Roald Dahl nacque il 13 settembre del 1916. Quest’anno hanno avuto luogo diverse iniziative per ricordare lo scrittore. Una ricorrenza simile non è solo un’opportunità celebrativa, ma anche un’occasione per indagare aspetti meno conosciuti dell’opera di un artista.
Di Roald Dahl spesso si dimentica la qualità di narratore per adulti. Il successo ottenuto dai suoi libri per bambini ha in qualche modo oscurato una produzione altrettano significativa. Un successo mondiale e duraturo, non c’è dubbio. Per fare un esempio, Furbo, il signor Volpe (Fantastic Mr. Fox) è stato incluso da Scarlett Johansson nella lista dei 5 libri che più ebbero influenza su di lei, e la versione cinematografica di Wes Anderson con le voci di George Clooney e Meryl Streep, prestate ai protagonisti, è stato nominato al Premio Oscar.
Esiste, è vero, una serie tv britannica dedicata ad alcuni dei Tales of the Unexpected. Eppure, generalmente il nome di Roald Dahl è associato alla sua produzione per il mondo dell’infanzia, che include titoli come Il GGG (The BFG), Le streghe (The Witches) e La fabbrica di cioccolato (Charlie and The Chocolate Factory).
Eppure, il modo in cui Dahl arrivò alla scrittura, ha poco a che fare con il mondo dell’infanzia. Il gallese era stato un asso del volo durante la seconda guerra mondiale. Dopo un incidente, nel quale il suo aereo si schiantò e prese fuoco, gli fu assegnata una posizione all’ambasciata di Washington. Dahl si annoiava e constatava con imbarazzo che, mentre in Europa si moriva, lì si bevevano cocktail.
Un giorno, il romanziere C.S. Forester bussò alla sua porta con una proposta. Forester doveva scrivere dei racconti per The Saturday Evening Post e chiese a Dahl di raccontargli qualcuna delle sue storie di guerra. I due andarono a pranzo, ma l’asso del volo trovò difficile raccontare tutto a voce, così chiese a Forester se poteva mandargli qualcosa di scritto. Forester accettò di buon grado e i due finirono il pranzo. Dahl si mise alla macchina dalle sette a mezzanotte, spedì tutto il giorno dopo e passate due settimane ricevette una risposta da Forester. L’affermato romanziere ha passato il testo al suo agente, che l’ha venduto al Saturday Evening Post. Nella lettera a Dahl, Forester dice: “Lei è uno scrittore, lo sapeva?”
Così il primo racconto pubblicato dall’autore di Matilde era una vera storia di guerra. Il Saturday Evening Post chiese a Dahl un’altra storia e lui, questa volta, inventò. Da qui cominciò la sua carriera di scrittore di “finzioni”.
L’humor nero e gli elementi grotteschi spesso presenti anche nella sua produzione per l’infanzia prendono il sopravvento nei suoi racconti per adulti. Si pensi alle inquietanti “Pappa reale” e “William e Mary”. Quest’ultimo è caratterizzato da una costante nel lavoro di Dahl, ovvero i difficili rapporti tra i due sessi. Dahl è molto abile nell’invertire certi ruoli che diamo per scontati, facendoci sospettare che la vittima non sia poi così diversa dal suo carnefice. “L’ascesa al cielo”, “Mrs. Bixby e la pelliccia del colonnello” sono buoni esempi.
In generale, Dahl presenta personaggi spesso meschini. A volte sono ricchi uomini annoiati con la passione per le scommesse (“La meravigliosa storia di Henry Sugar”, “Palato”, “La scommessa”). Personaggi che scommettono di tutto: una figlia, una macchina, delle dita. Altre volte sono donne rancorose, stanche dei propri compagni o uomini incapaci di rapportarsi con l’altro sesso (“Caro padre”).
Leggendo “Roald Dahl, tutti i racconti”, non si trova molta speranza per il genere umano. Dahl è uno scrittore che indugia nei dettagli, qualità che lo rende un osservatore credibile e impietoso. Ciò che fa andare avanti nella lettura è la trama che tiene avvinti (e infatti, in uno scritto autobiografico, si legge come la trama fosse per lui la cosa più importante e più difficile da trovare) e l’umorismo cinico che ci fa ridere delle nostre stesse debolezze e meschinità allo stesso tempo in cui le riconosciamo.
Luca Ventura