Non mi avete fatto niente è un titolo e un ritornello che in tanti ricordiamo bene di questi tempi, malgrado celi in sé una bugia di proporzioni gigantesche.

Intendiamoci, questo non è un attacco alla canzone. Non mi avete fatto niente, in questa sede, non è né più né meno che un pretesto per cercare di capire quale strada, noi cittadini del caotico palcoscenico internazionale, abbiamo scelto di percorrere.

Il testo di Non mi avete fatto niente è difatti un’apostrofe alle schiere sconfitte della morte e dell’odio, un grido liberatorio e vittorioso che sbeffeggia il terrore e la violenza, ambedue incapaci di frenare la voglia di vita, di giustizia e di libertà dei cittadini del globo.

Un testo ideale che fatica a trovare riscontri nella realtà reale.

Tuttavia, il successo riscosso suggerisce che in questo canto le persone abbiano voluto credere, ed è credibile che l’abbiano fatto in buona fede, cioè guidati dalla convinzione di essere stati sul serio immuni all’inquietudine e all’odio perché, all’indomani di un attacco terroristico, si sono alzati al mattino e hanno condotto la propria vita come se niente fosse accaduto, come se nessuno avesse attentato all’incolumità collettiva e alle certezze che si credono eterne.

Ma le equazioni perfette sono fatte di numeri, non di persone.

Gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 rappresentano il nostro punto zero, l’origine dell’incalzare dei mutamenti che stanno plasmando il mondo con cui siamo chiamati a relazionarci ogni singolo giorno.

Un attacco tanto dirompente al cuore dell’Europa, a persone come tante altre, ha palesemente destabilizzato la nostra sensibilità spicciola: il bersaglio non era una redazione scomoda né una zona bellica o sottosviluppata, ma cittadini come tanti altri, civili e perbene, colpevoli solo di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Una certezza inaccettabile, perché ci espone tutti in egual misura – dinanzi a questo, nessuno riesce anche solo a sussurrarlo, quel Non mi avete fatto niente.

Ora, se l’essere umano fosse in grado di fare tesoro del proprio passato e di apprendere dagli errori dei propri antenati, uno scossone fatto d’odio sarebbe stato fronteggiato con un terremoto fatto di senso di giustizia e di solidarietà. Ma siccome l’essere umano è abituato a lavorare sulla memoria a breve termine, ha risposto all’odio con l’odio, alla paura con la paura e all’intolleranza con l’intolleranza.

Un circolo vizioso che nutre barriere, alimenta diffidenze e di fatto mette a rischio l’incolumità di tutti. Non mi avete fatto niente? Non direi.

Dal punto zero in poi, una parte dei politicanti occidentali ha allestito una praetexta dove il cittadino è stato eletto protagonista, assieme alla sua sicurezza e alla tutela del suo bagaglio culturale e persino etnico. È stato poi individuato un antagonista ed è stata snodata la trama a suon di slogan, esternazioni amare e cinguettii. Arrivati al momento di maggiore partecipazione emotiva da parte dello spettatore-protagonista, i politicanti hanno calato l’asso: un voto in cambio di tutta la sicurezza del mondo.

Una sicurezza sporca di intolleranza, razzismo e diffidenza, accettabile solo da chi ha incassato un duro colpo e non ha nessuna intenzione di rimettersi in piedi – Non mi avete fatto niente, certo, ma in un’altra vita.

Volendo snocciolare un po’ di dati, citiamo gli Stati Uniti e qualche Stato della civile Europa:

  • Polonia 2015: vince le elezioni presidenziali il partito Diritto e Giustizia, quel PiS che tra le altre cose sembra voler rinegoziare la storia.
  • Stati Uniti d’America 2016: Donald Trump viene eletto presidente.
  • Germania 2017: alle elezioni federali tedesche, il partito Alternativa per la Germania (AfD) ottiene il 12,6% dei consensi, entra in Parlamento ed è di fatto il terzo partito più votato, in coda ai partiti rappresentati dalla Merkel e da Schulz.
  • Francia 2017: Marine Le Pen, leader del Front National, sfiora la presidenza andando al secondo turno con Macron.
  • Regno Unito 2017: le elezioni generali anticipate confermano la fiducia al Partito Conservatore di Theresa May (42,3%), malgrado il proposito di hard Brexit.
  • Austria 2017: le elezioni legislative premiano il Partito Popolare Austriaco e incoronano terzo partito più votato il Partito della Libertà Austriaco, realtà di estrema destra.

Queste realtà politiche, differenti tra loro, sono accomunate dall’approccio a tematiche di grande interesse quali il terrorismo e l’immigrazione – sostanzialmente, l’integrazione e la (in)capacità di discernimento di una parte della popolazione. Hanno costruito le campagne elettorali (chi più e chi meno) sul nazionalismo, sulla banalizzazione dei problemi e sull’istigazione all’insofferenza verso il diverso da sé.

La loro vittoria sancisce una sconfitta della società civile e dell’uomo moderno, è la dimostrazione che quel Non mi avete fatto niente mente, perché se davvero il terrorismo non avesse vinto, nessuno avrebbe dato credito a un politicante che tratta l’intolleranza come la più grande delle virtù.

Rosa Ciglio

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