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Fonte: UdineToday

Il neonato movimento delle sardine sta conquistando, giorno dopo giorno, tutte le piazze d’Italia in nome di un antisalvinismo tanto spontaneo quanto pleonastico: pochi concetti – spesso anche generici – su cui si è riusciti a costruire un senso di comunità e di aggregazione nonostante la forte eterogeneità militante che contraddistingue il movimento. Senza neanche rendercene conto, il movimento delle sardine ha raggiunto dimensioni inimmaginabili. Questa inaspettata popolarità ha scatenato diverse reazioni, su tutte la nascita del movimento dei pinguini e dei gattini per contrastare l’ascesa delle sardine: ebbene no, non stiamo parlando di uno zoo, ma dell’attuale scena politica italiana.

Andando oltre i simpatici riferimenti ad animali, viene istintivo chiedersi quali siano gli obiettivi e le proposte di questi movimenti. Innanzitutto occorre sottolineare che sardine, gattini e pinguini nascono per andare “contro” qualcosa o qualcuno: le sardine contro Salvini e l’utilizzo dell’odio in politica, i gattini e i pinguini contro le sardine. La fase propositiva rimane una cosa secondaria e alquanto confusionaria.

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Il leader del movimento delle sardine Mattia Santori.
Fonte: Baritalianews

Ad esempio, seguendo le parole di Mattia Santori – uno dei leader del movimento delle sardine – nel panorama politico esse si collocano “a sinistra”: cantano Bella Ciao ma non vogliono bandiere rosse, non vogliono partecipare alla competizione politica ma hanno espresso più di un apprezzamento per il PD che è al governo, nonostante non abbia ancora abolito il decreto Sicurezza e stia portando avanti la riforma del MES. Le ambiguità dunque sono tante, ma probabilmente è proprio questa confusione ad alimentare il senso di appartenenza delle persone scese in piazza malgrado le divergenze politiche: ognuno vede nel movimento ciò che vuole vedere.

Totalmente diverso è stato invece l’approccio delle ancor più giovani sardine nere nate a Napoli – utilizzando un nome provocatorio e cavalcando l’onda del momento – dopo non aver trovato spazio nelle piazze delle sardine: facilitare e velocizzare la concessione dei permessi di soggiorno è l’obiettivo per abbattere il razzismo istituzionale che rende le persone vulnerabili e invisibili all’interno della società.

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Sardine nere a Napoli.
Fonte: Virgilio Notizie

Tra Gramsci e i movimento di piazza

La mancanza di obiettivi e orizzonti ben definiti va indirettamente a definire una mancanza d’identità del movimento, che riesce a riempire le piazze, ma non riesce a egemonizzarle: esse restano un corpo amorfo al contesto in cui praticano.

Per approfondire e spiegare meglio questa situazione, non possiamo non prendere in considerazione alcune riflessioni di uno dei più grandi pensatori italiani del XX secolo: Antonio Gramsci.

Gramsci, partendo dal concetto di egemonia, traccia infatti delle linee guida per la creazione di una “coscienza politica collettiva” che dev’essere “un soggetto rappresentante un’insieme di forze non omogenee”: in tal senso il movimento delle sardine è riuscito a creare terreno fertile per la trasformazione di tante “coscienze sociali individuali” non omogenee in “coscienze sociali collettive”. Quello che manca è, appunto, il momento di egemonizzazione, cioè il cambiare la coscienza collettiva da sociale a politica rivendicando il “diritto di partecipare alla legislazione e all’amministrazione”, magari anche arrivando alla creazione di un partito politico. 

Dunque, portare la manifestazione di piazza su un nuovo e più alto livello di incidenza e concretezza a livello istituzionale e/o legislativo, non è l’obiettivo che i leader del movimento intendono perseguire: «la vera politica non è partecipare ma delegare ai competenti» sono le parole pronunciate a DiMartedì da Mattia Santori.

Sardine, pinguini e gattini: quale futuro?

La forte adesione a questi movimenti denota una fertile voglia da parte delle persone di essere presenti e partecipi all’interno del dibattito pubblico, ed è sicuramente questo il fattore positivo dei nuovi movimenti di piazza: dopo anni di partiti e movimenti post-ideologici – incentrati quasi esclusivamente sulla figura del leader da sostenere – essi indirizzano la partecipazione verso una serie di slogan, di parole chiave che vanno oltre la figura del leader-portavoce.

In più di un’occasione infatti è stata la piazza a dettare le posizioni del movimento, anche se non in linea con i proclami dei portavoce, come accaduto nel caso delle sardine nere riguardo all’abrogazione del decreto Sicurezza.

Un qualsiasi movimento, che sia delle sardine, dei pinguini, dei gattini o chi per essi, per poter avere un futuro stabile e credibile dovrà avere un programma sviluppato dai militanti e non dalle poche persone che hanno lanciato il progetto. La spersonalizzazione diviene dunque fondamentale per poter ritornare a dibattere sul “cosa” e non sul “chi”. I movimenti, però, hanno anche bisogno di andare oltre il semplice slogan, la semplice manifestazione, il semplice nemico: prima o poi dovranno confrontarsi con la politica e con i grandi temi che essa avanzerà, e saranno necessarie idee chiare e condivise per poter sopravvivere al tempo.

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Il movimento delle sardine a Modena.
Fonte: UrbanPost

Il futuro dunque è tutto un divenire, è un processo che dovrà portare in ogni caso a un’ evoluzione dei movimenti stessi: sarà proprio tale mutamento a determinare se essi riusciranno a passare a uno step successivo, incanalando tutti i segnali positivi ricevuti dalle piazze in una ben precisa direzione, o se andranno perdendosi al pari di tanti altri movimenti meno recenti, come ad esempio quello dei girotondi.

Nel caso specifico delle sardine, esse dovranno decidere al più presto quale direzione prendere smettendo di fare i “pesci in barile”: andranno compatte verso una meta concreta che corrisponda agli interessi delle piazze o finiranno nelle reti dei furbi pescatori della politica?

Nicolò Di Luccio

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