Sono passate due settimane dalla mobilitazione nazionale del 7 ottobre: quel primo venerdì del mese, scesero in piazza ben 100.000 studenti e studentesse per portare un nuovo modello di scuola completamente estraneo alla legge 107, agli autoritarismi, allo sfruttamento durante il periodo di alternanza scuola-lavoro, ai finanziamenti privati introdotti dallo school bonus e al contributo volontario.
Quest’ultimo, in particolare, è un tema molto sentito dalla popolazione studentesca italiana. Sebbene sia una cifra da versare volontariamente, che arriva a sfiorare anche i 120/130€, molto spesso dirigenti scolastici e professori autoritari non hanno esitato ad imporre il pagamento obbligatorio del contributo. E’ il caso di alcuni studenti della provincia di Verona (istituto tecnico Marconi), che si sono ritrovati nella spiacevole situazione di dover pagare obbligatoriamente tale contributo a rate.
Ma è anche il caso di una realtà ancora più vicina a noi, che in questi ultimi tre giorni ha portato avanti una manifestazione nata collettivamente. “Noi del Liceo Classico Perito di Eboli stiamo portando avanti una forma di protesta che si è protratta per tre giorni tra sit-in davanti alla scuola, assemblee ed un corteo cittadino fino alla piazza” -dice Alessio Grippa, candidato a rappresentante d’istituto- “Gira tutto intorno al contributo ‘volontario’: la nostra scuola non ha le risorse economiche nemmeno per acquistare i fogli per le fotocopie, ed hanno costretto gli studenti che non hanno pagato il contributo al pagamento aggiuntivo delle stampe“.
Infatti, il dirigente scolastico Giovanni Giordano aveva disposto delle tessere per ogni docente che permettevano l’utilizzo di un numero prestabilito di stampe, in seguito acquistabili anche dagli studenti. “Noi eravamo in piazza anche il 7 ottobre a Salerno” -aggiunge Alessio- “Vogliamo rivendicare il nostro diritto allo studio: il governo ormai da anni sta distruggendo l’istruzione pubblica con tagli alla cultura spaventosi; speriamo di risolvere i problemi interni alla nostra scuola” ha poi concluso, nella speranza che dalla loro protesta possa nascere anche un atto di coraggio da parte di tutti quegli studenti e quelle studentesse che vivono i loro stessi problemi.
Ana Nitu