Qualche giorno fa, a Salerno, si è tenuta un’asta riservata ad una serie di immobili, durante la quale è stata venduta tra gli altri, la storica sede dell’associazione onlus Spazio Donna, nonché di tutte le femministe salernitane che dal 1980 sono state il punto di riferimento dei movimenti di lotta per l’emancipazione femminile, dedicandosi sempre all’assistenza di tante donne vittime di violenza.
I locali, situati in via Vittorio Veneto, sono stati venduti per 826 mila euro, circa 50 mila in più rispetto al valore inizialmente stimato di 780 mila euro. Ad accaparrarsi il possesso dell’immobile è stata la società Emme Due S.a.s. di Motta Carmela & C, con sede in via Acquasanta.
È ancora incerto il destino che attende la casa delle femministe. La neo proprietaria società, specializzata in locazione immobiliare, non ha ancora espresso nulla a riguardo.
Quel che conta è trovare al più presto una nuova sistemazione per il centro anti-violenza, perché Spazio Donna continui a garantire un punto di riferimento per le problematiche femminili, e non solo. Ed è proprio per ribadire questa esigenza che sabato mattina è stata organizzata una mobilitazione che annuncia di ampliarsi nei prossimi giorni con nuove iniziative, che andranno oltre il semplice corteo, in collaborazione con il centro sociale Jan Assen e l’ associazione culturale Andrea Proto.
“Perdita di spazi sociali vuol dire soprattutto perdita di momenti di libertà. Il tasso di civiltà di una città o di una comunità è misurabile dal livello di emancipazione culturale, di relazione, dal livello di qualità della vita, dall’equità sociale, dalla libera fruizione dei servizi pubblici: sport, sanità, trasporti, assistenza sociale, studio, etc… Sono questi i fattori e le condizioni che dovrebbero innalzare, valorizzare e consolidare il senso di appartenenza ad una comunità di cittadini”.
Queste le severe, ma giuste parole pronunciate dai membri del centro sociale. Jan Assen si è sempre distinta per il suo lavoro di assistenza ai più deboli e per il forte impegno civile, sfortunatamente sempre ostacolato da coloro i quali si professano garanti di uguaglianza e giustizia.
Bisognerebbe quindi interrogare noi stessi sul perché si agisca in questo modo, e su quale vogliamo che sia il destino della nostra comunità.
Maria Iemmino Pellegrino