La casa dipinta è un romanzo di John Grisham, un classico da riscoprire in questi ultimi giorni d’estate. L’illustrazione del Settembre nelle piantagioni di cotone apre le porte ad una nuova stagione che, anche se vista un po’ con malinconia, può portare il lettore a scoprire delle sue nuove sfaccettature. Questo romanzo non rientra tra le consuete narrazioni di Grisham, spesso improntate sul thriller e l’intrigo legale, ma racconta un lato dell’America tanto sconosciuto quanto fondamentale. Con il concludersi della stagione estiva e l’apprensione verso il ritorno della routine, La casa dipinta accompagna il lettore verso un saluto intenso alle lunghe giornate. Recuperando questo classico si ha la possibilità di connettersi con l’autore ai suoi esordi comprendendo un lato della sua scrittura patriottico e sentimentale che emerge chiaramente dalla trama.
La retrospettiva compiuta da Grisham in La casa dipinta fa pensare ad un legame tra l’autore e l’America delle piantagioni di cotone. Il romanzo è, infatti, ambientato nel 1952 ed ha come protagonista un bambino di 7 anni Luke Chandler. Luke vive assieme alla sua famiglia in una piantagione di cotone che i Chandler hanno in affitto e che curano durante l’anno. Annualmente nel mese di Settembre viene effettuata la raccolta del cotone e la famiglia di Luke, oltre ad occuparsi personalmente del lavoro, assume dei braccianti in modo da suddividere il lavoro in maniera equa tra la manodopera. La raccolta del cotone si svolge in sei settimane e la famiglia Chandler è costretta a tener testa alle difficoltà dei braccianti messicani e alla fatica di questo lavoro. Il protagonista de La casa dipinta, nonostante la sua giovane età, diviene quindi un elemento fondamentale per la propria famiglia e si trova di fronte a lati oscuri e segreti che lo costringono ad accelerare di molto la sua crescita.
Il fascino delle piantagioni dell’Arkansas nasconde la sofferenza di chi sopravvive del lavoro del cotone e ne prende le conseguenze più estreme. Nel protagonista si fondono, infatti, un sentimento di amore nei confronti di quella vita ed un biasimo per essere stato costretto a sceglierla. Significativa, a questo proposito, è una frase detta dallo stesso: «E avrei colto cotone, strappando le capsule soffici dalle piante senza fermarmi, senza il coraggio di rallentare, perché qualcuno se ne sarebbe potuto accorgere. Mi sarei scorticato le dita, mi sarei bruciato il collo, mi sarei distrutto la schiena». In La casa dipinta si unisce la dedizione di Luke e della sua famiglia con la violenza dei braccianti, dettata dalla paura di perdere un raccolto che sarebbe costato la sopravvivenza di chiunque dei lavoratori. Il nome del romanzo acquista, a questo proposito, il proprio significato sul concludersi della narrazione quando, a stagione di raccolta terminata, il lavoro viene lasciato alle spalle, si ritorna ad attendere un inverno e si prepara la casa ad accoglierlo. Proprio quando i braccianti, assieme alla famiglia, si dedicano al dipingere la casa si tira un sospiro di sollievo perché tutto sembra essere andato per il meglio.
Sfidando il successo dei thriller legali bestseller scritti da Grisham, La casa dipinta rende omaggio all’America degli anni ’50 mettendo in risalto una nuova idea di romanzo autobiografico. In questa narrazione l’immaginazione incontra la realtà e i protagonisti fittizi si incrociano con quelli reali producendo un connubio significativo e d’impatto. L’argomento centrale de La casa dipinta diviene, quindi, l’indissolubilità del legame del singolo con la propria origine, riporta il lettore al punto in cui è partito permettendogli di sperare assieme ai protagonisti. L’attesa di un buon raccolto, per Luke e per i lavoratori delle piantagioni di cotone, si trasforma in un vero e proprio rituale di speranza verso un futuro sempre migliore.
Mentre il protagonista si aggrappa alla speranza di un raccolto fruttuoso, ogni persona in questo momento spera, tirando le fila della propria pausa e pronta a ricominciare per conquistarsi un futuro migliore. Il processo del raccolto e le vicende dei protagonisti sono una vera e propria metafora della vita, fatta di attesa verso il futuro e di grande fatica per costruirlo. Ciascuno raccoglie quanto più può per poter dipingere la propria casa, trasformandola nella propria grande conquista. John Grisham intende trasmettere questo ne La casa dipinta e, nascondendo nella storia narrata la propria storia, ci spiega il sottile limite tra finzione e realtà, entrambe dominate da un unico pensiero: «sarà forse un buon raccolto?».
Francesca Scola