Accadono tante cose, di alcune siamo protagonisti, di molte altre semplici testimoni. A volte decidiamo di fare qualcosa, di “indignarci” (ma lo sdegno non è abbastanza), molte altre volte semplicemente giriamo il viso dall’altra parte, diventiamo ciechi, ci tappiamo le orecchie, al massimo ne parliamo con qualche amico.

“Odio gli indifferenti”, scriveva Gramsci e a dir la verità, non piacciono neppure a noi. Per fortuna però esistono dei momenti in cui qualcuno si accorge che non basta più essere indifferenti, decide che non può stare più a guardare e che vuole essere una minuscola goccia nell’oceano. Questo è quanto è successo ad Enzo Liguoro, ex professore di Scienze politiche e residente in un piccolo comune della provincia napoletana, Pollena Trocchia. Ha viaggiato tanto prima di stabilirsi definitivamente a Togoville, in Togo, ed è lì che ha fondato, grazie alla propria liquidazione, una casa famiglia per 35 bambini orfani di entrambi i genitori.

Contemporaneamente, ha fatto in modo che alcuni giovani provenienti da vari paesi dell’Africa, tra cui anche il Congo, potessero venire a vivere in Italia. Tra questi, Antoine e Koko, due ragazzi togolesi che vivono con lui a Napoli. Papà Enzo – è così che lo conoscono tutti – vive sei mesi in Italia e sei mesi in Togo poiché, e di questo ne è certo, “l’Africa deve essere salvata dagli africani”.

Non vogliamo elemosina, ma giustizia quindi, uno slogan ormai per l’associazione nata nel 2004 a nome MamAfrica e allo stesso tempo un imperativo: studiare, guadagnare il proprio spazio nel mondo e finalmente essere liberi.

Thomas Sankara, il Che Guevara africano, scriveva: “un popolo che ha fame e sete non sarà mai un popolo libero”.

Roberta Migliaccio

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