Goliarda Sapienza è stata una pietra miliare della cultura antifascista: scrittrice, attrice e divulgatrice dell’ideologia femminista, ha viaggiato e ha fatto viaggiare il suo pensiero, sfidando l’oppressione e le menti più conservatrici. La sua produzione letteraria scandisce la sua biografia e si districa, riproducendo fedelmente o lasciandosi ispirare, tra gli episodi che più hanno contribuito alla costruzione della sua solida identità.
Goliarda scrive Appuntamento a Positano (edito da Einaudi) nel 1984, ma il romanzo- come molti altri- resta inedito e vede la luce nel mondo dell’editoria solo grazie alla persona di Angelo Pellegrino. L’autrice scopre Positano attraverso il cinema: la prima volta per girare col regista Maselli il documentario Festa a Positano, la seconda mentre era alla ricerca di esterni per le riprese del lungometraggio Gli sbandati. Nel romanzo, il suo ultimo e quindi stilisticamente più maturo, Goliarda ha però l’intenzione di invertire e rimodellare gli eventi per esigenze narrative.
«Positano sana di tutto, ti apre la mente sui dolori passati e t’illumina su quelli presenti, spesso ti salva dal cadere in errore.»
Positano per Goliarda Sapienza: la pace e l’ispirazione artistica
Dopo una guerra mondiale che si è imbattuta su un’Italia già di per sé fragile, la miseria che ne è conseguita sembra essere rimasta ai confini di Positano. Goliarda Sapienza, come scrive Pellegrino, era una siciliana dalla specie etnea e questo vuol dire che per lei il mare era forza nativa e distruttiva insieme: erano i flutti che hanno distrutto la Provvidenza dei Malavoglia e le profondità che celavano le gesta di Scilla e Cariddi. Quest’altra faccia del Mediterraneo la spaventava, la calma l’avvertiva come aliena, ma al contempo magica. Questa assenza della tragicità nella sua natura matrigna e panica ha permesso a Goliarda di concedersi una pausa e di contemplare sia ciò che era fuori che quello che era dentro di lei.
Durante uno dei suoi soggiorni a Positano, ad esempio, è nato il personaggio di Modesta, protagonista dell’Arte della gioia (il romanzo che l’ha resa celebre, edito da Einaudi) suo alter ego e voce del suo pensiero politico. Modesta è sfrontata e irriverente, nata in una famiglia poverissima in un piccolo paese della Sicilia, inizia un percorso di formazione che procede di pari passo con la scoperta della sua sessualità. Da donna vissuta durante il periodo fascista, Modesta ha subito ogni forma di chiusura e di reclusione: l’infanzia segnata da genitori padroni; l’adolescenza dalle suore del convento che la ospitavano, col fine di purificarla dei peccati che l’hanno macchiata; la maturità trascorsa segregata presso la famiglia amica della madre badessa. Dalla clausura all’isolamento della vita domestica, Modesta/Goliarda Sapienza è sempre riuscita a manovrare le sue pedine a suo piacimento, riuscendo a intessere legami politici e romantici e a partecipare alla vita sociale, ritagliandosi una libertà guadagnata a morsi e a rinunce. La realtà e la finzione si intrecciano e si incastrano. Dalle mura domestiche Modesta si interfaccia con la lotta partigiana e la sua fame di libertà dall’oppressione, costantemente e nevroticamente ricercata, si esplica anche nella volontà di rendere apolitici e desessualizzati i corpi femminili.
La vera Goliarda Sapienza (come la fittizia Modesta) intesse relazioni saffiche e nel romanzo “Appuntamento a Positano” l’oggetto del suo desiderio si personifica in Erica, una donna dalle sembianze angeliche che prende vita traendo ispirazione da un’amica di Goliarda Sapienza, morta suicida. Se infatti inizialmente Erica è descritta come una ninfa di un quadro, un essere apparentemente perfetto e irraggiungibile, nello svelarsi manifesta un animo inquieto e tormentato, nel suo essere ambiguo e imperfetto assume tratti concreti e realistici: «aveva in sé un lato diabolico – come se non ce lo avessimo tutti un diavolo dentro».
«Tutti abbiamo un diavolo dentro»: la dissoluzione del locus amoenus
Il personaggio del romanzo di Goliarda Sapienza, Erica, affronta il dissesto economico e il crollo di tutti i suoi punti di riferimento con determinazione, rifugiandosi- appena può- nella sua adorata Positano. La sua è una storia di formazione: una ragazza di buona famiglia indirizzata a una vita di ricchezza e di superficialità ha invece dovuto affrontare ed elaborare i dolori e gli affanni più intimi, fino a comprendere la verità più crudele, che le si attacca addosso e non le permetterà di continuare a vivere: «purtroppo per essere in grado di crescere sembra che devi odiare anche chi ami […] Quanto mi spaventavi quando mi dicevi che l’unica certezza sta nel dubbio e nell’accettazione del diverso, e perfino di quel lato scomodo che noi cristiani indichiamo come male».
Erica, una bambina sempre allegra, perde la sua luce e inizia a odiare se stessa con tutte le sue forze, evita gli specchi, perché il suo riflesso le appare deformato da quelle che lei avverte come brutture del suo essere interiore. A rasserenarla è solo il mare. La costiera amalfitana assume le sembianze della Procida di Elsa Morante, il locus amoenus paradisiaco in cui Arturo vive la sua infanzia in tutta la sua purezza, prima di partire per Napoli e di macchiarsi con la violenza e l’atrocità della guerra. Tuttavia, le due protagoniste sono già adulte e la loro è una fuga consapevole dall’aridità e dalla crudeltà del mondo. Il loro forzato ritorno alla realtà è detto come “ritorno alla vita vera” poiché sembrava che: «la guerra di trincea, fuori dal pianeta Positano infuriava sempre più man mano che la pace si solidificava in Italia e in Europa.»
Man mano che gli anni passano l’impronta globalizzante del capitalismo si propaga e raggiunge anche gli antri più nascosti. La paradisiaca Positano non può più celare le sue atmosfere, poiché queste non sfuggono al massiccio fenomeno della turistificazione e, come se fossero merce ordinaria, è assegnato loro un prezzo. Già dalla prima strada asfaltata, Goliarda Sapienza nota un primo importante cambiamento: quel luogo non è più suo e sta man mano perdendo la sua intimità. Con l’arrivo dei turisti e dei visitatori aumentano le voci che spezzano l’incantesimo di pace. Sono anche voci di violenza che come un ariete abbattono le mura e lasciano trapelare la realtà fatta di guerre e di rovina. E così anche Positano diventa parte del mondo e inizia a combattere le sue battaglie.
«Eh, signora Goliarda, il diavolo esiste, altroché! A ogni generazione prende forme diverse. Per voi è stato il fascismo, per noi i soldi e temo, guardandomi in giro, che per questi bambini sarà qualcosa di più terribile… la droga.»
Alessia Sicuro