C’è sempre una grande tensione quando si parla di un film come Avengers Endgame, perché si avverte la sensazione di aver assistito a un evento, e non ad un semplice film colossal. Si è consci di essere stati testimoni di un’opera che, per quanto devota alla logica commerciale, verrà ricordata senza ombra di dubbio come punto d’approdo e glorioso del genere di riferimento e, pertanto, tramandata ai posteri come film manifesto di un’epoca. Via Col Vento, Avatar, E.T., insomma, siamo in quell’Olimpo lì.
Quindi, chi fa critica si sente un attimo in difficoltà, sa che – come quando piombano i poliziotti a casa sua ed è colpevole di qualcosa – qualunque parola detta, nel bene o nel male, sarà utilizzata contro di lui.
Dato che il nostro destino è ineluttabile, non vi tedieremo con le introduzioni. Se siete qui è perché avete già visto Infinity War dei Marvel Studios,già conoscete l’epilogo della pellicola, chi erano i sopravvissuti e cosa sarebbe più o meno successo in questo atto conclusivo.
Via il dente, via il dolore.
Avengers Endgame inizia e i Marvel Studios, contrariamente ai pronostici, disorientano subito lo spettatore giocandosi la carta sorpresa: la decapitazione del villain dopo nemmeno quindici minuti di film. Questa prima parte che fa da incipit e da raccordo con Infinity War – e che si conclude proprio con la sequenza del titano – è doverosamente schematica e frammentaria volta a mostrare concretamente le conseguenze dello “snap” di Thanos del primo film. Una parte molto suggestiva grazie a una regia che gioca magistralmente con gli spazi presentando ambienti vuoti, persi nella desolazione, dove aleggia asfissiante un senso di lutto e mutilazione, sul pianeta Terra come nell’universo, nei personaggi principali quanto nelle persone comuni.
Dopodiché Avengers Endgame parte per davvero: un film a due volti, deludente sul piano dell’ispirazione e della gravitas (ovvero manchevole di una carica e un’attenzione drammaturgica soprattutto nei momenti topici in cui ci saremmo aspettati toni ben più angoscianti) ma impavido e meritevole nel rompere con il canone supereroistico e col poema epico mostrato al cinema. Abbiamo, infatti, un supereroe diventato goffo e imprensentabile nel momento cruciale, carnificato nel Thor panzone, una scrittura camaleontica che alterna momenti leggeri ad altri seriosi e che disdegna lo stile cupo anche nel passo di avvicinamento all’epilogo finale – cosa che invece avviene in altre saghe di successo rispettose dello standard.
Inoltre, la sceneggiatura Avengers Endgame, segue sì il topos ricorrente dei film sui supereroi (con questi ultimi impegnati a far fronte alla minaccia che ha preso il sopravvento) ma sorprendentemente opera un sostanziale cambiamento di rotta a monte: non ci sono buoni che difendono la norma morale da un mondo tendente al disordine (pensiamo al Batman e al Joker), ma l’esatto opposto: sono gli eroi, gli Avengers, che corrono dietro a un naturalistico disordine, e Thanos, il villain, che cerca ostinatamente un surrogato di ordine e di equilibrio. Da una parte la natura, la casualità, interpretata dai Vendicatori, dall’altra parte Dio.
Soffermiamoci, in questo senso, su quello che è il cattivo meglio scritto dell’universo Marvel nonché il più erudito: Thanos. Lui è la morte (l’altra faccia di Dio) camusiana, “ineluttabile” come cita testualmente parlando di se stesso il titano. Ebbene, se la morte, se Thanos, non si può evitare, ma al massimo tardare, l’unico modo per apprezzare la vita – vissuta in maniera sofferta dall’individuo in quanto destinata a dissolversi – sta proprio nell’apprezzare la sua finitezza.
Avengers Endgame invita, senza troppe metafore, a godersi il qui ed ora, gli affetti, le passioni, i fugaci momenti di felicità con le persone che amiamo e rispettiamo. E tutto questo lo sublima visivamente mostrandoci la scelta di Captain America di passare il resto dei suoi giorni nel passato al fianco del suo unico vero amore, o quando, volendo stimolare questi buoni propositi, ci mostra l’abbraccio di Occhio di Falco con i suoi cari o, ancora, il ritorno a casa dei Vendicatori sopravvissuti.
D’altronde, si chiede Albert Camus, e ora anche i Marvel Studios, se gli abbracci fossero senza fine, se le persone incontrate fossero ogni giorno nuove e diverse, se le famiglie fossero sempre più allargate genealogicamente parlando se, insomma, l’uomo fosse immortale.. sicuri che riuscirebbe ad apprezzare la vita per davvero?
Forse abbiamo davvero bisogno di un Endgame.
Enrico Ciccarelli
Enrico complimenti per il comment e le delucidazioni sociofilosofiche del film. Alcuni aspetti che ha evidenziato non li puoi cogliere quando vedi il film una sola volta. Tutti gli aspetti belli di questo film li ha citati, ma rimane comunque una trama che non sta in piedi e deludente sotto troppi aspetti. Il film doveva essere un comic movie o i fratelli russo si sono sentiti Christopher Nolan per un momento? Fino a inifinity war c’era l’eroismo dei fumetti, dopo undici anni ci stava un focus approfondito sull’umanità dei personaggi ma questo non è film sui fumetti. Fino ad infinity war lo è stato, è andata male la trama solo perché è arrivato uno più forte di loro, ma cos’è questa introspezione finale tutta d’un tratto? Non si erano mai arresi e ora? Anche perché scusi ma Tony stark ci mette due minuti, ma due di numero a trovare la soluzione. Che vendicatori siete? Se ti chiami vendicatore vendichi quindi prima prevedo una sconfitta in qualche modo. Ecco che finalmente ce l’hai, perché prima di allora mai hai perso una volta e ti arrendi? Ma che roba è? Secondo mi spiega lei i casini temporali giustificati in maniera incomprensibile dai fratelli russo? La prima volta che cinematograficamente il tempo ha una valenza tutta loro, sono 100 anni che si fanno film sul tornare indietro nel tempo e questi cambiano le regole così? Mi scusi ultima cosa poi non la tedio più. Se metti focus, e crei addirittura un film su un personaggio che sembra debba rivoluzionarti la situazione, alias capitan Marvel di quella bella figliola di Brie Larson, ma che cosa è servita?
Il film da lei benissimo analizzato non doveva essere questo secondo me. Poi loro possono e devono fare quello che vogliono, ma questo film andava bene per il Batman di Nolan per com’era costruito quell’universo. Tutto ciò è totalmente fuori dagli undici anni precedenti. Non vorrei che stan Lee fosse il reale timone della baracca e una volta mancato lui i restanti si siano fatti prendere da deliri di onnipotenza.