Raffaele Ceriello, classe 1985, è un giovane regista che lo scorso inverno ha girato in provincia di Napoli “Mio Cugino”, cortometraggio che ha scritto e diretto.
Dopo il diploma ha studiato regia cinematografica presso la “Scuola di cinema di Roma”. Ha frequentato “Tracce Snc”, studiando con Heidrun Schleef, Nicola Giuliano e Giorgio Arlorio. Di seguito l’intervista.
“Una fredda notte invernale. Un fotografo e la sua ragazza, Gennaro e la sua postepay, uno strozzino da quattro soldi, un rumeno e una puttana”. In qualche modo tutto il corto può essere sintetizzato attraverso questo “elenco” di parole. Puoi raccontarci come nasce l’idea del cortometraggio e le difficoltà che hai incontrato nel girarlo?
“Una notte, un cugino che vedo poco ha bussato in cerca di mio padre. Questa è stata la prima suggestione che ho avuto quando ho deciso di voler raccontare una storia. Tutto il contesto che gira intorno alla storia appartiene a mondi che mi intrigano narrativamente. Carmela, la prostituta, su tutti.”
Perché proprio questo personaggio?
“Diciamo che è da un po’ di tempo che cercavo di scrivere la storia di questo personaggio, perché ci vedo molto una Filumena Marturano moderna; una donna precaria che si è trovata a fare la prostituta, con tutte le sue debolezze e le sue forze di donna e madre.”
Nel corto recita un cast importante tra cui Adriano Pantaleo, Massimiliano Rossi, Antonio Buonomo, Irene Grasso, Antonio Clemente e Loredana Simioli. I personaggi da te creati sono stati in qualche modo stati “cuciti” su questi attori? E come hai fatto a garantirti la loro partecipazione al progetto?
“Ho avuto la fortuna di avere gli attori per cui avevo scritto questa storia. I loro sguardi erano già nelle mie dita in fase di scrittura. Ci siamo incontrati e abbiamo parlato del progetto, abbiamo discusso parecchio già in fase di sceneggiatura. Da quel momento in poi è stato facile. Sono stati molto intelligenti nel fidarsi. “Mio Cugino” è il mio primo vero lavoro cinematografico.”
Quali sono i tuoi progetti cinematografici futuri?
“Sto preparando “Per errore”, lavoro scritto e diretto da me, una storia ambientata in una scuola della periferia di Napoli. Una scuola di frontiera. Racconto di due donne che si incontrano ad un colloquio scolastico. Sono legate da una vicenda che le tocca in maniera profonda e tocca un tema che a me sta molto a cuore: le vittime innocenti della criminalità.
A breve, inoltre, inizierò un laboratorio di cinema in una Fondazione a San Giovanni a Teduccio e produrrò e dirigerò un corto interamente scritto dai ragazzi. Andare a proiettare “Mio Cugino” da loro è stato molto emozionante, da lì abbiamo pensato di fare un percorso insieme. Credo fortemente nel loro potenziale, ma più di tutto credo che ascoltare le loro voci sia stato un grosso momento di crescita per me. Umana soprattutto.”
Oltre al cinema, i tuoi interessi sono anche rivolti in altre direzioni. È prevista per dicembre l’uscita di un libro di racconti e poesie da te scritto. Ce ne vuoi parlare?
“Scrivo, ho sempre scritto. Poesie soprattutto. È questa, forse, la mia più grossa ambizione. Scrivo poesie come un fotografo scatta foto. Per me tutto è catturare quell’attimo, mai uguale a quello successivo e sempre diverso da quello passato. Mi piace perdermi tra le parole e magari trovare un senso leggendo.
“Qualche volta eri felice” è il titolo del libro (e una citazione di Piero Ciampi). È una raccolta di personaggi disperati, che sfiorano la felicità, che credono di non meritarla, alcuni scappano o si nascondono; ma hanno tutti una crepa dalla quale entra la luce.”
Il cortometraggio “Mio Cugino”
Vanessa Vaia