Detroit, la capitale statunitense dell’automobile, il 18 luglio 2013 ha dichiarato bancarotta a causa di un debito cittadino di circa 18 miliardi di dollari.

Per cercare di recuperare i debiti, l’amministrazione della città ha deciso di mettere alle strette i cittadini che non pagavano più i conti dei loro servizi: nel 2012 le autorità hanno staccato l’acqua a 21.500 utenze, e nel 2013 ad altre 24.000, lo stesso numero registrato nel 2014 fino alla metà del mese di settembre; al contempo, sono stati offerti piani di pagamento ai morosi in difficoltà economiche. Non va dimenticato, infatti, che la crisi economica ha fatto sentire pesantemente i suoi effetti su Detroit: la Chrysler era sull’orlo del fallimento, ed i metalmeccanici si sono trovati ad affrontare il rischio di trovarsi senza un lavoro dall’oggi al domani. Il risultato delle misure è stato abbastanza positivo, perché secondo il Comune circa l’80% dei morosi ha risposto nel giro di un paio di giorni: in questa maniera tra il 2012 ed il settembre 2014 sono stati recuperati quasi 9 milioni di dollari.

Il taglio dell’acqua ha però comprensibilmente provocato proteste, ed alcuni attivisti locali si sono rivolti alle Nazioni Unite per indagare se fosse in atto una violazione dei diritti umani.
Lo United Nations Human Rights Office of the High Commissioner ha inviato una delegazione, guidata da Leilani Farha e Catarina de Albuquerque, che ha incontrato gli utenti colpiti dai provvedimenti e le autorità di Detroit: la conclusione? Si tratta di una “tempesta perfetta creata dagli uomini. Il livello dei distacchi è senza precedenti e colpisce i più deboli”. Alle autorità locali l’ONU ha suggerito di interrompere il blocco delle forniture mentre la città negozia le soluzioni economiche con i morosi, oltre ad aver rivolto un invito ad interpellare alle autorità del Michigan o dell’Unione affinché forniscano i fondi per assicurare l’acqua ai cittadini: la motivazione è data dal fatto che l’acqua sia un bene primario irrinunciabile, e che le risorse per garantirlo, laddove non siano reperibili dal Comune, devono arrivare dai livelli governativi superiori.

Il giudice federale per la bancarotta Steven Rhodes, tuttavia, ha negato la possibilità di bloccare la città di Detroit dal chiudere i rubinetti dei clienti morosi per sei mesi, sentenziando che “non esiste tale diritto (alla gratuità dell’acqua, ndr) o una legge del genere” e che “l’ultima cosa della quale Detroit ha bisogno è colpire i propri introiti”. Rhodes ha inoltre aggiunto che non ha i poteri per poter promulgare una moratoria contro i blocchi delle forniture, e che i residenti non hanno il diritto a ricevere “un servizio basato sulla possibilità di pagamento”. È stato comunque annunciato un ricorso in appello contro la sentenza.

Simone Moricca

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