“I versi di Pablo Neruda sono scritti, più che con l’inchiostro, con il sangue”

così il poeta spagnolo Federico Garcìa Lorca descrisse la potenza comunicativa degli scritti del cileno Neruda. Il frutto della forza della sua poesia va ricercata nella sua difficile biografia: Ricardo Eliecer Neftalí Reyes Basoalto decise di creare lo pseudonimo Pablo Neruda per nascondere la sua vera identità, perché l’amore che nutriva per la letteratura e la scrittura era totalmente in contrasto con i desideri del padre, che lo voleva lontano da quel mondo.

Il mondo conobbe per la prima volta Pablo Neruda nel 1917 quando, all’età di soli 13 anni, pubblicò l’articolo “Entusiasmo y perseverancia” sul giornale locale “La Mañana”. A 19 anni poi pubblicò il suo primo libro “Crepuscolario”, incoraggiato dal futuro premio Nobel e sua insegnante Gabriela Mistral.

Il percorso del poeta diviene con gli anni sempre più complesso ed intricato. Nel 1924 pubblica una raccolta di poesie d’amore, erotiche e moderniste, che per questo motivo sono state più volte censurate: “Venti poesie d’amore e una canzone disperata” dove ripercorre, dal primo scritto sino all’ultimo, la storia d’amore che ha profondamente segnato gli anni della sua giovinezza.

La stessa notte che sbianca gli stessi alberi.
Noi, quelli d’allora, non siamo più gli stessi.
Io non l’amo più, è certo, ma quanto l’ho amata.
La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.
Di un altro. Sarà di un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.
Ormai non l’amo più, è certo, ma forse l’amo ancora.
E’ così breve l’amore e così lungo l’oblio.
-Canzone 20

A partire dal 1927 Pablo Neruda intraprende la carriera di console, che lo porta a viaggiare per tutto il mondo. In questi anni ha la possibilità di continuare a coltivare il suo amore per la scrittura e, una volta arrivato nella capitale spagnola Madrid, di conoscere personalità molto influenti di quel periodo tra cui Rafael Alberti e Federico Garcìa Lorca, con cui fondò la rivista letteraria El Caballo Verde.

Dopo l’assassinio di Lorca, causato dallo scoppio della guerra civile spagnola nel 1936, l’animo di Neruda muta notevolmente. Il dolore per la scomparsa del collega ed amico fanno crescere il ripudio che Neruda prova per la fazione fascista della guerriglia e si avvicina sempre più velocemente al marxismo. Durante questo periodo scrive alcune delle sue poesie più toccanti, raccolte in Residencia en la tierra ed in España en el corazón, dove l’impegno civile nella sua poesia spicca sempre di più. Tra le tante poesie che costituiscono questi capolavori possiamo citare L’ode a Federico Garcìa Lorca e Spiego alcune cose dove le immagini della guerra sono descritte in maniera impeccabile e decisamente d’impatto.

Generali
Traditori:
Guardate la mia casa morta,
Guardata la Spagna spezzata:
Però da ogni casa morta esce metallo ardente
Invece di fiori,
Da ogni foro della Spagna
La Spagna viene fuori,
Da ogni bambino morto vien fuori un fucile con occhi,
Da ogni crimine nascono proiettili
Che un giorno troveranno il bersaglio
Del vostro cuore.

In questo passo di Spiego alcune cose il poeta, dopo aver descritto all’inizio della poesia una Spagna rigogliosa, una Spagna che ha amato quasi come fosse la sua vera terra natia, condanna i fascisti che stanno distruggendo pian piano quel mondo che tanto amava e, così, invoca una forte vendetta.

Pabalo Neruda
Un altro importante avvenimento della vita di Neruda fu l’impresa Winnipeg: nel 1938 ricevette l’incarico di far evacuare dai campi francesi i 2.000 esiliati spagnoli, per i quali organizzò un trasferimento via mare in Cile utilizzando la nave Winnipeg; grazie a questa azione in Francia è ancora ricordato come un eroe. Intanto in Cile vige il governo di Vileda che, essendo della fazione opposta a quella del poeta, non perde tempo ad emanare un ordine di arresto contro di lui e a promulgare una legge in cui il Partito Comunista viene dichiarato illegale. Costretto all’esilio, Pablo Neruda ricomincia a viaggiare per il mondo, ma nel 1957 viene arrestato a Buenos Aires e resta un anno e mezzo in prigione.

Nel 1971 riceve il premio Nobel per la letteratura ed il 23 settembre del 1973 muore per cause ancora sospette: pare che il poeta avesse un cancro alla prostata e probabilmente fu questa la causa del decesso ma il suo autista sostenne che fu assassinato con un’iniezione letale durante la sua permanenza nella clinica Santa Maria a Santiago.

In ogni caso, la sua caotica esistenza, i problemi politici, la voglia di parlare e di dire sempre ciò che riteneva giusto dire a discapito delle conseguenze, hanno reso Neruda, assieme alla sua ricchissima produzione poetica – che abbraccia in modo formalmente sublime le tematiche più disparate della vita, con riferimenti alla natura, alla solitudine umana, all’amore ed alla politica -, a detta di Gabriel Garcìa Marquez

 “il più grande poeta del XX secolo”.

Daniela Diodato

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