indubbiamente il mistero gioca la sua parte: chi è realmente Elena Ferrante? Tutti i lettori, almeno una volta, si sono posti questo quesito: sarebbe bello attribuire un volto a questa penna e a quest’autrice che ha scritto pagine e pagine di romanzi e saggi senza mai svelare la sua identità. Fatto sta che non sappiamo chi sia e, quando ci ritroviamo a leggere i suoi romanzi, dimentichiamo che l’autrice non abbia un volto e un’identità perché siamo così presi dalla sua scrittura che forse non ci interessa saperlo e passa tutto in secondo piano.
Tutto ciò che sappiamo è che la Ferrante è una scrittrice napoletana e il Time l’ha considerata come una delle 100 persone più influenti al mondo. La sua penna, così impetuosa e così passionale, è stata capace di rapire ogni lettore e ogni intenditore di letteratura italiana: in un universo in cui vanno avanti Fabio Volo o Giulia De Lellis, Elena Ferrante è riuscita a farsi spazio in silenzio, con la sola forza della scrittura. In effetti è proprio così: la genialità della Ferrante risiede proprio nella sua scrittura. Si tratta di una penna magnetica che come una calamita si attacca sulla pagina e fa sì che il lettore ne resti completamente ammaliato e incantato: tutto ciò che scrive Elena Ferrante è capace di entrare nella pelle del lettore che si trova catapultato in un luogo e in una data situazione e in silenzio osserva ciò che accade. Il lettore sente sulla propria pelle tutte le sensazioni del momento, si immedesima nella parte e riceve risposte talvolta scontate, talvolta addirittura impossibili.
Nella letteratura italiana, la Ferrante è riuscita a farsi spazio e ad entrarci in punta di piedi: l’esordio risale al 1992 con il romanzo “L’amore molesto” e l’apice del successo è arrivato con la pubblicazione de “L’amica geniale”. Lila e Lenù, le protagoniste della tetralogia, hanno tenuto incollati alle pagine dei romanzi moltissimi lettori di ogni parte del mondo, portandoli nel rione e nella Napoli degli anni ’50 e nelle avventure della loro vita.
“La vita bugiarda degli adulti” è il nuovo romanzo di Elena Ferrante edito anche questo da Edizioni e/o: la casa editrice ne aveva annunciato l’uscita già nel mese di settembre senza svelarne il titolo, la trama o qualche piccolo particolare. Solo una settimana prima è stato reso noto il titolo e la sera del 6 novembre è stata lanciata l’iniziativa “Ferrante Night” in alcune città tra cui Torino, Roma, Napoli e Milano per aspettare la mezzanotte e acquistare subito il nuovo capolavoro della Ferrante.
Anche nel nuovo romanzo che è stato molto influente nel panorama della letteratura italiana contemporanea, Elena Ferrante è riuscita a mettere ogni particolare di Napoli: l’autrice ha descritto con cura e minuzia ogni luogo della città e il lettore si ritrova a camminare ora per via San Giacomo dei Carpi, ora per il Vomero, ora per il Pascone. Napoli è il panorama delle storie di Elena Ferrante, la cartolina che si divide e che raffigura la Napoli di sopra e la Napoli bassa: la città è lo sfondo di ogni avventura narrata dall’autrice che nel suo totale anonimato lascia parlare i vicoli, le piazze, i rioni. Napoli però resta soltanto lo sfondo preciso delle storie raccontate da Elena Ferrante: è il panorama perfetto e utile a inserire le vicende dei protagonisti che risulterebbero privi di senso e di ogni logica se non fossero piazzati nei topoi partenopei.
Giovanna Trada, la ragazzina dodicenne protagonista de “La vita bugiarda degli adulti”, oscilla tra la Napoli di sopra e la Napoli di sotto: si trova a confrontare i posti in cui era nata e cresciuta con i luoghi del basso ventre caratterizzati da colori opachi, degrado e odori pungenti. In realtà Giovanna si rende presto conto che la Napoli di sopra è una città fatta di maschere e di finzioni, di tradimenti e di bugie. Ma soprattutto, Giovanna si accorge che l’adolescenza è il passaggio fondamentale che le consente di entrare a far parte del mondo degli adulti, quello dei grandi: questi stessi grandi che le avevano impartito regole e le avevano insegnato valori, sono quelli che tradiscono ogni aspettativa, che mentono.
La Napoli di sotto, quella che Giovanna vive insieme alla zia paterna Vittoria e con Margherita, Corrado, Giuliana, Tonino e altri, è la stessa Napoli che aveva fatto da sfondo a Lila e a Lenù: Elena Ferrante permette al suo lettore affezionato di ritornare a casa, di rivivere i momenti del rione, le voci e le espressioni dei romanzi de “L’amica geniale”. Ma la Napoli di sopra è, almeno all’apparenza, completamente l’opposto del Rione o del Pascone: è la Napoli del Vomero, alta e benestante. Ma la parte alta della città non è esclusa da tradimenti e finzioni: nel Rione Alto, a Via San Giacomo dei Carpi, si piange e ci si dispera proprio come in fondo ai meandri del Pascone.
Il romanzo è scritto in prima persona da Giovanna che cerca di ribellarsi a questo sistema così insulso e così distante da quello che si era sempre immaginata. Il lettore vive la metamorfosi di Giovanna: la ragazzina arriva a compiere sedici anni e ad assumere le fattezze di una donna. Il petto, le cosce, i capelli, tutto è mutato: Giovanna supera la soglia dell’infanzia e si immette nella via dell’adolescenza e quando comincia a scrivere ammette di essere scivolata all’interno di un circolo senza via di fuga. E allora paragona il suo racconto a un garbuglio che non riesce a sciogliersi:
“[…] Solo un garbuglio che nessuno, nemmeno chi in questo momento sta scrivendo, sa se contiene il filo giusto di un racconto o è soltanto un dolore arruffato e senza redenzione”. (Elena Ferrante, La vita bugiarda degli adulti, p. 9)
Durante la lettura de “La vita bugiarda degli adulti” ci si rende conto che ad essere coprotagoniste insieme a Giovanna sono le bugie. Tutti raccontano bugie su bugie, mentono e fingono e anche Giovanna si adatta a quell’universo menzognero con un atteggiamento a volte spropositato, talvolta giustificato, altre volte inconcepibile. Giovanna Trada affronta la sua vita da adolescente con cattiveria e malvagità, con la consapevolezza di voler infliggere dolore a chi in passato lo ha causato a lei e con la volontà di voler tradire tutte le buone aspettative riposte in lei. La ragazzina intende causare dolore al padre e alla madre che vivono una dura separazione e lo fa lasciando da parte lo studio e i libri e usando cattiveria e ferocia nei loro confronti; tende ad allontanarsi dalle sue amiche d’infanzia, Angela e Ida, perché troppo diverse e troppo perfette, ma comincia a frequentare i figliocci di zia Vittoria provando ribrezzo per Corrado ma tanta ammirazione e una sottile invidia per la bellissima Giuliana.
Il finale del libro è oggetto di critiche da parte dei lettori della nostra letteratura italiana: è un finale aperto, pressoché anomalo ma con uno scopo ben preciso. Elena Ferrante ci ha insegnato che ogni finale ha il suo perché e le sue ragioni: non è necessario un lieto fine (anche la tetralogia de “L’amica geniale” non ha un lieto fine), ma risulta necessario un finale che porti a una riflessione. Indubbiamente è un finale inaspettato, accade esattamente tutto il contrario di quello che il lettore si era immaginato. Le ultime venti pagine de “La vita bugiarda degli adulti” proseguono con un ritmo incalzante e veloce, immergono in lettore in un universo avulso e confuso, convincendolo che sta per accadere proprio quello che ci si aspetta. Non accade quello che succede a Lenù e a Nino: era impossibile che la Ferrante riproponesse in chiave diversa e sotto altre vesti il destino di Lenù a Giovanna Trada. Anche in questo caso, l’autrice non ha lasciato nulla di chiaro, non ha dato nulla per scontato. E i veri lettori della Ferrante avranno certamente chiaro che questo finale così enigmatico è soltanto il terreno di preparazione a un proseguo.
La letteratura italiana contemporanea ha la forza di possedere la penna di Elena Ferrante che è riuscita a creare un proprio lessico e una propria forma di scrittura. In ogni scritto dell’autrice è possibile rintracciare fili conduttori e legami imprescindibili: legami familiari odiosi, amicizie vere e amicizie di convenienza, amori che appaiono impossibili, sesso violento e un’eterna opacità. Tutti i personaggi sono ottimi osservatori: guardano con attenzione tutto ciò che accade nelle loro vite, sono attenti a spiare sotto i tavoli o nelle finestre opache delle botteghe dei rioni, accolgono segreti nei meandri delle proprie anime. E i lettori si sono abituati a questa boccata d’aria fresca quanto intensa che tutte le volte Elena Ferrante è capace di portare: non importa che sia un uomo o una donna, una professoressa spietata o un saggista di fama internazionale. Elena Ferrante c’è, esiste e scrive, ed è bene che continui a farlo per tutti i lettori che restano ammaliati dalla sua penna magica.
Arianna Spezzaferro