
La prima stella Michelin arriva nel 2003, la seconda tre anni dopo: dovrà aspettare ben sedici anni per l’ambita terza Stella, ottenuta recentemente. Eppure, Antonino Cannavacciuolo, il celebre chef campano, è entrato nell’Olimpo della gastronomia mondiale con un riconoscimento riservato a meno di 140 ristoranti al mondo.
Antonino Cannavacciulo nasce nel 1977 a Vico Equense. Per Antonino la cucina è una storia d’amore che inizia prestissimo, quando da bambino ammira la nonna che si muove tra i fornelli e insieme a lei impara a preparare i piatti tipici della tradizione campana, come le candele alla genovese
Studia presso l’istituto alberghiero del suo paese, dove suo padre (anche lui cuoco) insegna. A nulla valgono le raccomandazioni dei genitori, che vorrebbero per lui un altro futuro. Antonino su questa decisione non è deciso a scendere a compromessi. E allora la sfida del padre: “Non lo fare questo mestiere, ma se lo fai, fallo bene!”.
Giovanissimo lascia la sua terra per fare gavetta tra il Piemonte e tristellati francesi; la sua è una carriera di curiosità, conoscenze e caparbietà.
Una strada già segnata, che vive anche di un incontro fortunato ad appena 20 anni. Parliamo di Cinzia Primatesta, la donna destinata a diventare sua compagna in cucina e nella vita. L’amore tra Antonino e Cinzia scocca proprio in cucina, quando i Primatesta, proprietari del ristorante L’Approdo, convocano Antonino per una stagione di tre mesi.
Giovani, pieni di sogni e aspirazioni, Cinzia e Antonino si innamorano e nel 1999 aprono Villa Crespi in Piemonte: hanno rispettivamente 23 e 24 anni. Ristrutturano accuratamente la villa, restituendolo il suo volto mediorientale e trasformandola negli anni nel luogo iconico che oggi è votato alla cucina e all’ospitalità.
Antonino ha 28 anni quando nel 2003 sposa Cinzia e ottiene la prima Stella Michelin. Contestualmente ottiene anche le Tre Forchette Gambero Rosso. Dopo tre anni arriva la Seconda Stella.
Nel 2013 c’è il suo esordio in TV nel programma “Cucine da Incubo”; iniziano le sue esperienze televisive da “O mare mio”, “Antonino Chef Academy” a “Family Food Fight”. Ma è “MasterChef Italia” a consolidare Antonino come lo chef più amato in Italia.
Sullo schermo Chef Antonino Cannavacciuolo conquista tutti, portando la sua cucina e la sua veracità, creando un personaggio iconicamente sopra le righe, ma mai costruito.
«Cucinare, per me, è sentire il richiamo dei luoghi in cui sono cresciuto. Accogliere le persone è far scoprire luoghi in cui non sono mai state».
Ed è proprio dalla terra che parte la spasmodica ricerca dell’abbinamento perfetto. Una terra, quella campana, che Antonino si porta sempre dentro, richiamo di un ricordo passato, di odori e sapori di infanzia, che hanno plasmato e delineato un percorso specifico della sua cucina.
I sapori della tradizione reinterpretati in nuove forme, ma senza mai perderne i valori più profondi. Colpisce il rispetto che ha per le materie prime: quelli semplici, poche, ma di alta qualità che lo Chef sa valorizzare in accostamenti mai banali, ma allo stesso tempo richiamo dei sapori più semplici e tradizionali.
Ingredienti simbolo del Made in Italy, come il pomodoro, che rappresenta l’italianità in tutto il suo splendore, quello delle cose buone e genuine. O ancora i limoni, quelli della sua amata costiera, dal profumo inconfondibile. Senza dimenticare la pasta: quella secca, di Gragnano, da servire rigorosamente al dente.
Una cucina di carne e pesce, dove Antonino Cannavacciuolo fa convivere le sue due anime, quella campana a quella da piemontese acquisito, perfetta fusione tra passato e presente, tra tradizione e innovazione. Il suo menù “Degustazione Itinerario Dal Sud Al Nord Italia” non è altro che l’iter metaforico di un percorso di vita, una cucina che fa da ponte tra Sud e Nord.Il talento di Cannavacciuolo è proprio questo: la sua capacità di creare piatti gourmet, dalla grande tecnica, che allo stesso tempo non sovrastano sapori semplici e definiti.
«Non mi sento un innovatore, vado in profondità perdendomi nei sapori della tradizione, cercando di riportarli alla luce in una nuova forma, nel rispetto del valore di ogni ingrediente».
Vanessa Vaia