Diritto all’abitare: pubblicata l’agenda del Social Forum di Bologna
fonte: Flickr

Lo scorso 18, 19 e 20 aprile si è tenuta a Bologna una tre giorni presso gli spazi DAS in cui reti sociali, sindacali, studentesche e gruppi che vanno dall’attivismo ambientale a quello femminista, antirazzista e LGBTQIA+ si sono incontrate per discutere del diritto all’abitare e per delineare i punti cardine di un programma con cui il movimento “Abitare in Movimento”, nato durante quest’assemblea, intende fare fronte comune per vedere approvate alcune misure più che necessarie.

L’assemblea “Casa, margini e resistenze” per il diritto all’abitare

Questo è il nome dell’iniziativa promossa da moltissime realtà quali Agevolando, Alta Tensione Abitativa, Arci, Banca Etica, Cgil, Chiediamo Casa, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Comitato Abitare in via Padova, Comunità San Benedetto al Porto, Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora (fio.PSD), Forum Cambiare l’Ordine delle Cose, Forum Disuguaglianze e Diversità, Gruppo Abele, Legambiente, Nuove Ri-Generazioni, Ocio Venezia, Rete Nazionale Coabitare Solidale, Sbilanciamoci!, Solid Roma, Spin Time Labs, Sindacato Unitario Nazionale Inquilini ed Assegnatari (Sunia), Unione degli Universitari (Udu) ed Unione Inquilini.

Un titolo, tre parole e più di 300 persone che si sono riunite per discutere di investimenti pubblici per il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica e sociale, limiti agli affitti brevi turistici, studentati pubblici, soluzioni per l’emergenza sfratti e molto altro. L’assemblea, iniziata con l’intervento della vicesindaca di Bologna Emily Clancy, ha visto l’alternarsi di riunioni plenarie, gruppi di lavoro e momenti di confronto con esperti come l’urbanista Laura Fregolent e la giornalista Sarah Gainsforth. 

Tutte le attività, i dibattiti e gli interventi di questa tre giorni hanno messo al centro la necessità di mettere in evidenza nell’agenda politica e sociale del nostro paese il diritto all’abitare per cercare di rispondere a una crisi abitativa che, dopo il 2020, ha visto acuirsi disuguaglianze sociali derivanti proprio dalla mancanza di alloggi, dai processi di privatizzazione e di turistificazione presenti nelle maggiori città. A Bologna il mercato degli affitti brevi è in mano a fondi internazionali e aziende i cui annunci sono cresciuti del 41% dopo la pandemia, secondo il ricercatore Mattia Fiore.

A Roma su circa 240.000 famiglie in affitto, oltre 40.000 hanno provvedimenti di sfratto; nel 2019 sono state emesse 4.200 sentenze di sfratto per morosità e 1.400 sfratti sono stati eseguiti con la forza pubblica. L’avvicinarsi del Giubileo, inoltre, rischia di far diventare la capitale un vero e proprio punto turistico, costringendo chi studia e chi lavora a vivere continue situazioni di disagio.

Un ulteriore problema, invece, riguarda invece la “macchina” d’assegnazione di alloggi popolari che, ad oggi, risulta totalmente inceppata: secondo Federcasa, in Italia vive in una casa popolare solo il 3,7% delle famiglie, a fronte del 9% della media europea. Le indagini raccolte da Nomisma 16 parlano di 650 mila famiglie che sono in attesa dopo aver presentato domanda per un alloggio popolare ma che non hanno nei fatti nessuna prospettiva di assegnazione. Si tratta di famiglie alle quali, pur avendo diritto alla casa popolare, il Comune di riferimento non può assegnarla. A queste si aggiungono le famiglie che avrebbero i requisiti per farne richiesta ma che per svariati motivi non la presentano; Federcasa stima in più di 1,2 milioni i nuclei familiari in affitto che vivono una condizione di disagio economico acuto ma che sono fuori sistema E.R.P.

Durante le varie plenarie dell’assemblea, i partecipanti hanno tracciato i punti chiave per cercare di arginare questo problema sempre più consistente e hanno pubblicato, lo scorso 28 maggio, un’agenda in cui le varie realtà che compongono il social forum hanno stilato ben 19 misure che le istituzioni dovrebbero seguire per arginare la sempre più dilagante crisi abitativa del nostro paese.

Le 19 misure dell’agenda

Nel documento pubblicato il 23 maggio scorso, l’unione di movimenti e associazioni che hanno partecipato all’assemblea hanno stilato un documento contenente le 19 misure necessarie perché il diritto di abitazione nel nostro paese sia effettivo ed efficace.

Tra i vari punti, nel documento si chiede un piano pluriennale per l’edilizia residenziale pubblica che dia risposta alle 700.000 domande inevase di case popolari; la sospensione di tutti gli sfratti – soprattutto di quelli per morosità incolpevole – e degli sgomberi al fine di permettere il passaggio da casa a casa; un recupero della città pubblica che porti a una rigenerazione urbana che passi attraverso interventi regionali e comunali volti alla riqualificazione della periferia e messa in sicurezza del territorio dai rischi del cambiamento climatico; la garanzia del diritto alla casa e allo studio per i 900mila universitari fuori sede attraverso l’incremento dei fondi e coinvolgendo Comuni e Regioni nell’integrazione del diritto alla casa come parte del diritto allo studio e l’innovazione della modalità di gestione del patrimonio residenziale con l’obiettivo di ripensare gli alloggi rispetto ai nuovi bisogni della popolazione e anche alla luce dei cambiamenti del concetto di famiglia, favorendo lo sviluppo di servizi socioculturali e la partecipazione diretta a partire dai quartieri.

Riassumendo, quello che le realtà dell’assemblea chiedono, oltre al diritto all’abitare, è il diritto alla città. Ripensare a una città in funzione di chi la abita (e non di chi vi investe soltanto) è indispensabile per garantire il rispetto dei diritti fondamentali e rappresenta l’unica via per la costruzione di una comunità accogliente. Considerare l’abitare come parte del welfare può contribuire a rigenerare le città per renderle luoghi più inclusivi e accoglienti investendo sull’autogoverno delle comunità locali nella progettazione urbana e sociale. Dopo il successo dell’assemblea di Bologna, i movimenti organizzatori hanno concluso la tre giorni rinnovando l’appuntamento nella primavera 2025 nella città di Napoli.

Benedetta Gravina

Benedetta Gravina
Sono Benedetta, ho 26 anni (ma solo all'anagrafe, nell'animo sono ancora adolescente) e sono laureata in Lingue all'università di Roma "La Sapienza". Amo la musica, la lettura, l'antifascismo, i viaggi organizzati all'ultimo momento ma, prima di tutto, il mare: per me il suono delle onde rappresenta la più bella canzone mai composta.

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