Johann Wolfgang Goethe, in una parentesi storico e culturale quale quella romantica, si è posto il problema degli effetti e delle conseguenze scaturiti dalla nascita di una prima ideologia del concetto di “nazione”. Una volta posti dei limiti e individuate le singolarità di ogni paese come realtà uniche e irripetibili (con un proprio territorio, una propria storia e una propria cultura), cosa sarebbe accaduto alla divulgazione culturale? In quale modo un popolo poteva, in questo scenario, comunicare con l’altro?
Tornando su un concetto coniato da Wieland a proposito della Roma augustea, Goethe ragionerà sulla Weltliteratur (la letteratura mondiale) costruendo uno dei primi capitoli sul fenomeno della globalizzazione.
“Oggi i prodotti delle varie nazioni si mescolano con una tale velocità, che abbiamo bisogno di nuovi modi per imparare e reagire” scrive Goethe nel 1827, gettando le basi per la stesura de “Il divano occidentale orientale”.
Durante le guerre napoleoniche Goethe guarderà con ansia alla sua letteratura nazionale, quella tedesca, temendo per essa un precoce depennamento dal quadro mondiale. Si renderà conto che il suo ruolo da mediatrice culturale potrà in futuro non essere abbastanza forte e, per capire come agire e come destreggiarsi in questo ambito, approfondisce le tradizioni letterarie orientali, a lui estranee e lontane.
Pur mantenendo sempre un forte legame con la sua formazione da classicista, Goethe inizia a guardare la letteratura mondiale con gli occhi sì di un romantico, ma anche di un autore lungimirante, capace di cogliere le sfumature più tenui dei cambiamenti sociali. Volta quindi le spalle a grandi pensatori quali Marx ed Engels, che ipotizzavano che alla base della letteratura mondiale dovesse esserci una fusione progressiva di un mondo completamente omogeneo, per dimostrare come in realtà bisogna guardare proprio quelle differenze nazionali e le tensioni che si creano tra di esse (e quindi tra il locale e l’universale, fra l’individuo e la società). Ruolo fondamentale di questo gioco di assimilazione lo ha la ricezione di opere sempre diverse e che vengono divulgate con sempre meno difficoltà in tutte le parti del mondo, soprattutto grazie allo strumento della traduzione, visto come un caso esemplare di metamorfosi, un paradosso di fusione e di forma nuova senza abolire le componenti originarie.
Al centro di questo via vai di merci, di libri e di idee, c’è l’uomo. Il Romanticismo spinge all’individualità e alla contemplazione della natura, ad un ritrovato rapporto tra l’io e i fenomeni della Madre Terra, alla curiositas che spinge al viaggio, ad una tensione che spinge alla nascita di emozioni contrastanti e gigantesche, ad un senso di inferiorità che spinge alla rielaborazione del proprio essere. L’uomo pensato da Goethe non è poi così diverso. Lo ritroviamo al centro di uno scambio continuo di idee, nucleo di elaborazione di nuove ideologie, viaggiatore e amante dell’esotico, mente che scardinerà e metabolizzerà grazie alla ricezione della propria società. Un eterno viaggiatore e un contemplatore della natura e del pensiero umano, ma che può e riesce a far tutto questo dietro una scrivania, immerso tra le pagine di libri scritti da qualsiasi autore del mondo.
Goethe amplierà il suo sguardo in “Il divano occidentale orientale” proprio grazie al suo rapporto con la letteratura orientale e nello specifico del ghazal del persiano Hafez (un poeta antecedente di Goethe, col quale lo scrittore tedesco inizierà un dialogo libresco, per carpire ogni dettaglio legato al centro del canone letterario persiano) tradotto solo nell’800 da Joseph von Hammer Purgstall. L’ibridismo dell’ispirazione di Hammer diventa per Goethe un modello della sua Weltiteratur, un modello grazie al quale le nazioni si approprieranno più velocemente delle reciproche virtù e vantaggi. Il suo vantaggio fu proprio quello di avere la possibilità di sedersi, comodo sul suo divano occidentale-orientale e iniziare un dialogo con un autore che senza l’opera della traduzione, non avrebbe mai conosciuto.
Catturato da uno stile di scrittura completamente nuovo, Goethe si rivolge ad Hafez definendolo suo gemello, un uomo col quale condividere gioie e pene; dice di voler entrare in gara con lui e solo con lui, incantato dalla sua canzone dall’inizio e dalla fine completamente identici, come il firmamento. Da questo studio l’autore tedesco identificherà il ghazal persiano come un componimento dalla struttura ciclica ma non regolare e concentrica, unico nella sua musicalità, capace di comunicare una visione del mondo completamente differente dalla nostra, europea.
Alessia Sicuro