Venerdì in occasione dell’inaugurazione della sede elettorale a Roma del suo partito, Matteo Salvini si è detto poco interessato “alla beghe politiche” di questi giorni, poichè a suo avviso “non è in ballo la leadership (del centrodestra, ndr)”, ma questioni concrete come la politica degli asili.
Ancora una volta, insomma, Salvini ha fatto sfoggio della sua arte “non-comunicativa”, la negazione che significa affermazione, o quantomeno suggestione.
Come quando nell’immediato post-attentato di Bruxelles il leader della Lega esibiva trionfante un cartello con su scritto “io non ho paura”, adesso ci tiene a precisare che la leadership non è in ballo. Negò al tempo che si dovesse avere paura degli attacchi terroristici, nonostante il suo consenso tutt’oggi si basi su quella paura, e adesso nega che un appoggio di Berlusconi alla candidatura della Meloni lo consacrerebbe sempre più come leader del centrodestra. Lo sa e lo comunica negando.
In questa nube di detti e non-detti, l’unica cosa certa sembra essere per il momento la scadenza per la presentazione delle liste con annessi candidati sindaco: entro il 7 maggio le “beghe” troveranno una loro conclusione, e sono dunque questi i giorni in cui la svolta risolutrice può arrivare da un momento all’altro.
Davide Bordoni, coordinatore romano di Forza Italia, ha annunciato in settimana che gli azzurri anticiperanno addirittura la presentazione delle liste al 29 aprile, ribadendo la fiducia a Bertolaso.
Eppure nonostante tutti sembrano aver fatto la propria scelta (Berlusconi con Bertolaso, Salvini con Meloni), si ha la netta sensazione che di definitivo non ci sia ancora nulla.
I motivi per cui una tale composizione delle liste sembra impossibile a realizzarsi sono molteplici. Il primo di questi è che così molto probabilmente il centrodestra non potrebbe competere con i propri avversari, i sondaggi danno Bertolaso come nettamente sfavorito rispetto ai candidati di PD e M5S, Giachetti e Raggi, e, sebbene la corsa solitaria della Meloni privata dell’appoggio di Berlusconi potrebbe raccogliere maggiore consenso, questo non dovrebbe bastare nell’ottica di un ballottaggio con la pentastellata Raggi, ad oggi favorita, e non invisa all’elettorato di sinistra della capitale.
Inoltre è chiaro che una frattura su una piazza fondamentale come Roma comporterebbe con ogni probabilità una divisione di dimensioni più ampie anche a livello nazionale, forse non immediata, ma comunque destinata ad avvenire.
I più prudenti membri di Forza Italia ricordano a Berlusconi che insieme alla Lega si governa da tempo in molti comuni e regioni, e gli effetti di una frattura netta potrebbero pregiudicare i rapporti anche lì. Sembra impossibile che dunque Berlusconi possa riproporre a livello locale quella diversificazione di alleanze che gli era valsa la vittoria alle politiche del ’94, quelle della sua “discesa in campo”. Allora il Presidente del gruppo Mediaset percepì che al Sud il brand Lega Nord sarebbe stato debole e, dunque, in quelle regioni sostituì i padani con MSI, sicuramente più radicato. Ma ad oggi i sondaggi danno Forza Italia a poco più del 10% ed una eterogeneità senza una leadership forte diverrebbe di fatto caos.
La sensazione è che se strappo dovesse essere, Berlusconi di certo non si servirebbe di Bertolaso per compierlo, bensì di un candidato ben più forte come Marchini.
Marchini, per il momento, si è candidato in solitaria, mentre le sue gigantografie massicciamente sparse per la capitale garantiscono “Liberi da partiti”, in uno stile a dire il vero assai vicino a quello del primo Berlusconi.
Se si pensa poi alle dichiarazioni non apertamente ostili nei confronti del costruttore rilasciate da Bertolaso stesso ai microfoni di Radio Città Futura il 29 marzo, una scelta di tale genere sembra tutt’altro che improbabile.
Starà ai sondaggisti del Cavaliere valutare se il gioco potrebbe valere la candela. Di certo, qualora ci fosse la possibilità di vincere con Marchini, la virata potrebbe essere una delle ultime, se non l’ultima, possibilità di Berlusconi di confermare con decisione la sua leadership, con l’ausilio di un volto nuovo.
Valerio Santori
(twitter: @santo_santori)