Lunedì 15 febbraio, l’Unione Europea ha revocato le sanzioni che pendevano sulla Bielorussia e sul governo del premier Lukashenko dal 2011.
L’UE riconosce i passi avanti fatti dal governo bielorusso negli ultimi due anni, ma si dice ancora preoccupata per la questione dei diritti umani e ricorda che le relazioni fra UE e Bielorussia dovrebbero basarsi su valori comuni come il rispetto dei diritti umani e della democrazia.
Tuttavia, l’Ue non revocherà l’embargo sulle armi né le sanzioni che pendono su quattro uomini sospettati di essere responsabili della scomparsa di due esponenti dell’opposizione, un uomo d’affari e un giornalista. Le sanzioni erano già state sollevate a fine ottobre per quattro mesi in segno di incoraggiamento, ma la decisione definitiva è arrivata solo lunedì scorso e sarà applicata dal primo marzo.
Dmitry Mironchik, portavoce del Ministero degli Affari Esteri Bielorusso ha dichiarato: ”la decisione rappresenta una fase importante per le relazioni tra Ue e Bielorussia e che essa apre a nuove opportunità di interazioni tra le due parti”. Ed ha aggiunto: ”essa riunisce gli interessi della Bielorussia, dell’Unione e delle regioni europee nella totalità e dimostra che il dialogo è la via più efficace”. L’Unione, inoltre, auspica che le elezioni politiche che si terranno nel paese nel 2016, potranno svolgersi nel rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto, al pari di quelle svolte lo scorso ottobre 2015 e contrariamente a quelle del 2010, verificatesi in un contesto di repressione e che avevano portato Bruxelles ad infliggere le sanzioni. Quelle in cui fu coinvolto anche Andrei Sannikov, attivista politico, ex diplomatico e principale nemico dell’opposizione, che in quell’anno si candidò alle presidenziali, ma che nella sera del voto venne brutalmente picchiato e arrestato e che nel 2011 fu accusato e condannato al carcere per avere incitato i disordini di massa. Il politico dell’opposizione proprio in questi giorni, da Varsavia dove si trova in esilio, ha invece dichiarato che l’annullamento delle sanzioni equivale ad un’autorizzazione per la dittatura a continuare con le sue pratiche.
Le sanzioni sono state revocate per un atteggiamento sicuramente più morbido da parte del governo della Bielorussia che ha permesso il rilascio di alcuni prigionieri politici e ha ospitato a Minsk i colloqui di pace tra Ucraina e Russia. L’Unione, inoltre, auspica che insieme ai risultati raggiunti, la Bielorussia possa anche abolire la pena di morte, rende noto che vi è la possibilità di aiuti economici e di sostenere la sua candidatura all’ Organizzazione mondiale del commercio. In questo modo le imprese bielorusse potranno, inoltre, accedere ai finanziamenti della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e a quelli per gli investimenti.
Il Ministro degli Esteri tedesco Steinmeier riconosce che lo stato bielorusso non cambierà dal “giorno alla notte”, ma sicuramente questa revoca crea un processo costruttivo nei confronti del paese di Lukashenko, al potere da venti anni, il quale ha accolto positivamente la revoca delle sanzioni. Il parere positivo circa le sanzioni arriva anche da Mosca. Il paese di Putin è infatti alleato di Lukashenko e il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che la decisione dell’Unione dimostra “l’insensatezza della natura delle sanzioni” che, come sappiamo, ricadono anche sulla Russia.
Sabrina Carnemolla
Foto: Nikolai Petrov