Per la modica cifra di 43 miliardi di dollari, Elon Musk di recente ha fatto un’offerta a tutti gli azionisti di Twitter per poterne diventare l’unico gestore, ritirando così il social network dalla borsa. La decisione dell’uomo più ricco del mondo prende le mosse dalla convinzione secondo cui su Twitter non è rispettata appieno la libertà di espressione degli utenti, che spesso secondo Musk vedrebbero i loro commenti e i loro post limitati dalle politiche di tutela delle minoranze applicate dai gestori della piattaforma.
Noto al pubblico per il suo impegno nel finanziamento della ricerca scientifica, dal ramo automobilistico – si pensi alla sua azienda, la Tesla, che si occupa della sola produzione di automobili elettriche – a quello spaziale, nel quale è noto per aver investito in un’altra azienda di sua creazione, la SpaceX, Elon Musk possiede un patrimonio smisurato, la qual cosa gli permette di essere una persona piuttosto influente a livello mondiale in diversi ambiti. La sua acquisizione più recente è proprio quella della piattaforma azzurra, con la quale il magnate interagisce frequentemente col suo vasto pubblico di ammiratori. Musk era già il principale azionista del social network, possedendo il 9,2% delle azioni, e aveva una forte attività su Twitter, utilizzato principalmente per rimanere in contatto con i fan e discutere del funzionamento del social attraverso sondaggi.
Come riferito all’interno della lettera inviata alla dirigenza di Twitter, l’offerta sarebbe stata fatta per garantire la libertà di espressione sul social, e le eventuali modifiche da apportare avrebbero potuto avere luogo solo nel caso di una completa privatizzazione dell’azienda. Di fatto, minacciando di rinunciare alle proprie quote in caso di un rifiuto, Elon Musk ha fatto un’offerta alla quale la dirigenza non ha potuto dare alcun tipo di diniego.
Ne consegue che con l’avvento di Musk le cose cambieranno. Non è difficile immaginare cosa intenda il magnate per free speech, considerando le sue posizioni in merito al woke, il movimento statunitense, diffusosi poi anche nel resto del mondo, nato in seno al Black Lives Matter. Il termine woke si riferisce al verbo to wake up, in inglese svegliarsi, e la sua ideologia è strettamente legata alle battaglie contro le ingiustizie sociali, da quelle perpetrate ai danni delle persone di colore a quelle contro la comunità LGBTQIA+. Le sue lotte si svolgono anche sul piano del linguaggio, che dovrebbe essere inclusivo e non dovrebbe danneggiare nessuno, e vengono criticate da Musk in quanto considerate la massima espressione del politicamente corretto.
Ed è proprio questo il problema fondamentale quando si parla di libertà di parola: quali sono i suoi confini? Entro quali limiti si ha la possibilità di esprimere un’opinione? Quali sono i rischi di una libertà estrema e assolutista e quali opinioni possono essere considerate legittime, fondate? È sempre opportuno lasciare che tutti e tutte si esprimano su un certo argomento? A queste domande, con diversi anni di anticipo rispetto alla nostra epoca, ha risposto la filosofia in diversi modi.
La parola è uno strumento potentissimo e duttile, che per le sue caratteristiche deve essere usato con coscienza. Se la parola non ha il supporto della moralità e della verità, diventa strumento nelle mani dei malintenzionati, che possono farla diventare tagliente, renderla in grado di ferire e circuire chi ascolta. Offese, menzogne, ingiurie e violenza sono solo alcuni degli elementi che possono essere veicolati dall’uso sconsiderato della parola. Platone lo sosteneva nel Sofista: il logos, cioè il pensiero che viaggia in parallelo con il linguaggio, non è sede di ciò che è vero. Platone contestava ai sofisti un uso sconsiderato del linguaggio, che li metteva in condizione di dimostrare, attraverso sillogismi non fondati sulla realtà empirica, ogni tesi con la relativa tesi opposta, fino ad arrivare al paradosso secondo cui tutto è vero, e quindi tutto è falso. La lingua è quindi solo uno strumento, che ci permette di approdare alla verità solo se usato con cognizione di causa.
L’incapacità di distinguere ciò che è vero e ciò che è falso ricorda tanto la diffusione delle fake news e la loro pericolosa circolazione, che permette di dare slancio a qualsiasi tipo di superstizione o timore. Se non si pongono dei limiti e delle regole alla diffusione di notizie sui social network si rischia di diffondere bufale, le quali hanno sempre un’influenza estrema sul massificato pubblico di internet. Infatti, se la libertà di espressione è necessaria in ambito scientifico per mantenere vivo il dibattito e far progredire le conoscenze umane, nell’ambito dell’opinione pubblica questa può essere controproducente. Non solo, ma la libertà di espressione come ipotizzata da Musk permetterebbe a chiunque di seminare odio nei confronti delle minoranze: se è vero che la libertà è la base della democrazia, il limite nel quale si può agire liberamente è il rispetto del prossimo e della sua persona. John Stuart Mill, uno dei padri del liberalismo così come inteso dalla cultura statunitense, nel suo saggio Sulla libertà sosteneva l’importanza della limitazione della libertà, affinché tutti e tutte all’interno di qualsiasi comunità possano sentirsi liberi e libere.
La conoscenza della filosofia ci aiuta a rispondere ad alcune delle domande poste involontariamente da Elon Musk, che crede di liquidare un problema estremamente complesso attraverso il denaro e i sondaggi a risposta multipla. Se si limitasse a occuparsi di temi scientifici e lasciasse le questioni filosofiche agli umanisti, probabilmente anche i social network diventerebbero un posto più sicuro, dove la libertà viene garantita a tutti e tutte e non solo a chi riesce a garantirsela con l’arroganza, la violenza e la retorica.
Giulia Imbimbo