Napoli – Nuovo agguato in strada, nel mirino dei sicari questa volta c’è il clan Vastarella.
A due giorni di distanza dall’agguato a Daniele Stara e dalle raffiche di mitra contro la Caserma dei Carabinieri di Secondigliano. Ad un mese esatto dalla ‘stesa’ per le strade di Piscinola e a due dall’uccisione di Giuseppe Calise. La camorra colpisce ancora e questa volta lo fa in pieno Rione Sanità colpendo il clan Vastarella.
Pochi giorni fa, intorno alle 20.00, un commando di sicari in sella a diversi motorini arriva al Club Privato “Maria Santissima dell’Arco”, in Via Fontanelle, ed inizia a sparare all’impazzata. L’obiettivo è colpire il clan Vastarella che di quel club ha fatto una sorta di covo privato. I killer riescono nel loro intento ed il risultato è di due morti e tre feriti. Giuseppe Vastarella, esponente di spicco del clan, e il cognato Salvatore Vigna vengono fatti fuori mentre Dario Vastarella, Antonio Vastarella e Alfredo Ciotola vengono portati di corsa all’Ospedale Cardarelli di Napoli e ricoverati nel reparto di chirurgia d’urgenza.
Il giorno dopo l’agguato, in Piazza Sanità davanti la chiesa di San Vincenzo, spunta uno striscione ad opera del movimento ‘Un Popolo In Cammino’, che ha la stessa valenza di un grido: ‘BASTA VIOLENZE – VIA LE ARMI DA NAPOLI’. Accanto ce n’è un altro con la foto di Gennaro Cesarano, ucciso per errore dalla camorra a 17 anni, proprio in quella piazza, la notte del 5 settembre scorso.
Napoli è ormai una città divisa in due. Da una parte ci sono quelli che non si stupiscono più, che non s’indignano più per l’ennesimo morto ammazzato. Quelli che “s’è sempre sparato, qual è la novità?”. Dall’altra, invece, c’è chi ancora lotta affinché le cose cambino. E’ giusto dare voce a questa parte di Napoli e, a tal proposito, abbiamo intervistato Mariano Di Palma, Coordinatore per la Regione Campania dell’Associazione ‘Libera contro le mafie’.
Per combattere le mafie ed impedire ai clan di continuare ad uccidere per strada, anche in nome dell’associazione a cui appartieni, quale pensi sia la strada da intraprendere? “Libera è una rete di associazioni, realtà, singoli cittadini che da anni pensano che per sconfiggere le mafie servano assieme più cose: più lavoro, più diritti e più giustizia sociale soprattutto. La camorra invade i territori nell’assenza di queste cose. Serve poi cultura, accesso all’istruzione per tutti, serve educare i nostri territori ad un’altra cura della città, del vivere la comunità.”
Ritieni che ci sia stata e ci sia tuttora un’assenza da parte delle istituzioni politiche nella lotta alle mafie? “L’assenza è notevole. Le mafie sono state per anni nascoste dalla politica, ora invece tutti se ne riempiono la bocca. Ma la lotta alla mafia non è uno spot. Manca la politica sana sui territori, quella che non fa accordi con i clan, quella che garantisce diritti, insomma politica vera. In questi anni sia la politica nazionale che quella locale sono state totalmente assenti nel problema della lotta alle mafie.”
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato che il Ministro dell’Interno Angelino Alfano, arriverà in Prefettura a Napoli per presenziare al tavolo sull’ordine pubblico. L’intento del Premier, come ha egli stesso affermato, è quello di “dare il senso di una vicinanza delle istituzioni e migliorare ciò che può essere fatto.” Vista la scia senza sosta di morti ammazzati in strada, pensi che ci sia ancora il tempo per sedersi e discutere invece di alzarsi ed agire? “E’ tempo di prendersi le responsabilità politiche necessarie. Troppi sono i ritardi, decennali. La presenza della camorra va contrastata con urgenza. Non bastano più solo le politiche repressive. Occorre un nuovo modello culturale e di pensiero per contrastare le mafie: abbiamo un patrimonio confiscato alla camorra, un patrimonio in disuso sia pubblico che privato che rappresenta una grande opportunità per posti di lavoro, vero antidoto sociale alle camorre. Renzi e Alfano cominciassero da qui se davvero hanno a cuore Napoli e i napoletani.”
Il Procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo ha, invece, così commentato la scia di sangue per le strade della città: “Abbiamo il monitoraggio dei fenomeni criminali a Napoli, a volte interveniamo con arresti mirati anche pochi giorni dopo un agguato, ma tecnicamente è impossibile prevedere e impedire episodi del genere. Lo ripeto da tempo: oltre al lavoro dei pm, occorre una strategia di medio tempo sul piano socio-economico, ma anche urbanistico, che certo non dipende da noi.”
E se a morire venerdì sera fosse stato anche uno dei tanti bambini presenti in strada mentre i killer facevano fuoco, da chi sarebbe dipeso?
Flora Visone