Ai miei 4 lettori devo una premessa: quello che leggerete sulla coltivazione delle angurie a scuola è assolutamente autentico e non inventato e per convincervene cliccate qui. Letto? Questo articolo ha fatto da molla per queste riflessioni.
Aggiungo che essendo in servizio in una scuola alle prese, come tutte, con le scelte imposte dalla L. 107 (sarebbe la c.d “buona scuola” ma trovo più efficace la definizione di una collega che l’ha chiamata “la scuola alla buona”) in materia di alternanza scuola lavoro, ho pensato di dare un contributo alla discussione con qualche riflessione aggiuntiva.
In realtà un intervento sulla ASL (che non è l’Azienda Sanitaria Locale, ma l’acronimo di Alternanza Scuola Lavoro, ndr) mi frullava da tempo e le angurie di cui avete letto hanno fatto cadere i freni inibitori.
Perché quando si parla di alternanza scuola lavoro negli altri paesi europei (non solo Germania ma anche Francia e Spagna su cui mi sono documentato) si legge di impianti complessivi decisamente di livello diverso da quello della estemporanea coltivazione delle cucurbitacee nostrane.
Perché negli altri paesi le riforme sono sistemiche mica scopiazzature come quelle nostrane. Come si è arrivati alla ASL nella scuola italiana?
Attraverso un “partito della nazione” scolastico che parte dal Ministro Moratti, passa per la Gelmini e si conclude con l’attuale Ministro Giannini. L’idea in sé non è da rigettare, lo ha attestato anche un recente sondaggio nazionale sul sistema scuola, quello che non funziona è che alla base dei provvedimenti c’è l’ideologia del “fare e fare in fretta”.
Insomma le famose “riforme epocali” che accomunano Gelmini e Giannini in un connubio non solo di assonanze ma anche di ideologia. La Giannini ha completato l’opera facendo cadere, secondo lei, una sorta di steccato, quello dei Licei che fanno l’alternanza.
Perché niente è più lontano, sostengono in molti, da questo tipo di scuola che l’attività pratica, il completamento necessario ad una formazione intellettuale umanistica di tipo gentiliano. Peraltro manco messa in discussione dall’ultima “riforma epocale”, quella del riordino gelminiano di Licei, Tecnici e Professionali.
Per cui un primo interrogativo è: ma con l’alternanza immaginiamo di cambiare fisionomia ai Licei? E lo facciamo senza mettere mano al curricolo e cioè a quello che gli studenti studiano? Con risultati che sfiorano il ridicolo.
I dati a disposizione per lo scorso anno parlano di un uso spropositato, nei Licei italiani, non di esperienze concrete e reali ma di un divertissement chiamato “azienda simulata”. Come si possa fare simulazione d’azienda senza manco sapere cosa sia è un mistero buffo tutto italiano. Perché in tutti i Licei, tranne uno, non si studiano le materie giuridico-economiche e si sa che, in Italia, l’azienda si fa con la poesia..
Comunque la L. 107 estende l’obbligo dell’alternanza scuola lavoro per 200 ore nel triennio dei Licei dallo scorso anno e quello che prima era sperimentazione diventa un obbligo per tutte le scuole a prescindere, avrebbe detto Totò: “dai problemi e dalle opportunità reali di poterla attuare”.
Per ragioni di spazio faccio solo presente che in Germania le aziende sulla ASL investono e qui da noi la prima richiesta di Confindustria per favorire la partecipazione delle associate è stata di sgravi ed agevolazioni. E le scuole si arrangiano con le angurie.
E’ fuori discussione che fare, per moltissimi dirigenti scolastici, è prioritario. Perché dovendo essere valutati non si è inclini ad assumere posizioni ferme e coraggiose e magari coerenti con il profluvio di posizioni teoriche sulla “scuola nuova” che spesso rovesciano nei collegi docenti.
Fare, bisogna fare, fare cosa e perché, è, evidentemente, una domanda assolutamente secondaria.
Io ho letto con attenzione le motivazioni (il rapporto col territorio, l’educazione alimentare, persino una icona come Carlin Petrini benedicente ed evidentemente assurto a faro oltre che dello slow food anche della slow school ecc. ecc.) ma poi mi sono fatto prendere dalla curiosità di sapere qualcosa in più sull’IIS di Abbiategrasso.
Mi ero detto che, probabilmente essendo un Istituto Superiore (denominazione che connota la presenza di indirizzi di studio anche diversi come licei e tecnici insieme) c’era una coerenza fra la scelta di coltivare angurie ed almeno un indirizzo di studio. Ho cercato sul sito della scuola, perciò, sezioni di agraria, agroalimentare e agroindustria (il vecchio ITA pre-Gelmini). Ahimè ricerca vana perché ci sono solo sezioni di amministrazione, finanza e marketing e area delle relazioni internazionali con il marketing.
Ed allora Di Pietro avrebbe detto “che c’azzecca?”. Poco o nulla perché gli studenti le angurie le hanno coltivate mica commercializzate. Allora ho pensato che sono io ad essere troppo esigente nel pretendere un nesso tra indirizzi di studio ed attività di alternanza scuola lavoro.
Perché ci si immagina che un nesso debba esserci altrimenti perché, ad esempio, prevedere un diverso monte ore tra Licei e Tecnici e Professionali? Ma, forse, quello che si vuole è solo introdurre accanto alla dimensione teorica dello studio la dimensione del saper fare impresa proprio come attività manuale e pratica.
Ed è stato quando sono giunto a questa conclusione che mi si è aperta la mente e sono stato pervaso dalla gioia. A sessant’anni Giannini, Renzi, Faraone , in realtà mi vogliono far ringiovanire almeno come docente.
Perché altro che educazione tecnica (come si chiama ora) in realtà torniamo alle applicazioni tecniche della mia scuola media quando si trafficava con batterie e lampadine, altro che la fisica nucleare o le tecniche del compostaggio di cui si ciancia ora.
Ed allora lancio un’idea: lasciamo perdere le angurie (che sono pure stagionali) mettiamo gli studenti (tutti e a prescinder da quello che studiano) a riparare porte ed infissi delle aule, riparare tapparelle e sostituire galleggianti nei bagni e a quelli più motivati magari gli facciamo fare gli impianti elettrici e le reti LAN in rame o fibra ottica.
Si risparmiano un sacco di soldi, si rendono vivibili le scuole e si rispetta la L. 107 senza se e senza ma. In fondo l’alternanza scuola lavoro è legge e le leggi, si sa, vanno rispettate.
A prescindere, avrebbe detto Totò…
Ps: rinuncio pubblicamente ad eventuali proventi legati alla proposta e prometto anche che non fonderò alcuna associazione per inondare le scuole di brochures patinate e proporre convenzioni. Tanto di falegnami, idraulici ed elettricisti è piena l’Italia…
Franco Labella
@francolabella1