“Punto di svolta”, firmato Alessandro Antonaia per Graus edizioni, rappresenta dense pagine che ripercorrono, tra flashback e tuffi nel presente narrativo, la vita del professore Francesco Serrani, uomo colto, profondo e complesso, e quella delle persone che lo circondano, quali la moglie Sara, il figlio Luca, e soprattutto Piero, quell’amico fuori dagli schemi, così vivo e animato da una forte volontà di cambiare in meglio lo stato delle cose. Una vita scandita, almeno apparentemente, da punti di svolta, come suggerisce il titolo dell’opera.
Una lettura tosta, forte, soprattutto all’inizio, tanto da dover prendere un lungo respiro prima di proseguire, dopo il quale non si riesce più a scollare occhi e mente dal libro. Il viaggio nei ricordi e nel complesso groviglio di pensieri di Francesco prende lentamente forma come un’ammaliante rivelazione: ogni pagina, ogni frase, ogni dettaglio accuratamente selezionato, ci fa conoscere Francesco e i rapporti che lo coinvolgono a sorsi piccoli ma di grande intensità. Nel suo percorso di analisi degli avvenimenti e di autoanalisi, Francesco conosce meglio se stesso e, allo stesso tempo, il lettore riceve uno specchio di circa tre decenni di storia italiana, dai tumultuosi anni Settanta, per arrivare al maggio 2000, probabilmente l’unico vero punto di svolta della sua vita: “Sulla soglia dei cinquanta sono a una svolta decisiva della mia vita”, dice Francesco.
Fin dall’incipit il lettore percepisce di trovarsi dinanzi a un momento cruciale, qualcosa deve cambiare – o sta cambiando. Eppure, fino alle ultime battute ci si chiede “ma quando arriva questa svolta?”. Dall’autoanalisi in retrospettiva Francesco individua alcuni momenti di svolta che gli appaiono come l’essenza stessa della sua vita, momenti in cui si verifica un particolare avvenimento, in cui prova determinate sensazioni, in cui effettivamente qualcosa sembra mutare. Ma forse è l’unico che, per un innato desiderio di razionalizzare e categorizzare ogni cosa, ha bisogno di punti di appiglio per darsi un pizzicotto, risvegliarsi dal suo stato e andare avanti. Piero ha provato per tutta la vita a fargli cambiare prospettiva, a fargli capire che non esistono questi fantomatici punti di svolta, la vita è semplicemente vita e tutto scorre in modo del tutto naturale; così come agli occhi di Francesco Sara è la sua Sara proprio per la naturalezza con cui lei vive e affronta la vita.
L’alternarsi di piani temporali tra ieri e oggi, dagli anni Settanta in cui i protagonisti erano tutti ragazzi con quell’energia che tanto caratterizza i giovani e quel forte desiderio di voler cambiare lo stato delle cose, fino agli anni 2000 ai quali Francesco si affaccia con uno sguardo completamente diverso, sono legati da un filo rosso: tutto cambia, è vero, ma tutto resta uguale. Lo scorrere degli eventi fa parte solo di un cerchio più ampio chiamato vita.
La peculiare padronanza del linguaggio dell’autore ci cattura e ci rende parte di questo ciclo. Circolarità che ritorna nella composizione stessa della narrazione: sbigottimento e grande vergogna che prova nel sogno sono infatti le stesse sensazioni che lo legano all’amico, la riflessione sull’appellativo rivolto a Sara apre e chiude la ricostruzione, proprio come il soffermarsi sull’osservare il suo rituale mattutino come se fosse uno spettatore esterno.
Dalla penna di Antonaia, un inchiostro misto tra scienza e lettere, hanno preso vita pagine profonde, ricche di riferimenti letterari e storici che, attraverso gli occhi di Francesco, rivelano uno scenario realistico della psicologia di chi quegli ultimi decenni del secolo scorso li ha vissuti con una forte energia e carica emotiva, ma anche uno scenario di un’Italia tra ingiustizie e mediocrità sociali, nonché di corruzione e degrado politico, purtroppo, estremamente attuale. “Qui non ci sono diritti da rivendicare ma solo favori da chiedere” dice Piero facendo riferimento al mondo contadino in cui è cresciuto. Oggi non è poi così diverso.
Sfondo storico-culturale fa da cornice a un’attenta e scrupolosa analisi psicologica dei personaggi. Da Francesco a Piero, da Sara a Marta, da Luca a Matteo, Antonaia è riuscito a dipingere uno spaccato psicologico ben preciso e allo stesso tempo universale: la specificità del contesto storico e culturale in cui ogni personaggio è calato è ciò che rende ognuno di loro una figura viva e ben delineata. Allo stesso tempo proprio questa rappresentazione fa di ognuno un personaggio universale: le fisime mentali di Francesco, il senso di inadeguatezza, la sensazione di star sprecando il tempo, di non avere mai energie e tempo a sufficienza per l’azione, la continua critica verso il prossimo, la sensazione di essere bloccati in uno stato di cose immutabile cui unica via d’uscita sono i periodici punti di svolta che ci imponiamo, non sono poi così lontani dalle sensazioni ed emozioni che tutti, anche se solo per una volta, abbiamo provato.
Con “Punto di svolta” Alessandro Antonaia non solo ha riportato l’attenzione su un periodo di storia italiana estremamente complesso e troppe volte celato, mostrando velatamente accurati parallelismi con il presente, bensì è riuscito anche a parlare del particolare e lo ha reso universale, dando al lettore la possibilità di riconoscersi, di rispecchiarsi e di poter affermare che beh, allora non si è poi soli in questo mondo.
Nunzia Tortorella