Cronache dall’Unisa: dal prossimo anno le tasse aumenteranno.
Pare, ma non è ancora diventato ufficiale, che coloro che si iscrivono all’anno accademico che segna il doppio degli anni che normalmente si impiegherebbero per il conseguimento del titolo di studi (per le triennali il sesto anno e per le magistrali a ciclo unico il decimo anno), saranno costretti a versare la normale quota, più un aumento che varia dal 10 fino al 15%.
Le persone a cui è destinato questo provvedimento fanno parte del 17% degli studenti iscritti al campus, i famosi fuori corso.
La linea politica che si persegue è ancora quella dell’aumento del costo della cultura in questo paese. Le malelingue già incolpano la rappresentanza di essere inefficiente, ma poco possono fare gli studenti per contrastare una direttiva che proviene dal nazionale.
Un altro esempio si è presentato alla Federico II: dopo che il Consiglio degli Studenti aveva rigettato la proposta dell’aumento delle tasse universitarie (cosa che è avvenuta anche dell’Ateneo di Fisciano, in prima istanza) la settimana scorsa, le rappresentanze studentesche sono state ricevute dal Rettore Gaetano Manfredi. Pare che la attuale ripartizione del FFO quasi “imponga” un aumento della tassazione ma sulla spinta delle analisi e argomentazioni si pensa anche a rimodulare l’aumento tutelando le fasce intermedie (aumento del 5% della soglia) e lasciando quindi un incremento solo sulle ultime cinque fasce di reddito.
A Salerno, in Consiglio Degli Studenti, le rappresentanze si sono trovate in difficoltà: nel bel mezzo dell’estate sono stati chiamati per decidere le sorti dei propri colleghi, senza poter indire un sondaggio d’opinione e senza poterli informare. Le associazioni si sono comportate in maniera diversa: Scientificamente ha rigettato il provvedimento insieme a Veni Vidi Vici, Link, dopo aver presentato spunti politici in merito, si è astenuta insieme ad Asg e Studenti Ingegneria ha portato in plenaria una proposta alternativa da “cuscinetto” per controbilanciare, consapevoli dell’inevitabilità dell’aumento e del fatto che il Consiglio degli Studenti ha soltanto un valore politico/consultivo e non influisce in maniera determinante sulle decisioni, ragion per cui tutti gli altri gruppi hanno votato a favore.
Un altro provvedimento che suggerisce come slogan “prima è meglio“, senza pensare a chi lavora, a chi per forze maggiori non riesce a laurearsi nei tempi, a chi ha problemi di salute che impediscono per un po’ di poter sostenere gli esami. Ancora di più, in alcuni casi, si diventa fuori corso per le inefficienze burocratiche, per le diminuzioni del numero di appelli o per la loro suddivisione, per la negligenza dei docenti, più che per le propria e personale pigrizia.
Sara C. Santoriello
Aggiornato il 24/07