Negli Stati Uniti d’America è stata abolita oggi dalla Corte Suprema la storica sentenza Roe v Wade che legalizzava l’aborto. Dalla sentenza della Corte Suprema si legge «La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto e l’autorità di regolare l’aborto deve ritornare alle persone e dai rappresentanti da loro eletti» avvenuto dopo una votazione con 6 voti a favore e 3 contrari. La decisione è stata presa a seguito del caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization del 2018 dove il Centro per i diritti riproduttivi dichiarava incostituzionale da parte dello stato del Mississipi proibire l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane.
Il giudice Samuel Alito, quando trapelò su Politico il 3 maggio 2022 la bozza del documento intitolato “parere della Corte” dove veniva indicata la volontà della Corte Suprema di annullare la legge del 1973, affermò che «Roe aveva torto sin dal principio. Le sue ragioni erano eccezionalmente deboli e la decisione ha avuto dannose conseguenze. Noi sosteniamo che Roe e Casey vengano respinte. È tempo di prestare attenzione alla Costituzione e restituire il problema dell’aborto ai rappresentati eletti dal popolo» e alla fine ha vinto la sua visione dell’aborto.
La legge prende le mosse dalla Roe vs Wade, una pronuncia della Corte suprema del 1969 che vide come parti una donna e lo stato del Texas. Jane Roe è lo pseudonimo di una ragazza texana identificata poi come Norma Leah McCorvey, mentre Henry Wade rappresentò il Texas. Negli Stati Uniti di quegli anni l’aborto era un reato, una donna poteva sottoporsi all’interruzione della gravidanza soltanto se fosse stata in pericolo di vita a causa del parto. In Texas, poi, si poteva abortire solo se la donna fosse stata vittima di stupro. Jane Roe aveva raccontato che il padre del feto fosse un uomo violento e che era stata vittima di uno stupro. Molto dopo l’arrivo della terza figlia di Jane Roe – che poi diede in adozione – la sentenza arrivò alla Corte che votò a favore della richiesta della donna stabilendo che, sebbene la Costituzione americana non trattasse apertamente il diritto all’aborto, questo venisse tutelato dal diritto alla privacy con il nono e 14esimo emendamento. Il giudice Henry Blackmun scriveva che questo diritto deve «prevalere sugli interessi regolatori degli Stati». Questa sentenza ha fatto sì che ogni Stato americano sia libero di legiferare sull’aborto, purché mantenga la possibilità di abortire. Un’altra sentenza a cui fa riferimento la bozza è quella del 1992: la Planned Parenthood of Southeastern Pennsylvania vs Casey: essa ridefinisce alcune disposizioni che riguardano i diritti all’aborto della sentenza di Roe vs Wade, ossia che gli Stati non possono applicare limitazioni all’aborto che creerebbero ulteriori problemi inutili alle donne che decidono di interrompere la gravidanza.
Con l’abolizione della sentenza di Roe v Wade non vuol dire che l’aborto diventerà automaticamente illegale in tutti gli Stati Uniti. Adesso gli Stati avranno più potere di disciplinare l’aborto: molti potrebbero mantenere le leggi che lo tutelano, mentre altri potrebbero adottare misure più restrittive. Secondo il Center of Reproductive Rights, 24 Stati potrebbero eliminare il diritto all’aborto, mentre per il Guttmacher Institute ci sarebbero 26 Stati che potrebbero cambiare sostanzialmente i limiti che ci sono per sottoporsi all’interruzione di gravidanza. In Oklahoma è stata firmata giovedì 26 maggio dal governatore repubblicano Kevin Stitt la legge sul divieto all’aborto più restrittiva d’America: l’interruzione di gravidanza è vietata sin dalla fecondazione e i privati cittadini possono fare causa a chi la pratica o la induce “consapevolmente” e in Louisiana c’è una proposta di legge per classificare l’aborto come omicidio.
Poco dopo la notizia dell’abolizione dell’aborto sono partite le proteste fuori la sede della Corte Suprema. I manifestanti aumentano di minuto in minuto e i rappresentanti anti-abortisti hanno esultato abbracciandosi appena ricevuta la notizia del passaggio dell’abolizione. Ancora una volta una guerra ideologica è stata combattuta sul corpo delle donne cancellando il diritto di poter decidere del proprio corpo da un’istituzione che dovrebbe tutelare i suoi cittadini.
Gaia Russo